Sindaci italiani chiedono al governo Meloni un incontro sui figli delle famiglie omogenitoriali

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Sette sindaci italiani, il primo cittadino di Roma Roberto Gualtieri, di Milano Beppe Sala, di Napoli Gaetano Manfredi, di Torino Stefano Lo Russo, di Bologna Matteo Lepore, di Firenze Dario Nardella e di Bari Antonio Decaro, si sono incontrati in videoconferenza per poter affrontare il divieto di trascrizione delle famiglie omogenitoriali, che l’omofobo governo Meloni ha bloccato da circa due settimane. Il governo con i suoi esponenti (pensiamo alla ministra della Famiglia Eugenia Roccella) attacca continuamente le famiglie arcobaleno, le stesse che non riteneva una “priorità” quando si trovava all’opposizione.

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Di famiglie omogenitoriali ormai si parla da un po’, e persone come la già citata Eugenia Roccella si scagliano contro da ormai mesi. A Mattino Cinque News, ad esempio, disse che  «ogni bambino ha una mamma e un papà per forza di cose», ignorando il fatto che ci sono bambini che hanno una mamma e un papà, ma che quella mamma e quel papà li hanno abbandonati in orfanotrofio o, purtroppo, qualcuno ha dei genitori defunti e quindi cresce con nonni o zii, oppure con qualsiasi tutore. O ancora, ci sono genitori separati, genitori che non vogliono prendersi cura dei figli, e magari si cresce con mamma e nonna, oppure con papà e zio. E così via.

Affermò poi, questo più recentemente che “è meglio una mamma e un papà, lo dicono gli psicologi“, ma subito fu smentita dagli Ordini professionali di Lazio, Campania, Sicilia, Marche, Abruzzo, Veneto ed Emilia Romagna, ovvero il 60 per cento degli iscritti:

«La letteratura scientifica, ormai consolidata, evidenzia che non vi sono differenze sostanziali fra le famiglie con genitori eterosessuali e quelle con genitori omosessuali rispetto alla crescita dei figli. Gli studi longitudinali rilevano che i figli di coppie omosessuali sviluppano percorsi di vita analoghi a quelli delle coppie eterosessuali. È invece accertato l’effetto nocivo dell’esposizione al pregiudizio, non tanto e non solo sull’omosessualità in sé, quanto sulla capacità delle coppie omossessuali di esprimere adeguate capacità genitoriali».

A riguardo, voglio anche citare un monologo di apertura di Fratelli Crozza, dove Maurizio Crozza con la sua solita ironia ha criticato il blocco di registrazione dei figli di famiglie omogenitoriali all’anagrafe: «finalmente ho capito qual è la mission di questo governo:“sviare”, parlare d’altro, distrarre dai problemi reali. Era proprio quello che gli italiani che non arrivano a fine mese chiedevano a questo governo: “Dai, togliamo i figli a un po’ di gente, su! Scusate, ma cosa c’entrano i diritti dei bambini già nati con la maternità surrogata? L’utero in affitto, in Italia è un reato. È già vietato! È inutile sviare con la maternità surrogata! Non sviate!».

L’appello dei sindaci italiani per le famiglie omogenitoriali

Ma se il governo non pensa ai diritti dei bambini, non pensa che abbiamo diritto di essere riconosciuti dai genitori che li hanno cresciuti (dicono di andare contro la gestazione per altri dando per scontato che ne ricorrano solo le famiglie LGBT, ma in realtà i dati certificati dimostrano come siano le famiglie eterosessuali quelle che più usano l'”utero in affitto“), i sindaci italiani di sette diverse città, e parliamo di città molto importanti, hanno deciso di farsi sentire. Sono i sindaci di Roma Roberto Gualtieri, di Milano Beppe Sala, di Napoli Gaetano Manfredi, di Torino Stefano Lo Russo, di Bologna Matteo Lepore, di Firenze Dario Nardella e di Bari Antonio Decaro.

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Antonio Decaro in un Pride a Bari nel 2017

In una nota congiunta hanno affermato: «Chiediamo un incontro urgente con la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi». Poi, spiegano: «L’esperienza quotidiana delle amministrazioni locali dimostra che esistono domande di tutela alle quali non si riesce a dare adeguata risposta. La vita famigliare delle persone LGBT+ risulta, nell’assetto normativo attuale, non ancora compiutamente riconosciuta, generando disparità di trattamento nel quadro dell’Unione Europea».

Fatta questa premessa, allora, sottolineano che è «fondamentale contrastare ogni discriminazione e garantire pienamente i diritti dei figli delle coppie omogenitoriali, e sentiamo forte la necessità di azioni comuni che vogliamo condividere con i Sindaci di ogni orientamento politico. I principi costituzionali di uguaglianza e di tutela della dignità della persona devono guidare il Legislatore verso alcuni passi non più rinviabili quali: il riconoscimento anagrafico dei figli e delle figlie delle coppie omogenitoriali; il matrimonio egualitario con il conseguente accesso alle adozioni così come previsto per le coppie eterosessuali».

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Beppe Sala con dei calzini arcobaleno per il Pride del 2019

E, infine, concludono con un invito al Governo: «Siamo pronti a discutere di questo con il Parlamento e con il Governo». Avvisano anche che «nell’attesa di una legge, noi Sindaci ribadiamo la volontà di agire collettivamente nell’esclusivo interesse dei minori, procedendo alla trascrizione integrale dei certificati di nascita costituiti all’estero con due mamme, non riconducibili a una gestazione per altri, chiaramente esclusa dalla legge. Sulle trascrizioni riteniamo, infatti, che l’indirizzo della giurisprudenza sia già molto chiaro in Italia e in Europa».

Il Presidente Giorgia Meloni e il Ministro dell’Interno Piantedosi accoglieranno l’invito dei sindaci, oppure dimostreranno che non gli importa nulla dei bambini e delle famiglie?

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