L’Italia è il paese con il più forte calo di salari

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L’Italia è il paese che più ha subito il calo dei salari, e se consideriamo l’aumento dell’inflazione da quando è iniziata la guerra in Ucraina e che il governo ha bocciato la legge sul salario minimo, ci rendiamo conto che forse qualcosa nel nostro bel Paese non funziona. Secondo un report di OCSE, i salari in Italia erano già calati del 7% con la pandemia, ma poi nel primo trimestre di quest’anno siamo arrivati al 7,5%.

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Se poi dalle stime emerge che i salari aumenteranno del 3,7% quest’anno, e del 3,5% il prossimo, è anche vero che anche l’inflazione aumenterà del 6,4% quest’anno. Quindi, in altre parole, qualcuno invece di pagare funerali a chi è famoso per il bunga bunga, dovrebbe pensare ai cittadini.

Lo scorso anno la Germania ha deciso di aumentare il salario minimo a €12 all’ora, e quindi si aprì la discussione anche in Italia, unico paese del G20 dove, ricordiamolo, lo stipendio negli ultimi tre anni anziché aumentare è diminuito. Questo dato catastrofico e vergognoso lo evidenziò il Rapporto sui salari 2022-23 dell’Organizzazione internazionale del Lavoro, secondo cui in Italia i salari hanno perso 6 punti percentuali, quindi oltre il doppio di quanto è stato perso nella media dei Paesi europei. Poi si lamentano che i giovani non si riproducono, calano le natalità, stanno ancora a casa con i genitori… E se la prendono con le persone LGBT.

Intanto però l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) ha condiviso un rapporto secondo cui in Italia i salari sarebbero più bassi del 12% rispetto al 2008. Insieme all’Italia, ci sono solo Giappone e Regno Unito, unici Paesi in cui si sono registrato dei livelli inferiori nel 2022 rispetto al 2008, tuttavia l’Italia è l’unica a esce scesa così in basso: in Giappone gli stipendi si sono ridotti del 2%, mentre nel Regno Unito del 4%. Secondo il rapporto, in Italia i salari hanno perso 6 punti percentuali, quindi oltre il doppio di quanto è stato perso nella media dei Paesi europei, questo anche perché sono in discesa i dati della produttività. 

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L’Ocse è l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economica, firmata a Parigi il 14 dicembre 1960 ed entrata in vigore il 30 settembre 1961. Di questa organizzazione, al momento, fanno parte 38 paesi, fra cui c’è anche la nostra Italia. La missione dell’OCSE è la promozione, a livello globale, di politiche che migliorino il benessere economico e sociale dei cittadini. Le tematiche trattate dall’Organizzazione attengono a numerosi settori, da quello economico, a quello finanziario, dal settore sociale alla governance, dallo sviluppo sostenibile alla cooperazione tecnologica e all’innovazione.

La denuncia dell’Ocse sui salari in Italia

Secondo il report di Ocse sui salari, l’Italia è il Paese «che ha registrato il calo dei salari reali più forte tra le principali economie Ocse». «Alla fine del 2022 i salari reali erano calati del 7% rispetto al periodo precedente la pandemia. La discesa è continuata nel primo trimestre 2023, con una diminuzione su base annua del 7,5%», scrivono ancora. Sottolineano anche che nel 2023 in Italia i salari nominali aumenteranno del 3,7%, ma l’inflazione dovrebbe attestarsi al 6,4% nel 2023 e al 3% nel 2024. I salari fissati da contratti collettivi, invece, sono diminuiti di più del 6% rispetto al 2022.

Aggiungono poi dall’Ocse che le politiche attive del mercato del lavoro «sono un pilastro fondamentale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza». «Se l’obiettivo iniziale di numero di persone in cerca di lavoro da prendere in carico è stato raggiunto, è ora essenziale garantire un sostegno effettivo e adeguato in tutte le regioni e rafforzare la verifica dei percorsi formativi realizzati». «I mercati del lavoro hanno dato prova di una notevole resilienza nell’ultimo anno e restano tonici, malgrado l’elevata inflazione e l’aumento del costo della vita abbiano eroso i redditi reali», afferma il segretario generale dell’Ocse, Mathias Corman.

E ancora: «L’accelerazione recente degli sviluppi e degli strumenti legati all’Intelligenza Artificiale (AI) segna una svolta tecnologica, con implicazioni concrete su numerosi quadri di lavoro. È assolutamente necessario riflettere a delle cornici politiche di lungo termine per l’uso dell’IA sul luogo di lavoro e continuare ad incoraggiare la cooperazione internazionale per massimizzare i vantaggi gestendo nel contempo i rischi in modo appropriato». Ma il salario minimo? Qualcuno si ricorda dell’esistenza del salario minimo?

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Sì, e ne parla proprio l’Istat, secondo cui il salario minimo a 9 euro all’ora «comporterebbe un incremento della retribuzione annuale per 3,6 milioni di rapporti, che beneficerebbero di un incremento medio annuo di 804 euro». Gli incrementi percentuali più significativi si avrebbero nei settori delle altre attività di servizi (+8,9% sul totale e +20,2% tra gli interessati) e nelle attività di noleggio, agenzie viaggio, servizi di supporto alle imprese (+2,8% e +14,3%); per i rapporti di apprendistato (+8% e +21,8%), riferiti ai giovani sotto i 30 anni (+3% e +18%), ai lavoratori nel Sud (+2% e +16,7%) e nelle Isole (+1,5% e +15,1%).

A evidenziare l’importanza di questi dati, è Chiara Gribaudo del Partito Democratico: «La propaganda di Meloni, che descrive il nostro come il Paese della meraviglie, si è dimostrata un castello di carte. L’Ocse certifica come, in un anno, i salari in Italia siano scesi del 7%. Dovrebbe essere la prima emergenza su cui intervenire, ma il Governo ha scelto la via della precarietà e dello smantellamento dei diritti. Continuano a non voler discutere di salario minimo, nonostante oggi l’Istat abbia confermato come questa misura porterebbe benefici a più di 3milioni e mezzo di lavoratori».

Conclude: «Ci troviamo di fronte ad un esecutivo che ha dichiarato guerra ai poveri e reintrodotto forme di contratti precari come i voucher. Abbiamo un’altra idea di lavoro, che vogliamo giustamente retribuito, dignitoso, di qualità e sicuro». Concordano anche Movimento 5 Stelle e Azione. Francesco Silvestri, capogruppo alla Camera M5S, ha affermato:

«L’Istat e l’Ocse dicono che il salario minimo aiuterebbe milioni di lavoratrici e lavoratori e darebbe nuovo impulso all’economia, eppure Giorgia Meloni lo definisce ‘uno specchietto per le allodole’. Purtroppo questo centrodestra continua a regalare vitalizi e a dispensare privilegi, ma è totalmente sordo ai problemi che attanagliano milioni di cittadini. Giorgia Meloni pensi a chi percepisce uno stipendio da fame, a chi non riesce a pagare il mutuo, le bollette e fa i conti con un carovita che non può essere attenuato con risorse esigue. La sua unica preoccupazione non può essere quella di proteggere una cricca che è evidentemente incapace di tutelate gli interessi dei cittadini».

Infine, Carlo Calenda ritiene che a Giorgia Meloni al momento non importanti del salario minimo, «ma non potrà continuare. L’anno scorso gli italiani più poveri hanno pagato un’inflazione al 17 per cento su salari e pensioni che erano già da fame. La proposta che abbiamo fatto è giusta ed equilibrata e rafforza la contrattazione. Dico io almeno sediamoci e parliamone».

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