Il ministro Valditara continua a umiliarsi: no allo sciopero, sì al confronto costruttivo, ma non ascolta minimamente gli studenti

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Qui, ragazzi, c’è veramente da ridere. L’ultima del ministro Valditara è che «lo sciopero come strumento di lotta politica non tira più. Non funziona più», ritenendo conclusa l’idea «forse sessantottina, della scuola come luogo di militanza politica». Lo stesso ministro che ha fatto parlare di sé per aver ritenuto l’umiliazione come strumento costruttivo e che ha deciso di vietare i cellulare senza però di fatto cambiare nulla rispetto a quello che c’era prima, ha deciso adesso di di parlare degli insegnanti, e non per denunciare come i loro stipendio siano più bassi fra quelli in Europa, ma dicendo ancora una volta di voler parlare e ascoltare… Cosa che però non fa.

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Il ministro Valditara ha iniziato con il botto la sua carica da Ministro dell’Istruzione e del Merito. Pensiamo, ad esempio alla famosa circolare nella ricorrenza della caduta del muro di Berlino, in cui si legge che la caduta rasenta «il fallimento definitivo dell’utopia rivoluzionaria. E non può che essere, allora, una festa della nostra liberaldemocrazia». Riassumendo, quindi, va contro il comunismo e contro i «regimi tirannici spietati, capaci di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte che il genere umano sia riuscito a toccare». Inutile dire che il leghista non ha minimamente citato i regimi fascisti e nazisti.

Il colmo però lo ha raggiunto durante un evento di Milano, “Italia, Direzione Nord”, in cui ha parlato di umiliazione dal punto di vista costruttivo ed educativo. Ci sono letteralmente degli studi psicologici che testimoniano come umiliare un individuo dando una “lezione” di fronte a tutti per insegnargli qualcosa, serva solamente a causare dolori e traumi che restano per tutta la vita. Altro che istruttivi. Nell’intervento inizia attaccando il reddito di cittadinanza e quegli studenti che «preferiscono ricevere il reddito anziché studiare e formarsi per costruire un dignitoso progetto di vita».

Poi passa alle terribili dichiarazioni (che poi ha ritratto dicendo di aver avuto un “lapsus”): «Quel ragazzo deve fare i lavori socialmente utili, perché soltanto lavorando per la collettività, per la comunità scolastica, umiliandosi anche, evviva l’umiliazione che è un fattore fondamentale per la crescita e per la costruzione della personalità, di fronte ai suoi compagni è lui lì che si prende la responsabilità dei propri atti e fa lavori per la collettività. La stigmatizzazione pubblica». Poi comunque ha deciso di muoversi anche dal punto di vista della dispersione scolastica, aggiungendo più lezioni d’orientamento.

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Urge anche dire che, in occasione della manifestazione degli studenti, il ministro dell’Istruzione e del Merito ha detto che «è sempre positivo che gli studenti esprimano le proprie idee e avanzino le proprie proposte, è uno degli elementi fondamentali delle società libereIl dialogo è stato il principio cardine su cui ho impostato da subito la mia azione. Confermo che nella Grande Alleanza per la Scuola e per il Merito che stiamo costruendo, il confronto con le ragazze e con i ragazzi riveste un ruolo fondamentale, e sarò lieto di approfondire quanto prima il dialogo nelle sedi istituzionali preposte con i rappresentanti democraticamente eletti degli studenti». Ma per ora, sembra proprio non voler ascoltare.

Vedi: Arriva il Bonus del Merito

Valditara e gli scioperi dei docenti

«Docenti e personale scolastico si sono accorti che è stato appena chiuso un contratto importante che dà un aumento di 124 euro medi mensili e che ha anticipato a dicembre gli arretrati di stipendio per circa 2.400 euro in media a persona. E in un contesto difficile, che ha costretto il governo a investire ben 21 miliardi di euro sul caro bollette, siamo comunque riusciti ad aumentare di circa 1,8 miliardi in 3 anni le risorse per la scuola», ha detto il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara in un’intervista con Il Foglio. Le risorse di cui parla sono i soliti 500 milioni di euro, somme decise dal governo Draghi.

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Tuttavia, in più, si aspira al dimensionamento scolastico, ovvero all’«accorpamento degli istituti si configura come un vero e proprio taglio che ancora una volta andrà a colpire le regioni e i territori più deboli. Si tratta di una scelta politica precisa, in continuità con quanto già realizzato in passato, un accanimento dettato da visione economicistica della scuola» che porterebbe, secondo i sindacati, alla perdita di almeno 700 istituti principalmente in zone come Sardegna, Calabria. Ma di questo Valditara non parla. Lui pensa a finanziare le scuole private con stanziamenti da 70 milioni di euro, mentre le pubbliche, letteralmente, cadono a pezzi. E l’alternanza scuola-lavoro? Minimamente pronunciata.

Ha avuto però tempo di parlare degli scioperi. «Penso sia cambiato qualcosa in profondità: lo sciopero come strumento di lotta politica non tira più. Non funziona più. Si è chiusa, o si sta chiudendo, un’epoca. È ora di avviare una stagione di confronto costruttivo, nella logica di quella grande alleanza fra docenti, studenti, famiglie, istituzioni, parti sociali che ho da subito auspicato». Questo perché «gli insegnanti oggi vogliono risposte concrete, sono interessati a quello che accade nei loro istituti, vogliono capire le strategie complessive che ispirano l’azione di chi governa».

In realtà, gli insegnanti hanno bisogno di uno stipendio dignitoso alla pari dei colleghi che insegnano all’estero, ma immagino questo sia un discorso troppo complesso. Allo stesso modo, gli studenti si aspettano dei programmi non incentrati sul docente ma che li rendano protagonisti delle lezioni, e ancora si aspettano che l’alternanza scuola-lavoro venga abolita in quanto è letteralmente sfruttamento. E poi, vogliamo parlare del merito, contro cui si è protestato nell’ultima manifestazione? Ma lasciamo perdere, che è meglio.

Dura la risposta della Rete degli Studenti e dell’Unione degli Universitari, che su Instagram definiscono quelle del ministro come «dichiarazioni gravissime contro il diritto di sciopero. Affermare dall’alto della poltrona del Ministero che vada abbandonata la conflittualità e la pretesa di condizioni di studio e lavoro migliori, a favore di una concertazione pilotata dall’alto tra le varie componenti scolastiche, è quanto più si avvicina al corporativismo che si vuole riesumare dagli anni più bui che vogliamo e dobbiamo tenere lontani».

Ovviamente, si chiede a Valditara di fare un passo indietro, e chissà se, come con l’umiliazione, se ne uscirà dicendo di aver avuto un lapsus.

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