Poesie di Pasqua: otto da recitare o leggere oggi

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Buona Pasqua da tutto lo staff di Cup of Green Tea! Ma, nel frattempo… Che poesie possiamo leggere o recitare in questa giornata? Ovviamente chi ha dei bambini in famiglia, avrà quelle che imparano i più piccoli a scuola, ma per chi ha solo bambini cresciuti, dovrà arrangiarsi in qualche modo per tenere vive le tradizioni, e quindi oggi vi proponiamo cinque tipiche poesie che potreste recitare anche da adulti, magari imparandole a memoria oppure semplicemente leggendole!

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Otto poesie di Pasqua

Buona Pasqua

Non camminare davanti a me
potrei non seguirti;

non camminare dietro di me,
potrei non sapere dove andare.

Cammina a fianco a me
e sii per me un amico!

Albert Camus

Canzone di Pasqua

Cantate, rondinelle;
cantate, fontanelle;
alzate, fiorellini,
i teneri capini,

verso l’azzurro cielo;
ridete pesco e melo;
squillate, bronzi santi,
tutti i festosi canti:

s’è dischiuso l’avello
di Gesù Salvatore
ed un angelo bello,
vestito di splendore,
ripete giubilante:
– Gesù Cristo è risorto,
glorioso e trionfante!

Teresa Romei Correggi

È Pasqua!

È Pasqua!
Sul mandorlo in fiore,
il vento d’aprile
sussurra gentile
la prima parola d’amore.

È Pasqua!
Con garrulo strido,
signora dell’aria
la rondine svaria,
cercando la gronda e il nido.

È Pasqua!
Tra candidi veli
di nubi, giocando
traluce sul mondo
lo smalto azzurrino dei cieli.

È Pasqua!
Nei cuori sublime,
con Cristo risorto,
rinasce il conforto
ch’esalta, soccorre, redime.

R. Murari
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Frantumi di cioccolato

Con tre colpetti il cucchiain d’argento
squarciò l’uovo, una sfoglia
di cioccolato:
un momento
che il bimbo ha trepidato.
Costò una pecorella,
gialla come un pulcino,
milleseicento lire.
Come può divertire
un uovo e un cucchiaino!

Fuori, hanno loro cose
che non costano nulla
altri piccini ch’escono nel sole.
Le vetrine fastose,
tepidi effluvi di pasticceria
da intercettar sul limitare,
e la folla chiassosa della via,
che a sfilare s’appresta,
oggi, la cinghia a gloria del Risorto.

Lindi colori d’aprile, sete novelle
fluttuano nei loro sognanti occhi ammaliati.
I campanili, le rondini, il sole,
le campane a distesa, cultura e società
e ogni chiesa
una serra,
velata di fumi
d’incenso,
gioiosa di lumi,
or che l’Ucciso non è più sotterra.

Resta
ai bimbi dei poveri
la festa
di primavera:
per loro le campane e il cielo e Gesù che ascende
in un odor di cose buone!

Nel suo salone
a stucchi, sta deluso,
ugglato,
si riguarda i frantumi
di cioccolato,
quel bimbo che tutto possiede
e solo attendeva di nuovo,
oggi, qualcosa
da un uovo.

Alberto Mario Moriconi

L’Olivo

Io vi reco l’olivo,
l’olivo benedetto.
Mettetelo stamane
in capo ad ogni letto,
perché splenda di pace
tutto il vostro cammino!
Vedete? Ve lo porge
la mano di un bambino,
ma è un dono senza uguale
che viene dal Signore

Graziella Ajmone

Pasqua

Io vi reco l’olivo,
l’olivo benedetto.
Mettetelo stamane
in capo ad ogni letto,
perché splenda di pace
tutto il vostro cammino!
Vedete? Ve lo porge
la mano di un bambino,
ma è un dono senza uguale
che viene dal Signore

Luisa Nason
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Elegia Pasquale

Pasqua ventosa che sali ai crocifissi
con tutto il tuo pallore disperato,
dov’è il crudo preludio del sole?
e la rosa la vaga profezia?

Dagli orti di marmo
ecco l’agnello flagellato
a brucare scarsa primavera
e illumina i mali dei morti
pasqua ventosa che i mali fa più acuti.

E se è vero che oppresso mi composero
a questo tempo vuoto
per l’esaltazione del domani,
ho tanto desiderato
questa ghirlanda di vento e di sale
queste pendici che lenirono
il mio corpo ferita di cristallo;
ho consumato purissimo pane.

Discrete febbri screpolano la luce
di tutte le pendici della pasqua,
svenano il vino gelido dell’odio;
è mia questa inquieta
Gerusalemme di residue nevi,
il belletto s’accumula nelle
stanze nelle gabbie spalancate
dove grandi uccelli covarono
colori d’uova e di rosei regali,
e il cielo e il mondo è l’indegno sacrario
dei propri lievi silenzi.

Crocifissa ai raggi ultimi è l’ombra
le bocche non sono che sangue
i cuori non sono che neve
le mani sono immagini
inferme della sera
che miti vittime cela nel seno.

Andrea Zanzotto

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