Mentre la politica italiana fa una lotta con le potenti lobby LGBT per proteggere i bambini, un preoccupante rapporto di Save the children con la Polizia Postale denunciano un grave aumento di pedopornografia online, con 5316 casi, il 47% in più rispetto a quelli che ci sono stati nel 2020. La maggioranza dei bambini ha fra i 10 e i 13 anni, che in realtà non dovrebbero neanche possedere un social network in quanto la maggioranza ha il divieto per i minori dei 14 anni.
Oggi è la giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, «un importante momento di riflessione per tutte le realtà, istituzionali e non, impegnate nell’azione di prevenzione e contrasto del fenomeno dell’abuso e dello sfruttamento sessuale dei minori», e i dati condivisi ieri da Save the Children e la Polizia Postale sono tutto tranne che positivi, sono tutto tranne che qualcosa per cui gioire. Ma ci fanno riflettere.
Voglio anche riprendere la testimonianza di Agnes, raccontata a Vanity Fair lo scorso anno: «Lui, il mio abusante, era un amico di famiglia. Uno di quelli che al cenone di capodanno ti versano il vino e ti passano il sale, mentre ride e scherza con la tua e la sua famiglia, attorno allo stesso tavolo. Sotto gli occhi di tutti è riuscito a rendere reali e concrete le sue fantasie». Gli abusanti non sono solo degli sconosciuti, ma sono anche persone di cui ti fidi. Agnes aveva 12 anni, sapeva «poco e nulla in merito alla sfera sessuale, e tutto quello che mi è capitato era nuovo e privo di senso».
«Mia mamma si è colpevolizzata per non aver colto i segnali dei miei malori. Facevo spesso visite per dolori come mal di pancia, mal di testa o simili, e puntualmente i dottori dicevano che non avevo nulla. Anche mio padre non si dava pace, dato che lo aveva portato lui a casa. Ho denunciato e l’ho fatto per me. Per sentire un giudice dire che avevo ragione io. Dovevo sentirmi dire che non l’ho provocato, che non ne ero innamorata e che tutti quelli che mi accusavano si sbagliavano.
Ci siamo messi a tavola, i miei genitori mi guardavano, mia mamma continuava a dire che non era giusto quello che era successo, e mio padre mi ha chiesto cosa volessi fare, se volevo denunciare. Hanno detto che sarebbe stata una strada lunga, ma che mi avrebbero sostenuta, che loro ci sarebbero stati. Non ero più sola. E il giorno successivo hanno passato cinque ore con me dai carabinieri. È stata dura, ma ne è valsa la pena».
Pedopornografia oggi: dati aumentati del 47%
La polizia postale e Save the Children hanno condiviso un dossier secondo cui nel 2021 i reati di adescamento e di abusi sessuali online a danno di minori sono stati 5316, quindi sono quasi raddoppiati rispetto all’anno precedente, dove comunque erano già in crescita. Nel dossier si legge che i bambini sono «lasciati liberi di esplorare, pieni della fiducia tipica della loro età, che hanno incontrato la scaltrezza di adulti deviati che li hanno indotti ad avvicinarsi ad una sessualità tecnomediata di tipo abusante».
Perché, il problema, molte volte, è che i bambini non sono controllati sui social network. E sia chiaro, la colpa non è del genitore. La colpa è solo di chi si macchia di pedopornografia. Tuttavia i bambini non controllati sono sicuramente più a rischio. Alcuni casi registrati di pedopornografia vedono addirittura come vittima dei bambini sotto i 10 anni. Per questo motivo sono state create delle guide divise per i genitori per età da 0 a 6 anni, da 6 a 10 anni e da 10 a 13 anni.
Ma a volta la vittima diviene anche il carnefice. Una volta vittima di pedopornografia, probabilmente non se ne rendono conto, forse piace persino per quanto vengono manipolati, e quindi cercano di convincere altri minorenni a fare lo stesso. Sono infatti 49 i minorenni a cercare altri minori per condividere immagini sessuali o per partecipare a chiamate erotiche con maggiorenni.
Michela Sambuchi, dirigente del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni Umbria, spiega che «a riprova dell’aggravamento della minaccia contro infanzia e adolescenza in rete, cresce il numero di soggetti indagati per reati di pedopornografia e adescamento denunciati all’Autorità Giudiziaria: 23. Nel primo trimestre del 2022 tuttavia, la situazione sembra ulteriormente preoccupare poiché cresce il numero degli arrestati rispetto al 2021».
I dati evidenziano anche che «la concreta pericolosità crescente dei soggetti che usano la rete per scopi di adescamento e pedopornografia. La complessità di questa minaccia impone continui sforzi di adeguamento e una sinergia costante, sia con i collaterali organismi esteri di polizia che con il mondo dell’associazionismo attivo per la tutela dei minori, in un’ottica di sistema in cui la prevenzione integra l’opera repressiva che con grande assiduità e impegno gli operatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni portano avanti ogni giorno».
Ernesto Caffo, Presidente e Fondatore di Telefono Azzurro, invece, ha parlato dell’«ecosistema digitale» che «è un luogo inclusivo e attraente per le nuove generazioni, che vi possono esprimere le proprie opinioni e creare una propria immagine di sé. Nonostante ciò, i ragazzi riportano anche delle preoccupazioni riguardo a tale incessante sviluppo tecnologico, che li investe in novità continue senza che siano pienamente consci dei rischi che tali nuove tecnologie portano con sé, soprattutto quelli legati all’abuso e allo sfruttamento sessuale perpetrati tramite la Rete».
Infine, conclude: «secondo dati internazionali, ad oggi la maggior parte del materiale a sfondo sessuale presente nella rete e ritraente i minori è infatti autoprodotto, un dato in netto aumento durante la pandemia soprattutto riguardo al Sexting e del Sextortion. Per questo motivo, Telefono Azzurro ritiene essenziale parlare con i ragazzi e renderli partecipi». Sapete cosa sarebbe utile per rendere consapevoli i ragazzi e i bambini? Delle lezioni o dei seminari sull’educazione sessuale. Ah, no. La destra è contraria perché certi argomenti spettano ai genitori.
Dati sulla #pedofilia e #pedopornografia#Poliziapostale e @SaveChildrenIT rilevano una crescita del numero dei minori adescati sul #Web
— Polizia di Stato (@poliziadistato) May 4, 2022
La fascia più a rischio è quella tra i 10 e i 13 anni. Nell'articolo alcuni consigli utili per i genitori #4maggiohttps://t.co/jJx3UcoaV8
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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