Storia raccapricciante è quella che vede come protagonista Dora Maar, artista francese, la quale rimase vittima della sua relazione con il celebre Picasso. In questo episodio di “Una Tazza D’horror” abbiamo intenzione di raccontarvi della vita alla quale il pittore cubista l’aveva soggiogata.
Dora Maar, la “musa privata” di Picasso
Prima, fotografa e pittrice
All’anagrafe risponde al nome di Henriette Theodora Markovitch, nata nel 1907 a Parigi, vivrà la sua adolescenza tra la capitale francese e l’Argentina, dove il padre era un rinomato architetto. La piccola Henriette mostrava già interesse per le opere di Giorgio de Chirico e per i nuovo modelli di architettura mostratele dalla figura paterna.
Negli anni ’20 intraprese gli studi per diventare pittrice, appassionandosi qui anche alla fotografia. Divenne autrice di alcune opere d’arte prima di abbandonare i pennelli in favore della macchina fotografica. Sarà poi costretta a vendere quelle stesse opere per necessità economiche dopo il suo incontro con Picasso.
La fotografia di Dora Maar coglie nei suoi scatti l’umana sofferenza, la povertà di migliaia di persone rimaste colpite dalla crisi economica del ’29, mostrandone vividamente le espressioni, ma anche la loro quotidianità. Le case erano costruite con pezzi di legno, cartone sudicio e metallo arrugginito: questo era lo scenario che appariva sullo sfondo delle suo fotografie. Gli scatti di Dora erano parte di una cultura di fotografia di strada, dove i protagonisti erano mendicanti e disperati. Uno stille surrealista che veniva espresso dall’arte della donna, sempre originale, sempre pronta ad accusare la situazione di disuguaglianza sociale che gravava sulle spalle della popolazione.
L’inclinazione al mistero e al sogno si sposano con la peculiarità di ritrarre con la sua macchina fotografica la cecità e gli occhi chiusi, anche addormentati. A questo si aggiungono erotismo e primitivo, ad avvicinarla così al gruppo surrealista.
Dora viaggiò per l’Europa, innamorandosi di Barcellona – ce lo mostrano i suoi scatti – e delle sue strade. Divenne anche responsabile delle pubbliche relazioni dello stilista J. Heim. Nel 1930 pubblicò le sue fotografie e iniziò ad affermarsi appieno nel settore.
Dopo, spettro di sé stessa
Questo fino all’incontro che segnerà per sempre la sua vita. Nel 1935, Dora si trova a Parigi quando conosce per la prima volta Pablo Picasso, alla “veneranda” età di 54 anni, mentre lei ne portava solo 28. A presentarli ufficialmente sarà il poeta Paul Éluard, mentre la donna sedeva sola ad un tavolino del caffè Les Deux-Magots, intenta a colpire con un coltellino gli spazi lasciati spogli dalle dita divaricate sulla superficie. Picasso quel giorno si portò a casa i suoi guanti insanguinati dai tentativi falliti di questo gioco di abilità, e gli espose nel suo appartamento come se fossero un pezzo da collezione. Dora affascinava molto l’artista, che le permise di accedere al suo studio (solo su invito).
La loro relazione si trascinò per quasi nove anni. Picasso amava umiliare la donna al punto di convincerla ad abbandonare la sua più grande passione, la fotografia. La convinse a tornare indietro sui suoi passi, ritentare con la pittura, solo per denigrare le sue opere, nell’arte in cui lui era già un maestro, migliore di lei. Dora divenne la sua “musa privata”, descritta nei suoi ritratti come l’incarnazione del dolore.
Picasso non si limitò a minare la sua carriera, ma anche la sua vita di donna: i tradimenti da parte dell’uomo non mancano all’appello, il quale subdolo traeva piacere nel provocare la gelosia di Dora, cercando donne sempre più giovani con cui giacere nel privato e nel pubblico. Dora cadde in depressione, soffocata dalla figura di Picasso, impotente anche di fronte alla sua sterilità.
Si racconta che sia lei la donna che sorregge la lanterna nella celebre opera “Guernica“, addirittura che Picasso avesse tratto spunto da una delle tele realizzate dalla stessa Dora Maar. La donna documentò l’intero lavoro, immortalando il pittore con la sua macchina fotografica.
Dora venne ricoverata in una clinica psichiatrica, sottoposta a lobotomie ed elettroshock. Non scelse mai la strada del suicidio – molte delle donne di Picasso si diedero la morte – e non volle più definirsi come una delle amanti di Picasso, lui che ormai per lei “era soltanto il mio padrone“.
“Tutti pensavano che mi sarei uccisa dopo il suo abbandono, anche Picasso se lo aspettava. Il motivo principale per non farlo è privarlo di questa soddisfazione“, sono state le parole di Dora. Allo scoccare dei 70 anni Dora Maar riprende a scattare fotografie, per se stessa.
Giulia, Giu per chiunque. 20 anni. Studentessa di lettere e fonte di stress a tempo pieno. Mi diletto nello scrivere di ogni (ma soprattutto di F1) e amo imparare. Instagram: @ xoxgiu