Siamo nel 2022, siamo stati un anno in lockdown, mesi interi attaccati ai cellulari perché era l’unico modo in cui potevano avere dei rapporti con il mondo esterno, e nonostante ciò, non siamo ancora riusciti a debellare il cyberbullismo. Un bambino di 13 anni a Gregnano, si è suicidato a causa del bullismo, a causa di alcune minacce rivoltegli online da coetanei adolescenti. Perché non riusciamo a educare i figli o gli studenti? Perché questa generazione passa dall’essere una di quelle che più si preoccupa per il futuro, a una di quelle più ignoranti e cattive?
In Giappone il cyberbullismo è punito con un anno di carcere, in Italia invece qualche politico dà delle condoglianze e condanna l’accaduto, senza però fare davvero niente di concreto, eppure di ragazzi suicidatasi a causa di bullismo e cyberbullismo, in Italia, ce ne sono tanti. Il caso più famoso è quello di Andrea Spezzacatena, conosciuto online come il “ragazzo con i pantaloni rosa”, suicidato a causa dell’omofobia. Ma non solo. Il web è un posto non sicuro, e nessuno sembra voler proteggere i più deboli.
Gruppi su Facebook, chat, insulti in anonimo. Se vuoi far star male qualcuno, ci sono innumerevoli modi, e ovviamente non diamo la colpa neanche ai genitori. Ho letto commenti in cui veniva accusato un genitore poiché non si è reso conto di quel che stava accadendo al figlio, ma forse chi lo scrive o non è genitore, o ha dimenticato cosa significa essere adolescente o, semplicemente, è una cattiva persona.
Andrea, prima di suicidarsi, non sembrava un ragazzo triste, non sembrava depresso e, tra l’altro, a detta della madre non era neanche omosessuale, ma semplicemente aveva un astuccio rosa, un pantalone rosa dovuto a una lavatrice andata male e dello smalto sulle unghie per non mangiarsele. «Ero convinta fosse un ragazzo integrato», disse la madre del ragazzo dai pantaloni rossa alla Repubblica,
«e ad ogni colloquio gli insegnanti me lo facevano credere. Adesso devo leggere docenti dire che mio figlio aveva la forza per difendersi dalle violenze quotidiane. E perché non mi hanno mai detto nulla? Perché devo scoprire adesso che Andrea tre settimane fa aveva già tentato il suicidio?».
Il cyberbullismo altro non è che il bullismo online. In Italia può essere considerato un reato, in quanto potrebbe violare norme del Codice civile, del Codice penale e del Codice per la protezione dei dati personali, ma spesso per le autorità è complesso individuare e poi fermare gli episodi, per questo motivo spesso è meglio prevenire, cercando di lavorare con i giovani con la sensibilizzazione ma anche con i social, in modo che le policy siano sempre più vicine alla società moderna che spesso è troppo cattiva. Un esempio è il caso di Fondazione Carolina:
Fondazione Carolina prende il nome di una ragazzina che, nel 2013, si è suicidata a causa del cyberbullismo e che è, ufficialmente, la prima vittima riconosciuta di cyberbullismo. «Due anni di impegno civile, testimonianza, appelli che avevano visto il papà di Caro, Paolo Picchio, impegnarsi senza sosta. Non solo per rendere giustizia all’amata figlia, ma per dare senso e rispondere a quell’ultimo messaggio della figlia: “Spero che adesso siate più sensibili sulle parole…”.
Attorno a questi princìpi, nel febbraio 2018 nasce Fondazione Carolina Onlus, non a caso proprio in occasione della Giornata mondiale della Sicurezza in Rete. Lo slogan della No profit – “Felici di navigare” – rappresenta lo spirito che dovrebbe distinguere tutti i teen ager che si affacciano alla dimensione digitale, affidando alla Rete i loro sogni, i sentimenti e le relazioni del viaggio più importante della loro vita: l’adolescenza.»
Alessandro: si suicida un 13enne a causa del bullismo
Come tanti altri suoi coetanei, Alessandro sarebbe tornato a scuola a breve. Avrebbe iniziato la terza media, ma ha scelto la morte, ha scelto il suicidio. Inizialmente, però, si pensava a un incidente, si credeva che si fosse sport cercando di aggiustare il cavo dell’antenna TV, perdendo l’equilibrio e cadendo dal quarto piano. Tuttavia, dei messaggi trovati sul suo cellulare, testimoniano il fatto che non si trattasse di un incidente, ma di istigazione al suicidio, e quindi è stato aperto un fascicolo.
Uno dei messaggi che aveva ricevuto recitava: «Ucciditi». Il suo ultimo messaggio invece è stato alla fidanzatina, dicendole addio. Al momento sono indagati sei ragazzini che conoscevano Alessandro, lo frequentavano e lo contattavano in una chat. A indagare sono la procura di Torre Annunziata e quella minorile, guidate rispettivamente da Nunzio Fragliasso e Maria de Luzenberger. Sono ancora molti i punti da approfondire anche se le idee degli inquirenti sono ormai chiare: il 13enne è stato istigato al suicidio.
La ministra degli Interni Luciana Lamorgese ha fatto sapere che «stiamo facendo tutti gli accertamenti e le verifiche sui siti e sui messaggi, da cui trarre notizie», ricordando l’impegno per la cybersicurezza della polizia postale, che negli ultimi mesi «ha controllato oltre 500mila siti web sospetti, arrestato 236 persone e denunciate ottomila». Il vicerettore del santuario di Pompei dice: «Dobbiamo far capire ai giovani che la vita è un dono prezioso e qualsiasi fragilità o limite può essere superato».
«La tristezza e il dolore accompagnano queste poche righe, proprio come fanno con i miei pensieri che dal giorno di questa ultima tragedia sono affranti e pieni di domande. Sono molto legato a questa famiglia e condivido con loro una sofferenza straziante, ma come sindaco devo sottolineare il dolore e la responsabilità di una intera comunità», ha scritto Nello D’Auria, sindaco di Gragnano (Napoli).
La storia di Alessandro, un ragazzo di Gragnano di soli 13 anni, è l’ennesima testimonianza di come il bullismo e il cyberbullismo possano uccidere. Di come la scuola non sempre è un posto sicuro e di come internet non lo è praticamente mai. Bisognerebbe insegnare agli studenti, alle vittime, a non aver paura di chiedere aiuto. A essere più consapevoli. Ma, soprattutto, bisogna insegnare loro il rispetto per il prossimo, a prescindere da chi sia. Adesso piangiamo Alessandro, ma pensiamo a fare qualcosa di concreto per gli altri ragazzini.
Per il caso di Gragnano la Procura ha aperto un'inchiesta. Prende pista l'ipotesi del cyberbullismo e dell'istigazione…
Pubblicato da Teresa Manes su Lunedì 5 settembre 2022
Un ufficiale coordinatore delle attività sportive della Scuola Ufficiali dei Carabinieri ha postato questa schifezza e poi l ha rimossa a proposito del ragazzino 13enne che si è suicidato a Gragnano definendolo un "coniglio".
— Marinelli Barbara (@marinellibar) September 5, 2022
Come definiamo lui? pic.twitter.com/nuzqas4u4y
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
Instagram: @murderskitty