Il Partito Gay LGBT ha deciso di non fermarsi davanti alla bocciatura del DDL Zan, e per questo motivo 8 comuni italiani hanno scelto di introdurre delle multe per chi discrimina le persone per il proprio orientamento sessuale. «Dove non arriva lo Stato, col Parlamento che ha bocciato la legge Zan, arriviamo noi», ha detto Andrea Grassi, assessore del partito Gay all’Agi, presentando una sanzione nei confronti di chi fa dichiarazioni omotransfobiche anche online, accolta da otto comuni.
Mentre il DDL Zan torna in Senato con lo stesso testo dello scorso anno, le persone hanno cominciato ad avere un po’ più di consapevolezza su quello che il decreto avrebbe potuto fare per alcune persone, ad esempio Cloe Bianco, che si è suicidata a causa della transfobia. Lo scorso anno, con 154 voti favorevoli alla tagliola sul DDL Zan, 131 i contrari, 2 gli astenuti, il decreto contro l’omobitransfobia è stato affossato in Senato.
Il voto sul DDL Zan è stato anonimo, ma abbiamo visto la gioia di tutte le persone che se avessero un figlio gay lo metterebbero in un forno (non sono parole mie, ma di Giovanni De Paoli, consigliere regionale Lega Liguria), che considerano i gay «vittime di aberrazioni della natura» (Luca Lepore e Massimiliano Bastioni, consiglieri regionali leghisti), e potrei continuare ancora. L’iter del DDL Zan è stato poi bloccato per sei mesi, quindi i senatori non potranno tornare a parlare di coseimportanti, come se la vita e la serenità dei cittadini italiani LGBT non fosse importante, per almeno sei mesi, e poi dovrà essere nuovamente discusso.
Dopo l’affossamento, comunque, l’Italia che esiste e resistesi è fatta sentire, e non poco. Sono state migliaia le persone che sono scese in piazza per manifestare contro una decisione presa da 154 persone che non rappresentano l’Italia intera. Ragazzi, famiglie, coppie, singole persone che hanno speso un pomeriggio per dire: no, insultare e appellare qualcuno per il proprio orientamento sessuale non è un’opinione. Leggete il DDL Zan e lo capirete da soli, senza pendere dalle labbra di quei politici che devono solamente proteggere il proprio elettorato e anche se stessi, perché ricordiamo cosa scrivono i leghisti sui social network:
- Se avessi un figlio gay, lo brucerei nel forno», Giovanni De Paoli, consigliere regionale Lega Liguria
- «I gay… che inizino a comportarsi come tutte le altre persone normali», Alessandro Rinaldi, consigliere per la Lega Reggio Emilia
- «Gay vittime di aberrazioni della natura», Luca Lepore e Massimiliano Bastioni, consiglieri regionali leghisti
- «I gay sono una sciagura per la riproduzione e la conservazione della specie», Alberto Zelger, consigliere comunale della Lega Nord a Verona
- «Il matrimonio gay porta all’estinzione della razza», Stella Khorosheva, candidata leghista
- «Fanno le iniezioni ai bambini per farli diventare gay», Giuliana Livigno, candidata della Lega
Tutti a fare complimenti #PaolaTurci eppure quando non è passato al senato #ddlzan parlamentari hanno esultato pazzi di felicità;sti coglioni!L’avessero fattox 1legge contro la mafia o quando prendono un camorrista,macché!Auguri alle spose,noi cittadini siamo dalle loro parte 🍀
— Liliana (@llilita1402) July 3, 2022
Oltre il DDL Zan: la delibera di 8 comuni
Andrea Grassi, assessore del partito Gay Lgbt+, ha detto: «Dove non arriva lo Stato, col Parlamento che ha bocciato la legge Zan, arriviamo noi. Sono molto contento anche perché la delibera è stata sostenuta dal sindaco Dario Pesenti e dal vice Marco Formenti (Cdx) che dimostrano come il sostegno alle discriminazione di questo tipo arrivi anche dal centrodestra. Loro ci hanno messo la faccia in prima persona». La sanzione, però, riguarderà anche «non solo chi si trova nel territorio comunale ma anche chi fa dichiarazioni omotransfobiche sulle pagine web collegate al paese».
I comuni che hanno scelto di farsi giustizia da soli, anche senza il DDL Zan, sono al momento 8, ma la delibera, che prevede una multa fino a 500 euro, è in fase di analisi in più di 2000 comuni. Per adesso è approvata nei comuni di Morterone (LC), Cancellara (PZ), Madonna del Sasso (VB), Ferla (SR), Castiglione Cosentino (CS), San Nicolò d’Arcidano (OR), Castelnuovo Cilento (SA), Oriolo (CS). I comuni di Bari e Ravenna hanno già fatto sapere che non procederanno alla delibera, in quanto la reputano «non applicabile». Il portavoce Fabrizio Marrazzo ha fatto sapere che il partito è disponibile a fornire loro un parere legale per dimostrarne l’applicabilità.
«Chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall’Autorità per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene, è punito, con l’ammenda di 500,00 euro», e i fondi che saranno recuperati saranno utilizzati per creare un fondo di prevenzione contro l’omobitransfobia. Questi sono i tre punti principali della delibera:
- È fatto assoluto divieto, su tutto il territorio regionale/comunale, ivi comprese piattaforme online e profili attinenti al territorio, di avviare azioni di propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, o fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità. Fatto altresì divieto le azioni di istigazione a delinquere e atti discriminatori e violenti per motivi razziali, etnici, religiosi o fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità;
- è vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi o azioni l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità;
- è istituita la Giornata contro l’omobitransfobia per il 17 maggio di ogni anno in occasione della Giornata Mondiale contro l’omobitransfobia. In occasione di tale giornata l’Ente si impegna alla realizzazione di iniziative di sensibilizzazione su tali temi in tutto il territorio di competenza (fonte: Today.it)
«Finora sono state sempre approvate mozioni, che hanno un valore simbolico. Importanti sì, ma senza conseguenze concrete. Adesso invece c’è una sanzione. Rispetto alla legge Mancino, che è del 1993, si sono fatti passi in avanti perché la delibera prende in considerazione le manifestazioni discriminatorie che avvengono online. Pensiamo agli insulti subiti quando una coppia omosessuale pubblica una foto Facebook. Ecco un’azione del genere potrà essere perseguita», ha detto Fabrizio Marrazzo.
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
Instagram: @murderskitty