Le citazioni di Paolo Borsellino da tenere sempre a mente

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Viviamo in un’epoca in cui molti hanno scelto di dimenticare le stragi mafiose e che in genere si ostinano a pensare che la mafia non esista più, che con l’arresto di Matteo Messina Denaro dopo ben 30 anni di latitanza, si sia ufficialmente chiuso un capitolo della storia italiana. Alcuni arrivano a romanticizzare i mafiosi grazie a film come 365 giorni che sono un insulto e uno sputo in faccia per tutte le vittime, fra cui c’è anche Paolo Borsellino, ucciso 31 anni fa dalla stessa mafia che oggi viene tanto immaginata dagli americani principalmente come qualcosa di romantico, di protettivo, di lussuoso. E per questo oggi ricordiamo alcune delle parole più belle dette da Paolo Borsellino.

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Paolo Borsellino era consapevole del destino che lo attendeva, o meglio, che non lo attendeva. Nei 57 giorni dalla strage di Capaci, in cui Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro persero la vita, Paolo Borsellino ripeteva spesso “ora tocca a me“. Era ben consapevole che la mafia avrebbe desiderato fermarlo, ma nessuno lo proteggeva. Lo Stato non intraprese alcuna azione per proteggere né il giudice, né la sua scorta. Paolo Borsellino sapeva che sarebbe stato ucciso, eppure non si fermò mai.

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Lo scorso anno la sua storia è stata raccontata dall’unico sopravvissuto, direttamente dal luogo dove trent’anni fa venivano assassinati Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Lui è Antonio Vullo, all’epoca era un giovane poliziotto mentre oggi è in pensione. L’ex poliziotto si è raccontato a Mattanza, il podcast sulle stragi del ’92 prodotto dal Fatto Quotidiano. «Non c’è stata sicuramente la volontà di proteggere Borsellino», ha detto.

«Io sono entrato all’ufficio scorte la settimana dopo la strage di Capaci: tutti sapevano che dopo Falcone la persona da colpire era Borsellino. Per questo pensavamo che per colpire Borsellino si sarebbero dovuti inventare qualcosa di molto più eclatante rispetto a Capaci», ha aggiunto. Tutti, quindi, se l’aspettavano. E nonostante ciò, trovarono davanti una situazione inaspettata: «pensavamo di entrare in un bunker e invece quando abbiamo preso in consegna il giudice Borsellino abbiamo scoperto che non c’era neanche la sorveglianza fissa sotto casa sua».

Questo li fece «pensare tantissimo: non ci aspettavamo che venisse lasciato così scoperto. Da quel giorno abbiamo cominciato a fare relazioni, a segnalare che all’interno del cortile, dello stabile, dell’ascensore nel palazzo poteva succedere di tutto. Sicuramente non c’è stata la volontà di proteggerlo». Racconta che, quella domenica del 19 luglio, quando sono arrivati in via d’Amelio, si sono accorti che qualcosa non andava. C’erano tante auto parcheggiate. Vullo era con la sua squadra, nella macchina di testa con Claudio Traina e Vincenzo Li Muli. Al centro c’era quella di Borsellino, e dietro quella con Catalano, Cosina ed Emanuela Loi.

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«Ho visto che il giudice era sceso dalla sua auto e subito dopo è stato raggiunto da Emanuela Loi e Agostino Catalano. Stava pigiando il citofono esterno, stava per accendere la sigaretta, gliel’ha fatta accendere Agostino Catalano. Borsellino non aveva nulla in mano, assolutamente», ha raccontato, ancora. «A un certo punto sento un soffio così enorme all’interno dell’abitacolo, l’auto si è sollevata e stava prendendo subito fuoco. Ho sentito una sfiammata, ma violenta: una compressione simile a quando uno schiaccia un palloncino e poi lo lascia…ancora oggi questa sensazione purtroppo la sento, perché è una cosa veramente che ti lascia il segno».

Dopo l’esplosione, racconta Vullo, è uscito dall’auto: «sono riuscito a uscire dall’abitacolo che stava prendendo subito fuoco. E quando sono sceso dall’auto mi sono reso conto di quello che è successoCercavo i colleghi era tutto buio, fumo intenso, incominciavano a esplodere forse auto, i colpi anche nostri, i colpi delle armi in dotazione. Mi sono accorto di essere fermo sopra un piede mozzato di un collega, ho visto altri brandelli di carne, ho visto il corpo di un collega davanti l’auto. Ho visto questa immagine e poi mi sono trovato in ospedale».

Le citazioni da ricordare di Paolo Borsellino

La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.

Paolo Borsellino

Non ho mai chiesto di occuparmi di mafia. Ci sono entrato per caso. E poi ci sono rimasto per un problema morale. La gente mi moriva attorno.

Paolo Borsellino

Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene.

Paolo Borsellino

La paura è umana, ma combattetela con il coraggio.

Paolo Borsellino

Guardi, io ricordo ciò che mi disse Ninnì Cassarà allorché ci stavamo recando assieme sul luogo dove era stato ucciso il dottor Montana alla fine del luglio del 1985, credo.
Mi disse: Convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano.

Paolo Borsellino

È normale che esista la paura, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti.

Paolo Borsellino

È bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola.

Paolo Borsellino

Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo.

Paolo Borsellino

Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo.

Paolo Borsellino

La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.

Paolo Borsellino

Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri.

Paolo Borsellino

Giovanni, ho preparato il discorso da tenere in chiesa dopo la tua morte: “Ci sono tante teste di minchia: teste di minchia che sognano di svuotare il Mediterraneo con un secchiello… quelle che sognano di sciogliere i ghiacciai del Polo con un fiammifero… ma oggi signori e signore davanti a voi, in questa bara di mogano costosissima, c’è il più testa di minchia di tutti… Uno che aveva sognato niente di meno di sconfiggere la mafia applicando la legge.

Paolo Borsellino
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