Abbiamo parlato ieri della tragedia che vede coinvolta una bambina di 10 anni di Palermo, morta, secondo i media, a causa di una challenge su Tiktok (che però non esiste). Con il dubbio, però, il Garante per la protezione dei dati personali «ha disposto nei confronti di Tik Tok il blocco immediato dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica». In fin dei conti, è Tiktok a dare in mano dei minori il cellulare.
Non vogliamo fare alcuna polemica. Quella della bambina di 10 anni è stata una tragedia, una tragedia che si sarebbe potuta evitare con più controlli o semplicemente non dando in mano a una bambina uno smartphone con un social network utilizzato persino dai politici, ma il social non ha alcuna colpa. Quando avviene una tragedia si tende sempre a dare la colpa ai social network, come se non avessero un regolamento che viene accettato. Tiktok, ad esempio, è vietato ai minori di 13 anni.
Proprio per questo motivo, oltre che al fatto che non esiste questa fantomatica #blackoutchallenge (cercando l’hashtag escono solo video di persone che probabilmente vogliono cavalcare l’onda del momento facendo dei video denunciando questa challenge senza però portare alcuna prova concreta sulla sua esistenza), è inutile oscurare o dare la colpa ai social network. Non è una novità che siano pericolosi per le persone più sensibili e fragili, il cyberbullismo esiste da quando esistono i social, per questo bisogna sempre prestare attenzione.
In ogni caso, intanto che le indagini continuano per cercare di comprendere se esiste davvero la challenge, se la bambina è morta per questa o se c’è qualcos’altro dietro, come qualcuno che l’ha contattata per spingersi a così tanto. Intanto, per evitare altre tragedie, Tiktok dovrà bloccare l’uso dei dati degli utenti su cui non si è certi dell’età. Un provvedimento che, forse, si sarebbe dovuto prendere prima.
Tiktok e le violazioni
Già nel mese di dicembre il Garante per la privacy aveva contestato delle violazioni da parte di Tiktok: «scarsa attenzione alla tutela dei minori; facilità con la quale è aggirabile il divieto, previsto dalla stessa piattaforma, di iscriversi per i minori sotto i 13 anni; poca trasparenza e chiarezza nelle informazioni rese agli utenti; uso di impostazioni predefinite non rispettose della privacy». In effetti, se il social potesse davvero accertarsi della data di nascita degli utenti, si risolverebbero tanti problemi. Ma come può farlo senza violare ancora di più la privacy?
«In attesa di ricevere il riscontro richiesto con l’atto di contestazione, l’Autorità ha deciso comunque l’ulteriore intervento odierno al fine di assicurare immediata tutela ai minori iscritti al social network presenti in Italia. L’Autorità ha dunque vietato a Tiktok l’ulteriore trattamento dei dati degli utenti per i quali non vi sia assoluta certezza dell’età e, conseguentemente, del rispetto delle disposizioni collegate al requisito anagrafico».
Il divieto, al momento, dovrebbe durare fino al 15 febbraio, leggiamo sulla pagina ufficiale del Garante Privacy, «data entro la quale il Garante si è riservato ulteriori valutazioni. Il provvedimento di blocco verrà portato all’attenzione dell’Autorità irlandese, considerato che recentemente Tiktok ha comunicato di avere fissato il proprio stabilimento principale in Irlanda».
I genitori decidono di donare gli organi
Intanto, i genitori della piccola vittima hanno deciso di salvare la vita di altri bambini, precisamente di quattro, che riceveranno gli organi della loro bambina. L’espianto si svolgerà oggi e, a essere donati, saranno il fegato, che sarà donato a due bambini, i reni e il pancreas. Il cuore e i polmoni sembrano non essere idonei, mentre per le cornee i genitori non hanno acconsentito.
«Abbiamo scelto di dire si alla donazione perché nostra figlia avrebbe detto ‘si, fatelo’. Era una bambina generosa. E visto che non potevamo averla più con noi, abbiamo ritenuto giusto aiutare altri bambini», hanno detto i genitori della bambina di 10 anni morta, ipoteticamente, per una challenge su Tiktok.
Il coordinatore del Centro regionale trapianti, Giorgia Battaglia, esprime il suo cordoglio ai genitori, ringraziandoli anche per aver permesso di salvare la vita ad altri quattro bambini. Tania Lazzaro, direttore della rianimazione pediatrica dell’Ospedale dei Bambini, ha commentato, come leggiamo sull’Ansa: «Siamo molto provati. Per entrambi i casi mi sento di dire che queste coppie di genitori, dopo il loro gesto eroico, hanno rivisto le loro figlie adagiate non in un letto di morte ma in un letto di vita. Questo lo snodo comune legato al dono. Siamo tutti provati. Ma questa “luce” io l’ho vista».
Ancora una volta, esprimiamo le condoglianze alla famiglia. Speriamo che tragedie del genere possano cessare di esistere e che i bambini possano tornare al più presto a giocare per strada con i loro amici, abbandonando i social network.
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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