Eugenia Roccella: dateci il salario minimo, e noi (forse) penseremo a fare figli

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Problema culturale. Per la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, Eugenia Roccella, in Italia i giovani non fanno figli per un problema culturale. Non perché passiamo anni interi a buttare soldi per un’università che ormai non ci dà neanche la certezza di ottenere un lavoro ben pagato e nel settore in cui abbiamo studiato, non perché spesso siamo costretti ad accettare uno stage o un lavoro sottopagato, giusto per riuscire a pagare l’affitto, non perché non esiste una legge sul salario minimo e quindi spesso lavoriamo ore e ore per due spiccioli. Non facciamo figli perché preferiamo lo spritz. Ma mi faccia il piacere.

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Sempre che vogliono decidere perché noi non facciamo figli! Siamo viziati, non vogliamo rinunciare a niente, preferiamo i cani e i gatti, non vogliamo responsabilità, preferiamo gli Spritz, non ci importa del futuro… Sarà mai però che qualcuno parli del problema effettivo per cui siamo una generazione che fa meno figli. Punto uno, non abbiamo un lavoro fisso, e se lo abbiamo è sottopagato. Punto due, se facciamo figli, ce ne andiamo fuori dall’Italia perché questo paese è vecchio e sembra non avere la minima intenzione di ringiovanirsi. Punto tre, molti sono costretti a vivere ancora con la propria famiglia, perché gli affitti costano troppo.

E il governo cosa fa per venirci incontro? Introduce il salario minimo? Fa in modo che le università formino sin dal principio con le competenze necessarie per andare a lavorare senza perdere anni e anni in una formazione, buttando tanti soldi e tanto tempo, che poi non sarà comunque sufficiente per farti lavorare? Approva un PNRR per gli asili nido? E di nuovo, introduce il salario minimo? Salario minimo? Salario minimo necessario per poter mantenere un bambino che non viene di certo nutrito con preghiere e amen? No, non fa nulla di tutto questo.

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Il nostro governo ci critica costantemente, sin da quando siamo adolescenti. Cerca di far emergere le eccellenze che in genere son figli di papà (non detto in modo negativo, ma nel senso che son persone già di per sé privilegiate, vedi Carlotta Rossignoli), cerca di far scappare chiunque all’estero bocciando una legge sul salario minimo, proteggendo di fatti solamente i ricchi che posseggono aziende e imprese, ma non i giovani che potrebbero far figli, ma che non li fanno perché non hanno soldi. E ci criticano per questo dicendo che preferiamo i cani e i gatti.

Ministra Eugenia Roccella, per l’amor di Dio, si informi e smetta di vivere nel mondo colorato delle fiabe in cui le persone non fanno figli perché sono degli scansafatiche senza cultura che preferiscono lo spritz a un figlio. Se questa generazione non fa figli (e io faccio parte di questa generazione, voglio avere dei figli con tutto il mio cuore ma al momento non posso permettermi di mantenerli), è semplicemente perché non abbiamo uno straccio di certezza verso il futuro. Non sappiamo neanche se riusciremo ad arrivare a fine mese, in che modo possiamo mantenere un bambino?

La ministra Eugenia Roccella e la sua visione distorta dei giovani adulti

Proprio ieri abbiamo parlato del report di Ocse sui salari, dove è venuto fuori che, sorpresa sorpresa, l’Italia è il Paese «che ha registrato il calo dei salari reali più forte tra le principali economie Ocse». «Alla fine del 2022 i salari reali erano calati del 7% rispetto al periodo precedente la pandemia. La discesa è continuata nel primo trimestre 2023, con una diminuzione su base annua del 7,5%». Eppure, con questa riduzione dello stipendio, la ministra della natalità e della famiglia pensa che i giovani adulti non procreino perché preferiscono lo spritz. In alcune città a breve neanche puoi permetterti lo spritz, figuriamoci un figlio.

Lo spritz, comunque, è stato citato dal giornalista Francesco Verderami, e lo racconta la ministra Eugenia Roccella al convegno, organizzato al Consiglio regionale del Lazio, “Natalità, conciliazione, welfare aziendale”: «In Italia non si fanno figli per un problema culturale. In uno dei tanti incontri che ho fatto c’era anche il giornalista Francesco Verderami, disse: “Sì, infatti oggi l’alternativa è tra lo spritz e il figlio“. Con questo voleva dire che oggi hai delle opportunità che un tempo non c’erano e che fare i figli può essere un ostacolo a vivere queste opportunità».

Più che altro, lo spritz costa cinque euro, un figlio invece €640 al mese, che è il costo di una stanza (se ti va bene) a Milano o a Roma. Ci sono così tanti problemi in Italia che potrebbero essere risolti dal governo che si è presentato come il governo scelto dal popolo, ma ci ostiniamo ad andare contro una generazione che si dice che abbia avuto più delle altre solo perché ha avuto il GameBoy e ora lo spritz, ma il più che vedo io sono solo depressione, ansia e problemi mentali che il bonus psicologo riesce a risolvere in modo molto limitato.

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Tornando alla ministra Roccella, afferma di aver risposto al giornalista che «bisogna eliminare questi ostacoli far sì che lo spritz sia il figlio, dando un ambiente amichevole nei confronti della genitorialità. In questo metaforico spritz rientra la costruzione di un welfare aziendale e un mondo del lavoro che sappia tenere conto di queste nuove esigenze». E fin qui… Il problema però è che un discorso incoerente, se tieni conto che lo stesso governo è contro il salario minimo e che nell’ultimo testo del PNRR sono anche saltati 36mila posti negli asili nido. Non puoi dire di essere pro al welfare aziendale andando incontro alle nuove esigenze, se poi permetti ancora a giovani adulti di venir sfruttati.

Ministra Eugenia Roccella, non puoi raccontare la storiella di voler aiutare i giovani, se poi passi le tue giornate ad andare contro quelli che scelgono oppure non possono avere i figli per una condizione economica non stabile. Rimboccati le maniche e fai qualcosa di concreto, altrimenti le tue sono solo parole buttate al vento. È molto facile dire agli altri di fare figli, quando non hai problemi economici, quando hai una casa e un lavoro che ti fa guadagnare fior di quattrini. Ci vuole empatia, e se non hai empatia, ci vuole solo silenzio.

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