Vicenza, poliziotto blocca un ragazzo per il collo: video e testimonianza

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Nella giornata di ieri Vicenza è stata scenario di un grave episodio di razzismo, postato sui social e divenuto virale in pochissimo tempo, causando scalpore ma anche ulteriori commenti razzisti nei confronti del ragazzo che ha reso pubblico l’episodio.

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Fonte: instagram

Dalla testimonianza del migliore amico della vittima, i ragazzi stavano tranquillamente nella piazza della città, quando un poliziotto si è avvicinato a loro chiedendo in modo molto aggressivo, come si può notare dal video, i documenti al ragazzo che però si è rifiutato di darli.

La ragione è che 10 minuti prima c’era stata una rissa fra due ragazzi che però non aveva niente a che fare con il gruppo di adolescenti che stavano tranquillamente godendosi la giornata, ma il poliziotto ha comunque deciso che quel ragazzo aveva qualcosa che non andava, chiedendogli i documenti e avvicinandosi a lui senza mascherina.

Queste è la testimonianza detta dal profilo Instagram cocolosanches, che ha postato il video di ciò che è avvenuto a Vicenza al suo migliore amico e nelle storie intorno alle 18:00, raccontando con precisione tutto l’avvenimento, con l’intento di far comprendere che, il razzismo, non esiste solo negli Usa, ma anche a Vicenza, che anche l’Italia ha questa malattia.

Il video incriminante

 

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Un post condiviso da Cocolo Sanches🇨🇴🇨🇴 (@cocolosanches) in data:

«Senza alcun motivo questo poliziotto in divisa ha chiesto documenti al mio migliore amico toccandolo ovviamente lui non centrando niente con l’avvenimento accaduto 10 minuti prima cioè una rissa sì è rifiutato dopo un battibecco dove il poliziotto stava già iniziando a toccarlo lo prende e comincia a strozzarlo a sto punto io ed un mio amico ci avviciniamo per staccarlo e lui cerca di estrarre la pistola verso di me…»

Questa la didascalia della foto del ragazzo cubano che ha postato il video di Vicenza sui social. Apparentemente, da ciò che si ascolta dalle storie del migliore amico, il poliziotto ha chiesto i documenti, ha cominciato a toccare (senza mascherina!) il ragazzo e poi lo ha afferrato per il collo, venendo poi bloccato dagli amici del ragazzo e anche dal suo collega.

Nelle storie Cocolo ha poi raccontato che il suo migliore amico è stato portato in questura e che è stato arrestato e oggi è ai domiciliari, mentre sarà processato domani. I poliziotti avrebbero poi detto al ragazzo che sanno ciò che lui ha postato su Instagram, e che per questo motivo sarà processato anche lui.

Oggi ha poi aggiornato i suoi followers e chiunque lo supporti che non potrà aggiornare su ciò che riguarda il processo in diretta, che, come riferisce anche la pagina Facebook Bocciodromo Vicenza, sarà domani alle 9.00.

La reazione sui social

Sui social, le opinioni su ciò che è avvenuto a Vicenza sono contrastanti: c’è chi sostiene il ragazzo e chi, invece, lo insulta pesantemente. Lo stesso Cocolo su Instagram ha postato diversi screen dove veniva minacciato e insultato pesantemente con parole razziste, ma basta anche solo vedere i commenti sotto al suo video per capire quanto il razzismo sia parte integrante della comunità.

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Fonte: instagram

Alcuni invece fanno presente ai sostenitori del ragazzo che a Vicenza non ha favorito i documenti che avrebbe potuto mostrarli tranquillamente “se non aveva nulla da nascondere”, e a loro altri rispondono che non c’è alcun obbligo di mostrare i documenti senza alcuna ragione. Leggiamo, infatti, su laleggepertutti:

«Secondo la Corte ci si può rifiutare di esibire la carta d’identità a un carabiniere o a un poliziotto senza per questo commettere alcun reato. Il codice penale punisce infatti solo il rifiuto di fornire indicazioni sulla propria identità ma non la mancata esibizione di un documento.

La Corte fa un’importante precisazione: la condotta di chi si rifiuta di esibire un documento di identità alle autorità può tutt’al più costituire violazione di un’altra norma: quella prevista dal testo unico sulle norme di pubblica sicurezza, ma solo se si tratta di persona pericolosa o sospetta.

Se quindi non vi sono motivi di ritenere che la persona fermata dai carabinieri o dalla polizia abbia commesso, o stia per commettere, un illecito non la si può costringere a fornire i documenti di identità, ma le si possono chiedere le generalità come nome, cognome, indirizzo di residenza, lo stato familiare o altre qualità personali.

Nient’altro. Non c’è alcun obbligo, anche se richiesto dalle autorità, di mostrare carta di identità, codice fiscale, tessera sanitaria, passaporto o patente (salvo, in quest’ultimo caso, che si stia guidando un’auto).»

E queste informazioni le si possono leggere nell’Art. 4, comma 2, T.U.L.P.S. e art. 294 del relativo regolamento e nel Art. 651 del codice penale.

Altre persone sui social cercano di far capire che, la reazione del poliziotto nei confronti di un ragazzino, è stata completamente esagerata, a prescindere da ciò che si sostenga e da quale parte ci si voglia schierare.

Non sono mancate, in più, le opinioni dei vip, infatti Gemitaiz ha fatto sentire la sua voce in una storia su Instagram:

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Adesso non resta che attendere l’esito del processo e sperare che la giustizia vada dalla parte di chi ha ragione.

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