Non è semplice essere una donna a Hollywood. Scarlett Johansson ne è uno dei tanti esempi. Adesso forse, con quella chiamata “cancel culture” ma che semplicemente ha portato rispetto nei confronti di donne e minoranze, un po’ meno, ma fino a qualche anno fa essere donna, essere Scarlett Johansson significava non essere guardata negli occhi dai giornalisti (ricordate quello che le toccò il seno?), recitare ruoli in cui era la bionda sexy, ma soprattutto venire costantemente sessualizzata da colleghi e dal pubblico. L’attrice di Black Widow non è comunque stata l’unica a denunciare quest’oscena situazione.
Basti pensare a Millie Bobby Brown e alla sessualizzazione delle ragazzine, non è mica una novità che internet abbia reso adulte delle adolescenti con degli adulti che sbavano dietro di loro facendo il countdown al giorno in cui saranno maggiorenni in modo da poter essere dei viscidi legalmente. Le donne sono viste comecarne da macello, e spesso neanche la giovane età è un motivo per fermarsi dalpensarecerte cose. E i social, purtroppo, hanno reso tutto questo ancora più semplice, in quanto basti pensare come le baby attrici vengono vestite alle premier o alle serate ufficiali, paragonate invece alle star Disney di qualche anno fa.
«Qualsiasi diciottenne ha a che fare con il processo di diventare adulti, di avere relazioni sentimentali, amicizie e… di essere apprezzati e cercare di adattarsi.È tutto davvero “tanto” da gestire, mentre cerchi anche di capire chi sei. L’unica differenza è che, ovviamente, io lo sto facendo davanti agli occhi del pubblico. A volte può essere travolgente», si lamentò Millie Bobby Brown, attrice protagonista di Stranger Things, serie tv che l’ha resa famosa in tutto il mondo e da cui la sua carriera ha spiccato il volo.
Ha raccontato di come nelle settimane prima dei suoi diciotto anni abbia percepito molto di più l’ipersessualizzazione rispetto agli ultimi anni: «Vedo una differenza tra come le persone agiscono e reagiscono sui social media dopo aver raggiunto la maggiore età. E fa schifo», ha detto, usando la sua esperienza per parlare di «cosa sta succedendo nel mondo» e di come «le ragazze più giovani – sia nel mondo dello spettacolo che nella vita quotidiana – vengano sessualizzate». Anche per Scarlett Johannson è iniziato molto preso, a 17 anni.
La denuncia di Scarlett Johansson
Durante un’intervista al podcast di Dax Shepard, “Armchair Expert”, l’attrice 37enne che oggi ricordiamo soprattutto per la sua interpretazione Marvel di Black Widow, ha detto: «Tutti pensavano che fossi più adulta e che recitassi da chissà quanto tempo poiché sono stata ipersessualizzata. Pensavo che la mia carriera fasse finita. Mi dicevo: “questo è il tipo di carriera che puoi avere, questi i ruoli che puoi interpretare”. In pratica ero considerata un oggetto, mi sentivo imprigionata in una determinata immagine. Mi sentivo come se non stessi ricevendo offerte di lavoro coerenti con ciò che volevo davvero fare».
La popolarità di Scarlett Johansson è esplosa quando aveva 17 anni, nel 2003, e ha recitato nel film Lost in Translation di Sofia Coppola, accanto a Bill Murray. Nel film interpretava un personaggio cinque anni più grande della sua reale età. «Ero incasellata in quel mondo dove sentivo che non ricevevo le offerte di lavoro che desiderato», racconta ancora. «Ricordo di aver pensato: “Credo che la gente pensi che abbia 40 anni”. Poi a un certo punto ho capito che non mi andava più bene; il contrario, era qualcosa contro cui dovevo combattere».
Fa comunque sapere che oggi Hollywood è cambiata da quella che ha conosciuto lei agli inizi: «ai giovani attori di 20 anni viene permesso di sperimentare cose diverse. È un’altra epoca e fortunatamente le persone non vengono più incasellate». Ma Scarlett Johansson non è stata l’unica a parlare di questa situazione di ipersessualizzazione. Anche la collega Naomi Watts ha raccontato una sua esperienza a Entertainment Weekly:
«Mi hanno detto: ‘Faresti meglio a darti da fare, perché a 40 anni sarà tutto finito, quando diventerai non sco**bile. E io ho pensato: cosa significa esattamente? Poi ci pensi e dici: giusto. Quando non sei più riproduttiva, quando quegli organi non funzionano più, non sei sexy, quindi non sei desiderabile. Sentirmi dire questo mi ha fatto arrabbiare moltissimo».
Infine, anche Charlize Theron, senza fare nomi, ha parlato di un regista che la spronava a indossare abiti sempre più succinti per sembrare più attraente: «Non avere assolutamente alcun controllo su ciò che indossi è una cosa che mi ha davvero segnato per anni. Avere un ragazzo che ti fa fare una sorta di prova davanti agli altri è umiliante, come se dovessi essere valutata, è davvero sminuente. Quando ho iniziato, non si poteva avere una conversazione al riguardo. Mi veniva semplicemente ordinato ‘Questo è quello che indossi’. Quando ho iniziato era la norma».
Ricordiamo, quindi, che dietro quelle attrici che vediamo perfette, ci sono delle donne, delle persone, che meritano rispetto, e non di essere trattate come un oggetto sessuale.
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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