Nell’ultima settimana si è discusso abbastanza della brutta situazione in cui si è immischiata la Disney, più che altro in seguito alle accuse dei dipendenti LGBT e dei loro alleati della Pixar, scritte in una lettera che ovviamente ha fatto il giro del mondo. In seguito a ciò, la Disney si è opposta ufficialmente al disegno di legge Don’t Say Gay in occasione dell’assemblea degli azionisti della società. A proposito di questa legge, erano emersi dei dettagli su come lo studio l’avesse finanziata, andando quindi contro tutti i valori d’amore e amicizia che in genere sono condivisi nei cartoni.
Facciamo un passo indietro: cos’è la Don’t Say Gay bill? Don’t Say Gay vieta «l’insegnamento in classe da parte del personale scolastico o di terzi sull’orientamento sessuale o l’identità di genere», proibisce questo insegnamento «in un modo che non è adatto all’età o allo sviluppo appropriato per gli studenti». Se ci dovessero essere delle violazioni, i genitori potranno citare in giudizio i distretti scolastici. «Questa legge metterà in pericolo la sicurezza dei nostri studenti e adolescenti LGBT. Non ci fermeremo fino a quando questo stato non si muoverà in avanti, a nessuno importa l’orientamento sessuale degli altri», ha detto la senatrice democratica Annette Taddeo.
Sulla Don’t Say Gay si espresse contro persino il Presidente degli USA, Joe Biden: «Voglio che ogni membro della comunità LGBTQI+, in particolare i bambini che saranno colpiti da questo odioso disegno di legge, sappia che sei amato e accettato proprio come sei. Ti guardo le spalle e la mia amministrazione continuerà a lottare per la sicurezza che meriti», criticando i «politici conservatori della Florida» che «hanno avanzato una legislazione progettata per attaccare i bambini LGBTQI+. Invece di rendere più difficile la crescita dei giovani, il Presidente degli Stati Uniti d’America si concentra sul mantenere aperte le scuole e sostenere la salute mentale degli studenti».
E la Disney cosa c’entra con tutto ciò? Benjamin Siemon, sceneggiatore che ha recentemente lavorato a progetti Disney come DuckTales è sceso in campo raccontando la sua esperienza da adolescente, a scuola, quando un insegnante rispose alle sue domande dicendogli che era normale provare qualcosa per una persona dello stesso sesso. Ha anche lodato la Disney per star «iniziando ad includere più personaggi LGBT», tuttavia ha anche aggiunto che adesso sarebbe il momento di «smettere di donare soldi ai politici che lo votano». E, da quel momento, è iniziata la petizione.
La lettera alla Disney da parte della comunità LGBT
«Scriviamo perché siamo delusi, feriti, spaventati e arrabbiati. Per quanto riguarda il coinvolgimento finanziario della Disney con i legislatori dietro il disegno di legge ‘Don’t Say Gay’, speravamo che la nostra azienda si facesse valere per noi. Ma non è stato così. L’e-mail di lunedì, ‘Il nostro incrollabile impegno per la comunità LGBTQ+’, suonava vuota. È iniziato con l’affermazione che la Disney ha una lunga storia di supporto alla comunità LGBT, ma i Parchi Disney non hanno ufficialmente ospitato il Pride fino al 2019, solo a Parigi.
La Disney ha una storia di chiusura degli eventi Pride creati dai fan nei parchi, ha persino eliminato le coppie dello stesso sesso che ballavano insieme negli anni ’80. Inoltre, la Disney ha iniziato a trarre vantaggio dal Pride nel 2018 con The Rainbow Mickey Collection, (de-enfatizzando i termini come LGBTQ+ e non presentando nemmeno pezzi esplicitamente LGBTQIA+ come le spille con la bandiera del Pride fino al 2021).
A tal fine, è terribile far parte di un’azienda che fa soldi con il merchandising Pride quando sceglie di ‘fare un passo indietro’ nei momenti di nostro maggiore bisogno, quando i nostri diritti sono a rischio. La seconda affermazione sosteneva che ‘le dichiarazioni aziendali fanno molto poco per cambiare i risultati o le menti’. Tuttavia, la stessa e-mail che conteneva questa affermazione si è aperta con una dichiarazione aziendale sulla situazione in corso in Ucraina.
Otto giorni dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina, la Disney ha sospeso l’uscita dei film cinematografici in Russia e ha annunciato ‘Prenderemo decisioni aziendali future in base alla situazione in evoluzione’. Dopo l’assedio della capitale nel 2021, la Disney ha interrotto tutte le donazioni politiche ai membri del Congresso che si erano opposti ai risultati delle elezioni presidenziali.
Nel 2016, la Disney ha dichiarato allo stato della Georgia: ‘Prevediamo di portare i nostri affari altrove se a livello statale dovesse essere approvata una legislazione che consente pratiche discriminatorie’ in risposta al controverso disegno di legge sulla libertà religiosa. Prendendo posizione, la Disney ha influenzato direttamente l’esito legislativo in Georgia. È stato dimostrato che le dichiarazioni aziendali della Disney possono e fanno la differenza.
Infine, arriviamo alla spinta per il contenuto come risposta. Noi della Pixar abbiamo assistito personalmente a storie bellissime, piene di personaggi diversi, che escono dalle revisioni aziendali ridotte in briciole rispetto a ciò che erano una volta. Quasi ogni momento di affetto apertamente gay viene fermato per volere della Disney, indipendentemente da quante proteste ci siano da parte dei team creativi e della leadership esecutiva della Pixar.
Anche se la creazione di contenuti LGBTQIA+ fosse stata la risposta per correggere la legislazione discriminatoria nel mondo, ci è stato impedito di realizzarla. Al di là del ‘contenuto stimolante’ che non siamo nemmeno autorizzati a creare, abbiamo bisogno di azione. Chiediamo alla leadership Disney di ritirare immediatamente tutto il sostegno finanziario dei legislatori dietro il disegno di legge ‘Don’t Say Gay’, di denunciare pubblicamente questa legislazione e di fare ammenda per il loro coinvolgimento finanziario.
Mentre firmare per donare alla Campagna per i Diritti Umani è un passo nella giusta direzione, l’assemblea degli azionisti di mercoledì ha chiarito che ciò non è sufficiente. Durante l’assemblea degli azionisti, la Disney non ha preso una posizione dura a sostegno della comunità LGBTQIA+, ha invece tentato di placare ‘entrambe le parti’ e non ha condannato i messaggi di odio condivisi durante la parte di Q&A dell’incontro.
Questo non è ciò che significa ‘stare inequivocabilmente dalla parte dei nostri dipendenti LGBTQ+, delle loro famiglie e delle loro comunità’. In passato, una presa di posizione della Disney che onorasse i suoi valori aziendali ha cambiato il corso della legislazione. Se la Disney è fedele ai suoi valori, prenderà una posizione pubblica decisiva contro la legislazione discriminatoria in atto in Florida e offrirà un sostegno tangibile alle comunità LGBTQIA+ colpite dalla legislazione bigotta che sta dilagando nel Paese.
Resistete contro questo disegno di legge in Florida e contro progetti simili in Carolina del Sud, Arizona, Virginia e Tennessee. Resistete alla legislazione transfobica in Texas, Iowa, Utah, Kansas, Indiana, Louisiana, Missouri e Alabama. Molti gruppi carichi di odio stanno tentando di sradicarci attraverso la legislazione: abbiamo bisogno che voi stiate con noi completamente, non a parole vuote.
Questa questione non è qualcosa che può aspettare fino a Reimagine Tomorrow ad aprile o al Pride Month a giugno. Questa questione deve essere affrontata ora. È urgente. Il 42% dei giovani LGBTQIA+ ha preso seriamente in considerazione il suicidio nel 2021, inclusi più della metà dei giovani transgender e non binari, con un fattore importante che è la mancanza di sostegno consentito da queste legislazioni discriminatorie.
La Disney afferma di prendersi cura del benessere dei bambini, ma sostenere i politici in questo modo danneggia direttamente uno dei loro pubblici più vulnerabili. Ci sono vite in gioco e il supporto della Disney potrebbe salvarle. ‘Abbiamo ancora molto lavoro da fare’, diceva la vostra email. Questo è quel lavoro».
BREAKING: Today’s statement by @Disney CEO Bob Chapek against the “Don’t Say Gay” bill has failed to satisfy many Disney employees
— Judd Legum (@JuddLegum) March 10, 2022
A letter from @Pixar staff to Disney leaders, obtained by https://t.co/Gl6evXRDcZ, details their anger and demands
Follow along if interested pic.twitter.com/GJnne22mdy
In seguito a questa lettera, poi, c’erano state diverse manifestazioni, ed è anche trapelata la notizia in cui Lightyear, uno spin-off della Pixar Animation Studios di Toy Story che uscirà al cinema a giugno, ci sarà un bacio omosessuale, il primo bacio gay nell’animazione Disney, che all’inizio è stato tagliato. Ovviamente, se da una parte c’è chi ha gioito per questa notizia, c’è anche chi ha iniziato a piagnucolare perché sia mai che tutti i bambini e tutti gli amori possano essere rappresentati sullo schermo.
La petizione di Pro Vita & Famiglia
«La Walt Disney continua a usare i suoi prodotti per promuovere l’ideologia gender e LGBT davanti ai bambini di tutto il mondo», ha scritto in una petizione Pro Vita & Famiglia. «Su pressione delle potenti lobby omosessuali e transgender americane, la Disney ha inserito un esplicito bacio gay nel cartone animato “Lightyear. La vera storia di Buzz” (il famoso personaggio di Toy Story)». Insomma, come osa la Disney mostrare un bacio in un cartone, come ha sempre fatto? Solo che, ovviamente, il problema è che il bacio sarà fra due persone dello stesso sesso.
Sia mai che i bambini crescano con la consapevolezza che qualsiasi tipo di amore sia corretto. Scrivono ancora: «Non è giusto usare i cartoni animati per influenzare la mentalità dei bambini su argomenti che potrebbero traumatizzarli e confonderli», per poi invitare le famiglie italiane a boicottare il cartone su Disney Plus e persino a disdire l’abbonamento. Quando Pro Vita & Famiglia accetterà il fatto che le persone gay esistono, il mondo sarà un posto migliore. Se un cartone può influenzare la vita di un bambino tanto da fargli cambiare orientamento sessuale, allora perché ci sono comunque persone omosessuali?
La Disney fa un passo indietro
In seguito a tutte queste polemiche, ovviamente la Disney ha fatto un passo indietro e ha chiesto scusa «a tutti i miei colleghi, ma in particolare a quelli che appartengono alla comunità LGBTQ+», ha detto Bob Chapek, CEO Disney. Ha anche ringraziato «per aver condiviso il vostro dolore, la vostra frustrazione e la vostra tristezza riguardo la risposta della compagnia alla legge “Don’t Say Gay” della Florida». Infine, ancora:
«Parlare con voi, leggere i vostri messaggi e incontrarvi mi ha aiutato a capire quanto il nostro silenzio sia stato doloroso. È chiaro che non si tratta tanto di un problema su una legge in Florida, ma l’ennesimo affronto ai diritti umani fondamentali. Avevate bisogno che io fossi un alleato più forte in questa battaglia per l’uguaglianza nei diritti e vi ho deluso. Mi dispiace. I nostri impiegati vedono il potere della nostra grande azienda come un’opportunità per fare del bene. Sono d’accordo con loro.
Sì, dobbiamo utilizzare la nostra influenza per promuovere questi valori positivi raccontando storie inclusive, ma dobbiamo anche difendere i diritti di tutti. A partire da adesso, incrementeremo il nostro supporto per i gruppi di pressione politica che combatteranno simili legislazioni in altri Stati. Stiamo lavorando duramente per creare una struttura per gestire le nostre donazioni a gruppi politici in modo da assicurarci che questo rifletta meglio i nostri valori. Oggi sospenderemo tutte le donazioni politiche nello stato della Florida, in attesa di aver revisionato tutto questo.
So che dobbiamo lavorare molto di più: mi impegnerò a lavorare in tal senso, e continuerò a confrontarmi con la comunità LGBTQ+ per diventare un alleato migliore. Avrete altri aggiornamenti riguardo i progressi nelle prossime settimane. Credo veramente che la nostra compagnia sia infinitamente migliore e più forte grazie alla comunità LGBTQ+. In questo caso ho mancato il bersaglio ma sono un alleato sul quale potete contare – e sarò un campione molto schietto riguardo alla protezione, la visibilità e le opportunità che meritate».
Insomma, tutto è bene quel che finisce bene. Non vediamo l’ora di poter vedere il primo bacio omosessuale in un cartone della Disney, sperando che tutti i bambini che per anni sono cresciuti con principesse e amori omosessuali, adesso sappiano che l’amore è anche quello fra due persone dello stesso sesso.
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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