Medico aggredito per il colore della pelle: i media umanizzano l’aggressore

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Siamo stupiti? Assolutamente no. I media italiani ancora una volta si dimostrano dalla parte dell’aggressore, cercando di farlo compatire dai lettori e non solo. È successo tutto quando un medico è stato aggredito a Chioggia durante una visita a causa del colore della sua pelle, e già questo dovrebbe far sconvolgere tutti perché nel 2021 in Italia esiste ancora il razzismo. Per tutto l’ultimo anno i medici e gli infermieri sono stati visti come degli eroi, ma evidentemente questo non vale se i medici hanno la pelle nera, in quel caso viene insultato con epiteti razzisti, e neanche i giornali gli portano rispetto.

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Il sindaco di Padova Sergio Giordani (S), il medico Nelson Yontu (C) ed il presidente nazionale dell’Inps Pasquale Tridico
Fonte: ANSA/NICOLA FOSSELLA

Vi abbiamo già parlato in un’altra occasione di come i giornali italiani tendano a sminuire le donne (una dottoressa diviene una mamma, viene chiamata per nome e addirittura il suo cognome non viene neanche detto, come se fosse una vecchia amica), tuttavia per le persone nere la situazione non è tanto diversa, poiché il razzismo è ancora oggi un problema reale. Lui si chiama Nelson Yontu, è un medico originario del Camerum che si è laureato in medicina all’università di Padova. Per i giornali, però, è “Nelson”, “medico nero”, “medico di colore”.

Ora voglio porvi una domanda: quando una persona italiana viene aggredita, viene sottolineato il colore della sua pelle? Quando un professionista raggiunge un traguardo, o viene aggredito, lo chiamiamo per nome oppure lo chiamiamo con la sua qualifica e il cognome in segno di rispetto, poiché non è un nostro cugino ma una persona che non conosciamo e che deve essere rispettata? Nelson Yontu è il dottor Yontu, è un medico. Il colore della sua pelle non importa, perché, in questo caso, contribuite solo a sottolineare le differenze che hanno portato al razzismo.

Tuttavia, oggi non voglio parlarvi tanto di come dovreste scrivere un articolo per non mancare di rispetto a una persona, anche perché non sono nessuno per dare queste lezioni, tuttavia, voglio accendere i riflettori su un’altra tragica situazione, quella di chi cerca di umanizzare l’aggressore, di de-responsabilizzarlo, di far sentire in colpa chiunque abbia pensato che non sia una brava persona perché ha dimostrato solo di essere un razzista. Succede quando un uomo uccide una donna e i giornali parlano della “pelle pulita” dell’assassino, e succede anche quando un uomo attacca un medico macchiandosi di razzismo.

Razzismo in Italia: come i giornali lo sottovalutano

A denunciare la vicenda è stata la pagina Instagram deifuturoantirazzista, che in sei slide ha perfettamente spiegato come un articolo di un quotidiano locale, scritto da un giornalista «iscritto all’albo dell’ordine dei giornalisti Veneto nella categoria Professionista dal 1979», abbia scritto un «articolo che tratta dell’aggressione razzista avvenuta a Chioggia nei giorni scorsi contro il Dott. Nelson Yontu». Tuttavia, nell’articolo non si parla dell’aggressione, bensì di come l’aggressore abbia detto «attenti che mi ammazzo», cercando di giustificarlo.

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La famiglia di Nelson Yontu
Fonte: web

Noi abbiamo voluto leggere l’articolo, e come tutti siamo rimasti sconvolti da diverse affermazioni. In primis, non abbiamo potuto non notare la nonchalance con cui si utilizza il termine «ne*ro», che noi censuriamo perché siamo consapevoli che molte persone si sentono ferite, e in alcun modo vogliamo ferire qualcuno, ma nell’originale non c’è alcun asterisco. L’articolo inizia con una serie di domande riferite a Diego De Antoni, l’operario che si è macchiato di razzismo, una di queste è «è un orribile razzista? Non più di tanti, alla maniera in cui magari lo sono in molti, sdegnati e pronti a negarlo». E quindi? Questo giustifica le sue affermazioni?

Se allora esistono due, tre, cento, mille, diecimila razzisti, allora il razzismo è legittimo? Proprio perché ci sono tante persone ignoranti, bisognerebbe cercare di educarle, non di giustificarle facendo passare loro per le vittime. E, a proposito di vittime, una frase recita testualmente: «a tre giorni dal fattaccio, il “ne*rosembra essere diventato lui», cominciando a parlare di come sia un operario, di come abbia “tre figli a carico” di cui uno gravemente malato, del suo stipendo, di come abbia avuto diverse sfortune negli ultimi mesi, e ci dispiace tanto per lui, ma questo giustifica il razzismo?

Ci sono tante persone sfortunate nel mondo, ci sono tante persone che soffrono, eppure non si mettono a insultare un medico solo per il colore della sua pelle. D’altronde, però, di cosa ci sorprendiamo? Quando l’aggressore è una persona di colore, quando è uno straniero (che poi diciamo straniero, ma tantissime persone nere vivono in Italia da anni, alcune sono nate qui, sono tutto tranne che stranieri), allora non importano tutte le cose che ha dovuto vivere, importa solo che è un nero e che ha rapinato o ucciso un italiano.

Vi faccio un piccolo spoiler, visto che evidentemente c’è qualche mancanza di informazioni: non importa il colore della pelle, l’orientamento sessuale, il genere, la religione di un assassino, di uno stupratore o di un odiatore. Ci importa che siano stati degli incivili, che siano degli assassini, degli stupratori o degli odiatori. Ci importa che siano state delle pessime persone. Sottolineando il colore della pelle più e più volte contribuite solo al razzismo (e sia chiaro che non sto dicendo che sia sbagliato scrivere la nazionalità, ma sottolinearla allo sfinimento solo quando non è italiana, è un po’ ipocrita).

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Nelson Yontu
Fonte: web

Nel resto dell’articolo si continua a giustificare l’aggressore, persino con delle testimonianze da parte dei vicini: «alla testa non si comanda, quando parte parte». Ah, certo, peccato che l’uomo possegga il libero arbitrio e dovrebbe essere capace di controllare se stesso, le proprie emozioni e le proprie azioni, altrimenti ci mettiamo a giustificare anche i femminicidi o gli stupri? È per caso l’uomo un animale incapace di controllarsi?

«Che ho fatto per meritarmi tutto questo? Sono una brava persona, neanche gli assassini meritano tanto», dice l’aggressore che ha solamente dato del «ne*ro di me*da» a un dottore, minacciandolo. Il giornale sottolinea anche che ha le lacrime agli occhi e la voce tremolante, giusto per farlo sembrare ancora più innocente, quasi come se fosse colpa del dottor Yontu se è stato aggredito. La parte finale ci fa un po’ ridere. Ci fa ridere perché noi lo avevamo detto che quel monologo di Pio e Amedeo avrebbe fatto dei danni, e infatti leggete cosa ha affermato l’aggressore:

«Vai a risentirti il monologo di Pio e Amedeo sul razzismo: il razzismo non sta nella parola ne*ro, ma nella testa di chi parla, così se dico che ti ammazzo, non lo penso veramente.»

Ecco cosa hanno fatto Pio e Amedeo: hanno cercato di sdogmatizzare una parola, un insulto, che non appartiene a loro e che adesso tutti i loro seguaci si sentono in diritto di dire, perché tanto «non lo penso veramente», e intanto medici, professionisti e ragazzini rimangono feriti da quelle parole, perché non riescono proprio a farsi una risata, come non riuscirebbe nessuno che viene insultato giorno dopo giorno solo perché ha la pelle nera. Grazie, Pio e Amedeo. Grazie per aver dato una scusa alle persone per continuare a spargere odio e razzismo.

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