Achille Lauro: l’ultima poesia

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Non so neanche come iniziare quest’articolo. Sono esterrefatta. Sono senza parole. Achille Lauro ha dato uno schiaffo in faccia virtuale a tutti gli haters, a tutte quelle persone che si nascondono dietro il diritto d’opinione per insultare, giudicare, per credersi migliori. Che fanno propaganda sulla pelle degli altri. Achille Lauro, con delle rose trafitte sul petto, ha scoccato una freccia verso chiunque lo abbia mai criticato con gli epiteti peggiori.

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Fonte: twitter

Prima di parlare della quinta e ultima esibizione sul palco dell’Ariston di Achille Lauro, voglio fare una piccola premessa. È normale essere giudicati e criticati, in particolare se ti esponi su argomenti che possiamo definire delicati, in particolare se viviamo in un’epoca in cui, sebbene abbiamo sicuramente più libertà del secolo scorso, ci sono ancora troppe mentalità chiuse e ferme sulla propria ideologia retrograda. È normale prendersi dei “no”, è normale non vincere, normale non piacere a tutti.

Tuttavia, non confondiamo il diritto di opinione, di pensiero, con le mancanze di rispetto e gli insulti. Ci sono persone, parlamentari, conduttori, giornalisti, opinionisti, politici, che si presentano in giacca e cravatta e che tu ti aspetti che abbiano una certa educazione (soprattutto considerando che si permettono di giudicare chiunque). E poi ci sono i rapper, quelli tutti tatuati, persino in faccia, e tu pensi che siano dei bestemmiatori seriali maleducati e ignoranti.

Achille Lauro, in diretta nazionale, ha dato uno schiaffo in faccia a tutti. E non sto parlando solo della sua esibizione e del messaggio che ha trasmesso, in quella di ieri come in quelle precedenti, ma parlo proprio dell’educazione e del rispetto con cui si è espresso quando ha presentato, insieme ad Amadeus, un concorrente in gara. Non ha insultato nessuno, non ha usato epiteti sgradevoli per descrivere chi, invece, gli ha mancato di rispetto. Non ha usato parolacce, né ha urlato o fatto nomi e cognomi. Non ha detto “x mi ha fatto questo”, ma ha dimostrato di andare avanti e, anzi, usare le loro “critiche” per creare dell’arte. Perché «dal letame nascono i fior».

Achille Lauro: l’ultima poesia

Ho deciso che poesia è il termine adatto per descrivere l’ultima esibizione di Achille Lauro. Perché non era una quadro, non era come i messaggi che ha voluto trasmettere nelle sere precedenti. Non era un genere musicale, non era la spiegazione di uno di questi. Era se stesso. Era debole ma era un guerriero, era tutti noi davanti a persone che, credendosi forti e invincibili, ci giudicano solo perché si credono più forti, solo perché va di moda. Solo perché solo in questo modo possono farsi ascoltare da qualcuno.

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Fonte: twitter

L’esibizione, che inizia con Giacomo Castellana, étoile dell’Opera di Roma, che balla sulle note di C’est la vie, sembra quasi normale, per lo standard a cui ci ha abituati nell’ultimo anno. Tuttavia, poi la musica si interrompe e lui ci sorprende ancora una volta: cominciano a sentire le voci di tutti quello che lo hanno criticato in modo inappropriato.

«Questa canzone che inneggia la droga», «ma Achille Lauro è un artista di cui io non comprerei mai dischi», «Achille Lauro fai schifo, sei una vergogna, dovrebbe stare in galera», «mi fa schifo solo l’idea», «Achille Lauro è niente, mi fa schifo», ascoltiamo in una prima parte, per poi far partire, uno dopo l’altro, gli insulti peggiori: «banale, inutile, deviato, non si merita niente, vergognoso, fr*cio, volgare, brutto, femmina, scempio tossico, umanità allo sbando, fai pena, blasfemo, inutile, banale» e tutto si conclude con un sonoro «pagliaccio».

Lui a questo punto si inginocchia, sanguina, si tocca le sue rose, riprende la musica e io ho i brividi solo a ricordarlo. E poi, c’è il suo monologo finale, che trovate anche su Instagram, come conclusione a tutto il suo show:

«È giunto il nostro momento. La nostra stessa fine in questa strana fiaba. La più grande storia raccontata mai.
Maschere dissimili recitano per il compimento della stessa grande opera. Tragedia e commedia.
Essenza ed esistenza. Intesa e incomprensione. Elementi di un’orchestra troppo grande per essere compresa da comuni mortali. È giunto il nostro momento. Colpevoli, innocenti.
Attori, uditori. Santi, peccatori. Tutti insieme sulla stessa strada di stelle di fronte alle porte del Paradiso. Tutti con la stessa carne debole. La stessa rosa che ci trafigge il petto.
Insieme, inginocchiati davanti al sipario della vita.
E così sia.

Dio benedica Solo Noi. Esseri Umani»

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Fonte: twitter

Nessuna maledizione. Nessun insulto. Sebbene avrebbe potuto umiliare tutti, sebbene avrebbe potuto urlare una parola giaculatoria e dimostrare di essere proprio come tutti quelli che lo insultano, Achille Lauro ha scelto l’arte, ha scelto la pace, ha scelto la maturità, ha scelto di utilizzare le critiche per creare qualcosa di forte e che potesse arrivare al cuore e alla mente di tutti. Ci è riuscito? Ovviamente no. Ci sarà sempre qualcuno che lo giudicherà e nei modi peggiori. Ma quello che ha creato resterà nella storia di Sanremo.

Achille Lauro ha scelto di essere un artista e non un maleducato. Ha scelto di trasmettere qualcosa ai più giovani e a chiunque voglia ascoltarlo, a quelli che non hanno la fortuna di crescere con dei genitori che insegnano loro l’amore e il rispetto per il prossimo, a quelli che si professano cristiani, che vanno in chiesa ogni domenica ma che hanno dimenticato che, alla base della religione cristiana, c’è l’amore. Grazie, Achille Lauro. Grazie anche solo per averci provato.

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