Ministri della distopia: le soluzioni alla violenza di genere del governo Meloni

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Secondo la Ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, per contrastare la violenza di genere, per evitare che degli adolescenti stuprino in gruppo una diciannovenne come è successo al Foro Italico di Palermo, bisogna limitare il porno quando sono ancora minorenni. Bisogna vietargli di vedere qualcosa che sicuramente influisce sulla loro concezione del sesso e della figura della donna, ma se c’è qualcosa che so è che più vieti una cosa a un adolescente, più troverà il modo per fruirne. Provo a fare un esempio: i canali Telegram. Puoi anche mettere i filtri famiglia sui siti pornografici (esistono già)… Ma Telegram come lo fermi? Forse bisognerebbe, semplicemente, educare?

Sembra di vivere in una distopia in cui tutti i politici partecipano a una gara a chi dice la cosa più idiota. Il ministro dell’Istruzione Valditara propone degli incontri con le vittime di violenza in modo che «possano testimoniare in modo diretto che cosa significa la violenza contro le donne». In altre parole, costringi delle sopravvissute a rivivere costantemente la propria violenza usandole come delle “influencer” della violenza di genere. E poi, ovviamente, il 25 novembre si fa qualcosa di carino per far vedere che gli uomini, due giorni all’anno, sono tutti buoni e gentili.

Il vicepremier Matteo Salvini, invece, propone direttamente la castrazione chimica tramite un disegno di legge, sottolineando che «se stupri una donna o un bambino hai evidentemente un problema» e quindi «la condanna in carcere non basta». Come se lo stupro non sia un desiderio di controllare e soprattutto sottomettere la donna o il partner e stia tutto nella testa, nella mente, dell’uomo. Non è una necessità fisica. E per questo motivo la castrazione chimica è totalmente, completamente, assolutamente, inutile, perché non cambia il cervello delle persone. Forse… Forse bisognerebbe prevenire? Fare quell’educazione sessuale e all’affettività con quel DDL 294 che è fermo al Senato? Chiedo.

Il DDL 294 vede la prima firma di Cecilia D’Elisa, senatrice del PD, vicepresidente della commissione bicamerale d’inchiesta sui femminicidi e portavoce nazionale della conferenza delle democratiche, che qualche giorno fa lo ha ricordato sui social:

«Compito della scuola nel contrasto alla cultura patriarcale va ben oltre l’impegno nel mese di novembre, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile contro le donne. È un impegno per far diventare strutturale lo sguardo di genere e il superamento degli stereotipi. Abbiamo fatto concretamente un disegno di legge volto a promuovere educazione all’affettività e alle differenze, per sviluppare, nella formazione della popolazione studentesca, il rispetto dei principi di eguaglianza e non discriminazione.

Abbiamo proposto azioni concrete e l’integrazione dei curricula delle scuole, abbiamo previsto il coinvolgimento delle famiglie attraverso l’informazione, la pubblicità e un’attenta comunicazione circa gli interventi educativi deliberati nell’ambito del piano triennale. Abbiamo costruito l’idea di una formazione del personale docente e non docente. Al senato è il disegno di legge 294, di cui sono prima firmataria, e attende solo di essere discusso. Contro la violenza di genere facciamo sul serio».

Salvini, Valditara, Roccella e la distopica soluzione alla violenza di genere

Le vittime di violenza influencer

«Stiamo organizzando con la ministra Roccella un’iniziativa contro la violenza sulle donne che si terrà il 25 novembre. Sarà una giornata importante che vedrà la partecipazione anche di testimonial», ha affermato il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara. Sì, ha usato proprio la parola testimonial per descrivere le vittime di violenza di genere. «Come ministero stiamo inoltre lavorando per fare qualcosa che possa avere un’incidenza più continuativa». Educazione sessuale fatta in modo serio? Educazione all’affettività? Educazione al rispetto?

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Sì, quest’ultimo caso, peccato che poi abbia sottolineato che si tratterà di «incontri da tenere nelle scuole rendendo protagonisti gli stessi studenti e con l’intervento, fra gli altri, di vittime di violenze che possano testimoniare in modo diretto che cosa significa la violenza contro le donne». Non devi spiegare cos’è la violenza sulle donne. Devi spiegare a quei ragazzini che evidentemente non hanno ricevuto abbastanza amore dalla propria famiglia e che hanno visto troppi porno che la propria partner non è la madre, la serva, la schiava sessuale, ma una persona. E deve rispettarla in quanto persona.

Anche la Sottosegretaria all’Istruzione e al merito, Paola Frassinetti, sottolinea ancora il dettaglio delle vittime testimonial: «Come annunciato dal Ministro Valditara sono in cantiere iniziative mirate con il coinvolgimento diretto degli studenti e le testimonianze in classe di vittime di violenza, per determinare, anche attraverso l’educazione civica, una profonda riflessione culturale nelle scuole ad iniziare già da quella dell’Infanzia». Questo dimostra di come una donna non abbia neanche il diritto di andare avanti, di superare la propria violenza, in quanto dovrà riviverla costantemente.

La castrazione chimica

A queste dichiarazioni si accoda il senatore della Lega Roberto Marti, presidente della commissione Cultura a Palazzo Madama, che si congratula con il collega per l’iniziativa e sottolinea che la Lega guidata da Matteo Salvini «ha già presentato alla Camera una proposta di legge per l’introduzione dell’insegnamento delle pari opportunità nelle scuole. Chiediamo inoltre, con un nostro ddl, un inasprimento delle pene per pedofili e stupratori, prevedendo la castrazione chimica. Episodi del genere vanno combattuti in ogni modo già dai banchi di scuola e non devono più ripetersi». Va bene l’inasprimento delle pene… Ma la castrazione chimica a che serve?

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La Convenzione di Istanbul di cui fa parte anche l’Italia e ratificata da pochi mesi dall’Unione Europea (sebbene Lega e Fratelli d’Italia si siano vergognosamente astenuti), ci spiega che «la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e impedito la loro piena emancipazione». Parliamo quindi di una violenza che va al di là del bisogno fisico di eiaculare, ma più di un possedere le donne in maniera dominante. Avere un potere su di loro.

E questo dimostra come, o la Lega (insieme a Fratelli d’Italia) utilizzi la castrazione chimica come semplice populismo visto che in seguito allo stupro di Palermo tutta Italia si è svegliata e ha deciso tutt’un tratto di essere contro la violenza sulle donne come se nel 2023 non ci siano stati 75 femminicidi nel nostro Bel Paese, oppure siano semplicemente dei grandissimi e fieri ignoranti. E anche incoerenti, considerando la famosa astensione al primo strumento internazionale giuridicamente vincolante per la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne e della violenza domestica.

Vietare il porno ai minori

Tralasciando il fatto che tecnicamente la pornografia è già vietata per i minori da tipo sempre, la ministra della Famiglia e delle Pari Opportunità Eugenia Roccella propone di vietare il porno ai minorenni. Sottolineiamo una cosa prima: il porno è effettivamente un problema per gli adolescenti che lo utilizzano come unica forma per conoscere il sesso. Si fanno delle domande sul proprio corpo, su quello della ragazzina che gli piace, si fanno delle domande su cosa potrebbe piacere o no… E si danno delle risposte con il porno perché l’educazione sessuale non viete fatta in modo serio nelle scuole italiane.

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Era il 2009, Eugenia Roccella ai tempi era sottosegretaria al Welfare e, al margine di un convegno sull’educazione sessuale, affermava che «l’educazione sessuale non può avere un’ora come fosse una semplice materia, altrimenti si ricade nella convinzione che esiste il sesso come una cosa a sé stante. Io penso dunque che l’educazione sessuale debba essere familiare fermo restando che non la chiamerei così perché stiamo parlando di una cosa complessa che fa parte dell’educazione alla responsabilità e all’affettività». La responsabilità dell’educazione sessuale dei figli, quindi, ricade sui genitori. La ministra Roccella vuole ripetere le sue parole ai genitori degli stupratori, o a quelli della diciannovenne stuprata?

La scuola ha il compito di educare, di far comprendere agli adolescenti cos’è il consenso, cos’è l’amore, cos’è il rispetto e anche il proprio corpo. I genitori, ovviamente, non dovrebbero esserne esenti, ma nel momento in cui ci sono ancora dei bigotti che sfornano marmocchi per l’amor di Dio e pretendono che arrivino vergini al matrimonio (e questo anche perché a loro stessi non è stata fatta educazione sessuale), qualcun altro deve prendere il loro posto e deve salvare la nuova generazione.

Non è vietando, castrando o portando testimonianze che si educano le future generazioni. Non fermi gli omicidi vietando gli sparatutto, non fermi gli stupri non agendo sulla mentalità, e non fermi la violenza costringendo le vittime a rivivere costantemente la propria. Permettete agli adolescenti di conoscere il proprio corpo e quello del sesso opposto con delle persone che hanno studiato e che sono capaci di spiegarlo con la professionalità e la serietà che merita. Altrimenti continuate a piagnucolare sugli stupri e a fare populismo. Dopotutto, è l’unica cosa che vi riesce bene.

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