Governo Meloni pensa alla leva militare

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I giovani protestano per il caro affitti, per la salute mentale, per gli stipendi che non riescono a coprire un affitto… E il governo Meloni risponde con la leva militare, ovvero i cosiddetti mini naja che consistono in 40 giorni di servizio militare volontario proposti e approvati nel 2010 quando quello che oggi è presidente del Senato, era ministro della Difesa. Tuttavia, poiché nessuno voleva fare quest’esperienza, non è stato più finanziato. Nonostante quindi non si parli di leva obbligatoria, è comunque un insulto nei confronti degli universitari e degli studenti che stanno semplicemente chiedendo dei colloqui con il governo e i vari ministeri.

Stupisce? No, ovviamente. Come non dimenticare Matteo Salvini che il 22 agosto scorso ha affermato che «il militare nel nostro Paese non è stato annullato». L’occasione era la Festa della Lega a Pinzolo, in cui disse che il servizio militare è sospeso temporaneamente, «il che vuol dire che domani, volendo, sistemi qualche caserma, magari senza mandare quello di Trento a Catania e quello di Catania a Trento. Magari facendo un servizio militare o civile su base regionale con nozioni di protezione civile di pronto soccorso, di pronto intervento, di tutela dei boschi sarebbe un anno ben speso per questi ragazzi e ragazze».

Ha anche sottolineato come «il servizio potrebbe pure essere reintrodotto su base regionale». La Stampa fa notare che non è la prima volta che Salvini fa questa minaccia, ma già qualche settimana prima, sempre in campagna elettorale, ne aveva parlato a Lampedusa. Ma lui il servizio militare lo ha fatto? «Certo, in fanteria, 7/95. il Car a Casale Monferrato, e poi a Milano, in caserma in Corso Italia e alla Montello in piazza Firenze», ha risposto.

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Lo stesso La Russa, poi, già altre volte ne ha parlato. «Crediamo che fare una legge che consenta volontariamente di passare 40 giorni per un addestramento che potrebbe essere un domani facilmente integrato qualora servisse sia una cosa utile», ha detto il presidente del Senato, Ignazio la Russa, a margine delle celebrazioni in ricordo degli Alpini e di tutti i soldati caduti in guerra e in pace per la Patria, tenutasi in piazza Duomo a Milano. Ha aggiunto poi che «ci saranno una serie di incentivi a fronte della partecipazione. Punti per la maturità, per la laurea, e un punteggio aggiuntivo per tutti i concorsi pubblici». E adesso anche la premier.

Il governo Meloni e la leva militare di 40 giorni

Così tanti problemi in Italia… e si pensa ai mini naja. Studenti si suicidano anche a causa di un sistema universitario che, è evidente, ha bisogno di un repentino aggiornamento, e il governo risponde con i mini naja. «Sicuramente è un tema che si può affrontare come ipotesi volontaria, alternativa al servizio civile», ha detto il presidente Giorgia Meloni a margine dell’adunata degli alpini a Udine, a chi le chiedeva se fosse favorevole al ripristino della leva.

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C’è da preoccuparsi? No, ovviamente. In primis perché parliamo di una ipotesi volontaria, in secundis perché ne hanno parlato così tante volte senza mai fare nulla che ormai sembra che non ci credano più neanche loro. Diciamo che, considerati i loro elettori, sono in un certo senso costretti a sostenere la leva militare, ma oggettivamente non faranno mai niente per costringere i giovani a diventare militari. La Russa afferma che ci sarà un ddl in Senato a riguardo, in modo da «rimpinguare le associazioni d’arma, che senza la leva vanno naturalmente invecchiando fino a esaurimento», ma riuscirà ad essere approvato?

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Matteo Salvini invece parla di un progetto di legge della Lega per il servizio militare o civile universale riservato ai giovani fino ai 26 anni, che potrebbe essere esercitato «sia attraverso una formazione militare di base e specialistica, che con un’esperienza nell’ambito della Protezione civile e del soccorso pubblico». Per il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, sarebbe una piccola leva o un servizio civile obbligatorio.

La leva militare in Italia è stata abolita circa 20 anni fa per volontà dell’allora ministro della Difesa e dell’oggi presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con un testo che prevedeva la naja solo in caso di guerra o di casi di crisi. Adesso, quindi, chi si arruola lo fa solo per passione, niente di obbligatorio e soprattutto permanente. In sei anni, con la successiva legge Martino, si è arrivati all’applicazione totale della legge, con una riduzione costante del numero di ufficiali e sottufficiali.

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