Dylan O’Brien: il fratello transgender no binary lo accusa pubblicamente di mancanza di supporto

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Dylan O’Brien, attore amatissimo dal pubblico per ruoli iconici in serie e film come Teen Wolf e la saga di Maze Runner, è finito al centro di una bufera familiare e mediatica dopo un commento pubblico del fratello, Julz O’Brien, che ha messo in dubbio il suo sostegno e la loro relazione personale, in quanto lui è una persona trans no-binary e sembra che il fratello non lo accetti quanto il pubblico ama credere. Il commento ha chiaramente scatenato un acceso dibattito tra fan, sostenitori della comunità LGBTQ+ e osservatori dell’industria dello spettacolo.

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Lo scorso anno Dylan O’Brien ha parlato positivamente del rapporto con il suo fratello trans non binario e soprattutto di come l’averlo nella sua vita lo abbia aiutato nell’interpretazione del film Ponyboi. Nell’intervista, O’Brien esprimeva affetto e orgoglio, facendo riferimento a quanto fosse importante per lui sostenere il fratello nella sua identità e nel percorso di vita: «Ho un fratello trans e non binario e conosco persone che sono queer anche nella mia vita personale e sono così grata di quanto ciò approfondisca la mia esperienza in questo mondo».

Tuttavia, il fratello ha presto smentito pubblicamente queste affermazioni, accusando Dylan di ipocrisia.

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In un commento diretto sotto un post, Julz O’Brien ha dichiarato: «Non parlo con mio fratello da più di un anno. Non è venuto al mio intervento chirurgico, non mi ha fatto neanche una telefonata. Dice queste cose solo in pubblico per sembrare un fratello modello, ma nella realtà non è presente nella mia vita». Queste parole hanno colpito duramente i fan, molti dei quali si erano abituati a considerare Dylan O’Brien come un esempio di fratello solidale e progressista. Il commento ha immediatamente acceso una discussione sul valore delle dichiarazioni pubbliche a fronte di comportamenti privati che, a detta del fratello, sarebbero stati del tutto assenti o superficiali.

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La vicenda ha assunto ulteriore risonanza perché si inserisce in un contesto più ampio di critiche mosse a Dylan per la sua relazione con la modella Rachael Lange. Lange era già stata al centro di polemiche per alcuni tweet razzisti e transfobici emersi in passato. Alcuni utenti online hanno speculato che questa relazione abbia contribuito a un allontanamento tra Dylan e il fratello, in particolare se quest’ultimo si fosse sentito poco tutelato o addirittura indirettamente offeso dalla compagnia che Dylan frequenta.

Molti utenti della rete, in particolare membri e alleati della comunità LGBTQ+, hanno espresso solidarietà al fratello e hanno criticato quella che considerano una forma di “allyship performativa” da parte di O’Brien — un termine che indica chi si dichiara alleato di una causa per motivi di immagine pubblica, ma che non mostra lo stesso impegno nella vita reale.

In una società dove la visibilità e il supporto verso le persone trans e non binarie sono più importanti che mai, le parole del fratello di Dylan O’Brien hanno avuto un forte impatto. Il pubblico ora si interroga sulla coerenza tra ciò che le celebrità dicono e ciò che fanno nel privato. Il fatto che il fratello si sia sentito costretto a esporsi pubblicamente, pur consapevole della portata mediatica dell’attacco, dimostra quanto la ferita familiare fosse profonda.

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Al momento, Dylan O’Brien non ha rilasciato dichiarazioni in risposta al commento del fratello. I fan rimangono in attesa di una possibile replica o chiarimento da parte dell’attore, nella speranza che possa aprirsi un dialogo sincero, non solo all’interno della famiglia, ma anche con il suo vasto pubblico, che lo ha sempre visto come un esempio positivo.

Questo episodio ci ricorda che la rappresentazione e il supporto non possono esistere solo nei talk show o sui social, ma devono tradursi in gesti reali, continui e personali — specialmente quando si tratta di legami familiari e di identità che richiedono presenza, comprensione e vicinanza.

Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull'italiano standard e neostandard, "paladina delle cause perse" e studentessa di Didattica dell'Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche. Instagram: @murderskitty

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