Amazon: i dipendenti protestano contro i libri transfobici

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Le comunità non stanno più in silenzio. Dopo la lettera dei dipendenti della Disney che si sono lamentati per il supporto alla Don’t say gay bill, anche i dipendenti di Amazon hanno deciso di fare qualcosa per vietare la vendita di tutti i libri transfobici presenti sul sito. È avvenuto mercoledì scorso all’Amazon Pride Flag di Seattle, perché partecipare a un Pride non ha senso se è solamente una facciata, come tutte le aziende che nel mese di giugno si limitano a mettere un arcobaleno nel logo ma poi non fanno nient’altro per il resto dell’anno.

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La lettura di un libro è fondamentale. Un libro è capace di plagiarti, di manipolare un tuo pensiero, se sei così influenzabile e ancora non ha una tua idea. Un libro può essere pericoloso, oltre che offensivo. Non si tratta di cancel culture. Non è tanto J.K. Rownling che scrive tweet transfobici. È il fatto che mentre da una parte manifesti per la libertà, per l’orgoglio delle persone LGBT, dall’altra continui a sostenere delle persone transfobiche. E la coerenza dov’è?

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I colleghi della Disney ai tempi scrissero una lettera: «Scriviamo perché siamo delusi, feriti, spaventati e arrabbiati. Per quanto riguarda il coinvolgimento finanziario della Disney con i legislatori dietro il disegno di legge ‘Don’t Say Gay’, speravamo che la nostra azienda si facesse valere per noi. Ma non è stato così», leggiamo nella lettera. «La Disney ha persino eliminato le coppie dello stesso sesso che ballavano insieme negli anni ’80. Inoltre, la Disney ha iniziato a trarre vantaggio dal Pride nel 2018 con The Rainbow Mickey Collection», scrissero ancora.

«A tal fine, è terribile far parte di un’azienda che fa soldi con il merchandising Pride quando sceglie di ‘fare un passo indietro’ nei momenti di nostro maggiore bisogno, quando i nostri diritti sono a rischio», e per questo hanno manifestato. Non si può dire che non sia servito, in quanto, per la prima volta, la Disney ha intitolato quella che era “collezione arcobaleno“, “collezione pride“, insomma un passo avanti che, seppur minimo, è pur sempre avanti. I dipendenti di Amazon, invece, tentano proprio di far abolire i libri transfobici.

I dipendenti Amazon contro i libri transfobici sull’e-commerce

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Fonte: Insider

È successo all’Amazon Pride Flag di Seattle. Uno dei membri stava per leggere un comunicato, quando alcune persone si sono avvolte in una bandiera transgender e si sono sdraiati, immobili, sul pavimento. Già dal 2021 alcuni dipendenti si era licenziati perché l’azienda aveva messo in vendita molti titoli in cui le persone trans erano definite “malate“. I libri in questione sono: Irreversible Damage: The Transgender Craze Seducing Our Daughters di Abigail Shrier e Johnny the Walrus scritto dal politico conservatore Matt Walsh.

Il gruppo quindi ha voluto mettere «un punto a quei contenuti che incitano l’abuso psicologico dei bambini transgender», accusando lo stesso Amazon di contribuire al «movimento dell’odio» che ormai è comune in diversi stati americani. D’altronde un esempio sono la Don’t Say Gay Bill o le tante leggi della Florida in cui persino i bambini vengono discriminati. In realtà, l’America sta passando un periodo molto buio, con leggi contro l’aborto e transfobiche che ci fanno tornare indietro di un secolo.

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Seattle Times

«Amazon ha politiche permanenti contro l’incitamento all’odio nei suoi contenuti e tecnicamente dicono che non lo vendiamo. Ma ovviamente abbiamo visto attraverso un certo numero di questi libri che non è così quando si tratta di materiale transfobico», ha detto un membro del gruppo in protesta. L’azienda ovviamente ha già risposto, dicendo di essere promotrice di diversità, equità, e inclusione, ma sottolineando che «è possibile fare entrambe le cose». Sostenere sia le persone trans che i transfobici? La vedo un po’ complicata.

I manifestanti concludono con «un appello di cuore alla vostra empatia. Concordiamo che c’è del valore nella condivisione di vasti punti di vista differenti, e vi chiediamo di smettere di vendere titoli che provocano dei danni così grandi. Chiediamo un posto di lavoro dove sentirci al sicuro e liberi da ogni discriminazione». E noi speriamo davvero che Amazon comprenda quanto è sbagliato sostenere chi promulga odio. L’odio, l’omofobia, la transfobia, non sono delle opinioni.

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