Ennesimo caso di pedopornografia in Italia. Le vittime sono 26 bambine fra i 10 e i 13 anni, mentre il carnefice è un uomo di 30 anni che fingeva di essere un 14enne sulle chat Whatsapp, adescando fin troppe bambine innocenti che arrivavano a fidarsi di lui. Adesso dovrà rispondere a quaranta capi di imputazione e speriamo che la giustizia italiana, almeno questa volta, faccia il suo corso. Perché i bambini non si toccano non vale solo come slogan contro le persone LGBT.
Qualche mese fa, per la giornata contro la pedofilia, vi abbiamo postato un preoccupante rapporto di Save the children con la Polizia Postale denunciano un grave aumento di pedopornografia online, con 5316 casi, il 47% in più rispetto a quelli che ci sono stati nel 2020. Tra l’altro, Michela Sambuchi, dirigente del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni Umbria, fece sapere che «nel primo trimestre del 2022 tuttavia, la situazione sembra ulteriormente preoccupare poiché cresce il numero degli arrestati rispetto al 2021».
Voglio anche riprendere la testimonianza di Agnes, raccontata a Vanity Fair lo scorso anno: «Lui, il mio abusante, era un amico di famiglia. Uno di quelli che al cenone di capodanno ti versano il vino e ti passano il sale, mentre ride e scherza con la tua e la sua famiglia, attorno allo stesso tavolo. Sotto gli occhi di tutti è riuscito a rendere reali e concrete le sue fantasie». Gli abusanti non sono solo degli sconosciuti, ma sono anche persone di cui ti fidi. Agnes aveva 12 anni, sapeva «poco e nulla in merito alla sfera sessuale, e tutto quello che mi è capitato era nuovo e privo di senso».
«Mia mamma si è colpevolizzata per non aver colto i segnali dei miei malori. Facevo spesso visite per dolori come mal di pancia, mal di testa o simili, e puntualmente i dottori dicevano che non avevo nulla. Anche mio padre non si dava pace, dato che lo aveva portato lui a casa. Ho denunciato e l’ho fatto per me. Per sentire un giudice dire che avevo ragione io. Dovevo sentirmi dire che non l’ho provocato, che non ne ero innamorata e che tutti quelli che mi accusavano si sbagliavano.
Ci siamo messi a tavola, i miei genitori mi guardavano, mia mamma continuava a dire che non era giusto quello che era successo, e mio padre mi ha chiesto cosa volessi fare, se volevo denunciare. Hanno detto che sarebbe stata una strada lunga, ma che mi avrebbero sostenuta, che loro ci sarebbero stati. Non ero più sola. E il giorno successivo hanno passato cinque ore con me dai carabinieri. È stata dura, ma ne è valsa la pena».
Pedopornografia: trentenne adescava bambine su Whatsapp
Ennesimo caso di pedopornografia: fingeva di essere un ragazzo di 14 anni, così tanto che sul suo profilo c’erano 177 foto che poteva usare non solo come foto profilo ma anche nelle varie chat con le bambine che in comune, fa sapere Il Giorno, avevano diverse caratteristiche: molto giovani ed inesperte. Inizialmente era simpatico, mandava cuori, cercava di far sì che si fidassero di lui. Ma poi cominciava il suo vero piano, portandole persino a spogliarsi.
Sono 26 le vittime di pedopornografia in questa storia, tutte identificate in seguito a un’inchiesta partita dalla denuncia ai carabinieri della famiglia di una di queste bimbe che, dopo aver conosciuto l’uomo, si mostrava sempre più fragile e spesso turbata, e coordinata dal pm Giovanni Tarzia. La bambina si è aperta con uno psicologo, raccontando di questo incontro virtuale per il quale adesso il pedofilo sarà accusato di violenza sessuale consumata virtualmente, punita dal codice penale.
Lui è descritto così dagli investigatori, come leggiamo su Il Giorno: «Trent’anni, bella presenza, un lavoro stabile come impiegato, fidanzatissimo, il tipo tranquillizzante, quasi timido, che sui social posta cuori per la fidanzata, tramonti e foto di cibo . Si presentava alle vittime con l’identità di un 14enne e su whatsapp aveva la foto di un ragazzino avvenente. Così adescava le vittime, che attratte dalla bellezza, cadevano in trappola e all’inizio ricambiavano cuore e baci, fino a quando stare in chat con lui diventava per loro quasi una “dipendenza“».
Sul suo computer, oltre alle foto del 14enne di cui ha rubato l’identità, c’erano anche tantissime foto delle bambine nude, che lo hanno portato in carcere con quaranta capi di imputazione contestati. L’accusa è detenzione, cessione di materiale pedopornografico, produzione di materiale, tentativo di produzione e violenza sessuale aggravata dalla minore età della vittima, anche se avvenuta con mezzo “virtuale“. Al momento quest’ultima accusa è stata contestata nei confronti di cinque casi.
Adesso il pedofilo si trova ai domiciliari dal Riesame, ma il pm Tarzia ha fatto opposizione in quanto ritiene che, dato che l’uomo riusciva a fare queste conversazioni fra lavoro e relazione, adesso che sarà solo a casa potrebbe essere ancora più semplice, quindi ritiene che dovrebbe tornare in carcere.
Adesca 26 bambine su WhatsApp fingendosi un14enne, arrestato. Il trentenne aveva 177 foto nel pc. Portato in carcere, e poi ai domiciliari, con 40 capi di imputazione. Le ragazzine convinte a spogliarsi e consumare rapporti virtuali #ANSA https://t.co/MH9OQ67Hur
— Agenzia ANSA (@Agenzia_Ansa) August 5, 2022
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
Instagram: @murderskitty