È morto il 2 settembre 2020, ieri, Philippe Daverio, storico dell’arte, docente e saggista, ma anche conduttore di Passepartout, programma culturale amato soprattutto per i collegamenti tra cronaca e storia dell’arte che la mente geniale del suo conduttore riusciva a creare in ogni puntata.
Stroncato da un tumore a soli 70 anni, Philippe Daverio era l’ultimo divulgatore d’arte che trasmetteva le proprie conoscenze e la propria cultura in televisione, cercando di trasmettere la propria passione anche alle menti più giovani che spesso tendono ad allontanarsi all’arte e a vederla come qualcosa di noioso e non necessario.
In tanti anni di carriera, da quando si è trasferito in Italia e ha aperto ben tre gallerie, è stato d’ispirazione per molte persone, tra le sue citazioni più famose, vogliamo ricordare:
«Io non sono dottore perché non mi sono laureato, ero iscritto alla Bocconi nel 1968-1969, in quegli anni si andava all’università per studiare e non per laurearsi.»
Una frase fin troppo attuale, considerando che oggi sono troppo pochi gli studenti che studiano non per passione, ma per obbligo, per potersi laureare al più presto ed entrare nel mondo nel lavoro, o forse semplicemente per poter avere una certificazione che faccia sapere che si è riusciti a far qualcosa nella propria vita.
E questo, Philippe Daverio, lo aveva capito benissimo.
Philippe Daverio: biografia
Philippe Daverio è nato in una città francese dell’Alsazia, in Francia, a Mulhouse ed è cresciuto in una famiglia multiculturale. Il quarto di sei fratelli, suo padre, Napoleone, era di origini italiane, mentre sua madre, Aurelia, era alsaziana.
Ha frequentato un collegio dove ha avuto un’educazione ottocentesca. Si è poi trasferito in Italia, dove ha studiato alla Scuola Europea di Varese, e si è dedicato agli studi universitari, frequentando la facoltà di Economia e Commercio alla Bocconi di Milano, ma non si laurea sebbene avesse superato tutti gli esami.
È proprio durante gli studi alla Bocconi che Philippe Daverio ha iniziato ad appassionarsi all’arte e, nel 1975, ha inaugurato la sua prima galleria d’arte a Milano. Durante questi anni ha anche conosciuto e fidanzato con Elena Gregori, con cui nel 1972 ha iniziato a convivere e con cui si trovava in affinità grazie alla loro passione per l’arte.
Nell”83 i due si sono spostati e hanno avuto un figlio, Sebastiano, che ha ereditato dal padre e dalla madre l’amore per l’arte, divenendo un curatore.
Nel corso della sua vita ha partecipato come storico d’arte a molte riviste e a programmi televisivi, come il già citatoPassepartout,Il Capitale di Philippe Daverio, entrambi su Rai 3, mentre su Rai 5 ha diretto l’Emporio Daverio. Infine, lo scorso anno è stato protagonista di una rubrica d’arte aStriscia la Notizia.
3 curiosità su Philippe Daverio
Dopo aver ripercorso brevemente la sua vita, dedichiamoci a 5 curiosità che forse non saprete su di lui e che potrebbero interessarvi.
Era un grande fan dei papillon
Il critico d’arte venuto a mancare ieri era un grande appassionato dei papillon, infatti ne indossava uno in ogni occasione importante. In un’intervista con Elle Italy aveva anche spiegato il perché comprasse tanti papillon colorati e stravaganti, papillon che comprava «nel mondo anglosassone, in giro per Londra, New York, Boston; un po’ a Parigi, da Charvet, in place Vendôme».
«Mi sono sempre vestito così, molto colorato, e rivendico per gli uomini il diritto di farlo. È colpa della modernità se ora sono tutti in grigio e nero. Del resto, nei momenti storici di apertura sociale, quando nuovi individui devono essere integrati, i maschi diventano monocromi, così sono immediatamente presentabili e dunque accettabili.»
Riteneva che vestirsi colorato fosse un’espressione della sua stessa personalità. Un po’ come il Dottore in Doctor Who (non vi ricorda Eleven?)!
Parlava molte lingue
Abbiamo già detto che Philippe Daverio è nato in una famiglia multiculturale, ma in realtà era anche un abile madrelingue di tre lingue: italiano, francese e tedesco e, in più, parlava divinamente anche lo spagnolo e l’inglese.
In più, era anche capace di parlare in veneziano, alsaziano, milanese, svizzero e tedesco. Insomma, sapeva diverse lingue europee, per poter illuminare di cultura in diverse lingue.
Ha avuto un rapporto complicato con la Sicilia
Il critico d’arte fu bibliotecario a Salemi, in provincia di Trapani, con la giunta di Vittorio Sgarbi e in quel periodo non ha detto belle parole sulla Sicilia, poiché riteneva che non piacesse. Celebre è la sua citazione su Palermo che«è una città naturalmente splendida che ha una forte inclinazione verso il degrado».
Pubblicò poi delle scuse, in particolare contro Borgo dei Borghi contro cui aveva dichiarato le critiche più severe, dicendo che «a tutti i siciliani , e so che alcuni mi capiranno, almeno quelli non troppo suscettibili ai pizzicotti critici».
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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