Femminicidio Vicenza: la lettera anonima che metteva in allerta una delle vittime

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A Vicenza c’è stato un femminicidio annunciato. Non solo perché lui era stato denunciato ed era stato sottoposto anche a un decreto restrittivo, ma sembra che Lidia Miljkovic, tre giorni prima della tragedia, abbia ricevuto una lettera anonima in cui le veniva consigliato di non andare in giro, in quanto era in pericolo. Insieme a lei, ricordiamolo, è morta anche la compagna dell’ex marito, Gabriela Serrano, anche lei vittima di un femminicidio. Adesso, a distanza di giorni, la Questura sta cercando di comprendere quello che è successo.

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Facciamo un passo indietro. Prima del femminicidio, qualche anno prima di questo doppio femminicidio, Lidia Miljkovic era stata brutalmente picchiata dall’ex marito, e lui l’aveva persino denunciata per “presunto abbandono dei figli”. A rivelarlo è stato il titolare della ditta per cui la donna lavorava, specializzata in catering. Benedetto Mondello, il titolare, ha rivelato ai giornalisti che lui le «aveva fracassato il cranio». Nel 2019 poi lei aveva ottenuto il divieto di avvicinamento per l’assassino.

«È stata in malattia per diverso tempo per percosse è stata anche ricoverata all’ospedale. Era dentro e fuori dal tribunale con denunce assurde. Una tragedia annunciata, come tutte le tragedie di questo genere. Gente pazza che va in giro tutto il giorno senza far niente», ha detto ancora Mondello, facendo anche sapere che la Miljkovic era madre di due figli, uno di 16 e l’altra di 13 anni. L’assassino, dopo aver commesso i due femminicidi, si è suicidato. Il suo corpo, insieme a quello della compagna, è stato trovato nell’auto insieme a diverse granate.

Vi ricordiamo anche che durante gli ultimi due anni i casi di femminicidio sono aumentati fin troppo, e sapete quali sono state le reazioni di alcuni cittadini (uomini e donne) italiani? «È normale che i femminicidi aumentino, siamo stati chiusi in casa per due anni», scrivono alcuni. Altri invece aggiungono che «le donne sono insopportabili, quindi gli uomini raggiungono il limite della sopportazione». Femminicidio e victim blaming, come è stato fatto alla giovanissima Roberta Siragusa. In altri casi, invece, si tende semplicemente a umanizzare l’assassino.

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Il femminicidio annunciato di Lidia Miljkovic

Firmato da “una tua amica“, Daniele Mondello ha rivelato che tre giorni prima che Zlatan uccidesse sia Lidia Miljkovic che Gabriela Serrano, la prima aveva ricevuto un biglietto in cui veniva invitata a stare attenta, a «non andare in giro da sola», di avvisare qualcuno e, soprattutto, di essere in pericolo. «È una sorta di lettera che poteva essere quindi una minaccia, non solo per Lidia ma per tutta la famiglia, perché diceva sostanzialmente di non andare in giro tutti insieme, o che con lei ci fosse sempre qualcuno», ha detto il compagno.

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Mondello, insieme ai parenti delle due donne e di alcuni testimoni, è stato ascoltato in Questura, dove si tenta di comprendere la dinamica del duplice femminicidio e poi del suicidio dell’assassino. La polizia sta anche ascoltando l’ex marito di Gabriela Serrano, la compagna di Zlatan, che è rientrato dalla Spagna dove si era trasferito assieme alla figlia. Dopo le autopsie ai corpi, è stato anche dato il nulla osta per i funerali, che potrebbero essere celebrati la settimana prossima.

Tra l’altro, vogliamo sottolineare anche qualcos’altro. Zlatan Vasiljevic non era più soggetto alle misure restrittive che erano state imposte dopo l’arresto del 2019 e dopo la pena di un anno e mezzo per maltrattamenti e lesioni. Addirittura, la sentenza del processo d’appello ha stabilito una «prognosi favorevole circa la futura astensione dalla commissione di altri reati», che quindi aveva visto scontata la pena e la sospensione condizionale. La decisione si era basata su una relazione del Servizio dipendenze dell’Ulss 8 di Vicenza, al termine di un periodo di trattamento terapeutico e rieducativo di Vasiljevic presso l’associazione ‘Ares’, tra il 2019 e il 2020.

I giudici d’appello affermavano che «la valutazione finale è positiva, evidenziandosi una condizione di astinenza iniziata almeno un anno prima, senza ausilio di terapia farmacologica». Il Gup di Vicenza invece riteneva che l’uomo che ha commesso il femminicidio aveva «un sostrato culturale arretrato, basato su una concezione del rapporto uomo-donna di tipo padronale e dominante, che nemmeno l’avvio del procedimento penale aveva in alcun modo scardinato e ridimensionato».

Non appena tornato in libertà, pensate un po’, l’uomo ha perseguitato la sua ex, ha iniziato a frequentare Gabriela, e poi le ha uccise entrambe. La ministra della Giustizia Marta Cartabia ha chiesto ai suoi ispettori di approfondire la situazione e comprendere come dei giudici e il Gup abbiamo dato dei responsi così diversi. Tuttavia non ci resta che pensare che, se dei giudici si fossero resi conto della pericolosità di Zlatan Vasiljevic, dei figli oggi non piangerebbero sul corpo della propria madre.

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