Laura Ziliani: uccisa dalle figlie a causa dei soldi

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La storia di Laura Ziliani, un’ex vigilessa di Temù, è una delle più tristi che abbiamo studiato negli ultimi tempi. Lei, madre e vedova dal 2012 di 55 anni, uccisa dalle sue stesse figlie in collaborazione con il fidanzato di una delle due. Eppure il sindaco della città in cui viveva aveva immaginato già l’epilogo di questa tragedia, ovvero con la morte della donna e l’arresto delle due figlie, Silvia e Paola di 27 e 19 anni, e di Miro Milani, il fidanzato della figlia più grande. Ma, ai tempi, nessuno gli aveva creduto. Intanto la madre della donna racconta delle tensioni familiari a causa dei soldi.

Intervistato dall’AGI, il sindaco di Temù, Giuseppe Pasina, spiega di aver detto sin dal principio alla polizia e alle forze dell’ordine cosa fosse successo a Laura Ziliani, ma tutti gli dicevano di far silenzio. D’altronde quando si cerca una persona la si considera viva finché non si trova il cadavere. Denise Pipitone è scomparsa da 17 anni e la si cerca ancora viva, questo perché niente, nessuna delle prove, fa pensare che l’ai tempi bambina di 4 anni sia stata uccisa.

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Laura Ziliani

«Preveggente? No, era tutto molto chiaro anche se i carabinieri e il magistrato continuavano a dirmi di non fare queste dichiarazioni», ha detto il sindaco all’AGI. «Quando l’abbiamo cercata per giorni e non l’abbiamo trovata, era evidente che qualcuno l’avesse uccisa perché altre possibilità non c’erano. Era chiaro che fosse sottoterra. Per cercarla abbiamo percorso 280mila chilometri per più di venti giorni. Nelle ricerche, focalizzate soprattutto nelle zone dove secondo le figlie sarebbe stata a passeggiare, sono state coinvolte fino a 300 persone al giorno».

Ma ci sono dei dettagli che a Giuseppe Pasina hanno fatto storcere il naso sin da subito: «Il telefonino buttato lì in casa, l’orologio abbandonato: era evidente che qualcuno l’avesse portata fuori, poi, certo, si poteva sospettare di tutto o di tutti. Certo, le figlie non hanno mai detto com’era vestita, limitandosi a riferire che forse avesse una maglietta a mezze maniche ma non era il tipo da uscire così col clima che c’era. Qualcosa nel loro racconto non tornava».

Aggiunge poi che «la comunità di Temù è scossa perché questo è un fatto prorio doloroso e se è stato consumato all’interno della famiglia è ancora peggio. Però tutti aspettavamo che si risolvesse questo caso, non volevamo che passasse in sordina. La comunità ha insistito per sapere. Restano dei punti di domanda che speriamo vengano chiariti. I carabinieri mi avevano detto che se continuavo a fare dichiarazioni mi avrebbe chiamato il magistrato, ma non avevo paura di dirgli la mia versione. Ora mi auguro che la giustizia faccia pagare i costi alle figlie, se davvero sono state loro a uccidere Laura, e che pignorino il loro patrimonio e paghino i danni se è andata così».

Laura Ziliani: il movente dei soldi

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Laura Ziliani insieme a Paola e Silvia

Le due sorelle al momento si trovano in cella insieme. La Stampa fa sapere che Paola e Silvia Zani hanno fatto sparire i propri cellulari durante le indagini, così come ha fatto anche Milano, che ha detto di averli venduti a « marocchino in stazione. Perché avevamo bisogno di soldi.» «Ce li ha pagati 250 euro. E ci ha anche regalato i nuovi cellulari», ha detto Silvia, giustificando il suo gesto. Tuttavia i militari hanno trovato le confezioni nascoste nell’appartamento. Solo dopo 3 mesi hanno consegnato i propri cellulari, tuttavia resettati alla versione di fabbrica.

Il motivo? Silvia diceva che non voleva che qualcuno sapesse i suoi segreti, diceva di provare «vergogna» «all’idea che si sapesse che ero iscritta a un sito di scambisti». Paola, la più giovane, invece non voleva che «si sapesse che ho una relazione col fidanzato di mia sorella», e Milani conferma: «Ho sempre pensato che fosse una cosa illecita». Tra l’altro Repubblica fa sapere che persino la madre di Milani, Mirna Donadoni, faceva pressione ai due ragazzi affinché incassassero gli affitti degli immobili.

Insomma, il movente dell’omicidio sembra essere solo quello dei soldi. Una testimone racconta che quando Laura Ziliani sparì «quest’estate, dopo l’8 maggio la madre di Mirto chiedeva qui in paese se qualcuno era interessato a prendere in affitto degli appartamenti in Val Camonica. Immagino fossero quelli della signora. Qui arrivano tanti milanesi, è zona di seconde case. I Milani si davano da fare per far girare gli immobili della vittima».

La conferma di questo movente per l’omicidio di Laura Ziliani arriva anche dalla madre, la nonna delle ragazze, che ne ha parlato al Corriere della Sera: «Ma io ho sempre avuto l’impressione che tutti e tre fossero troppo attaccati al denaro. Mirto gestisce gli averi della famiglia Zani-Ziliani come fossero i suoi… Lui e sua madre si occupano degli appartamenti di mia figlia, al punto che lei dopo la scomparsa avrebbe contattato qualche affittuaria intimandole di saldare i debiti e di consegnarle la somma di denaro».

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Mirto Milani, fidanzato della figlia maggiore di Laura Ziliani

La donna, madre di Laura Ziliani, ricorda anche una lite fra Laura e Mirto: «Lei mi disse che lui l’aveva accusata di spendere troppi soldi per la ristrutturazione degli appartamenti di via Balardini. Laura rimase basita per il fatto che si era intromesso in questioni familiari non sue… Le mie nipoti avevano ricevuto 40 mila euro di eredità dal padre. Laura aveva chiesto di investirli nella ristrutturazione degli appartamenti da locare».

Delle figlie parla anche una vicina di casa, Nicoleta Chirica: «Siamo dirimpettaie, Silvia e Paola sono cresciute con le mie bimbe e io ero amica di Laura. Dopo la scomparsa, sono andata da loro, dicevo ‘andiamo a cercarla’. E loro: ‘Non possiamo, i carabinieri non vogliono’. Non era vero. In primavera Laura mi aveva detto di aver dormito 36 ore di fila. Aveva bevuto una tisana preparata da Silvia…Per me sono dei mostri».

Le sorelle comunque sono tre, Silvia, Lucia e Paola. Silvia e Paola cia le abbiamo purtroppo conosciute, ma Paola è la sorella di mezzo, disabile, che viveva con Laura Ziliani a Brescia, e infatti è stata l’ultima a vederla prima che partisse a Temù, e sin da subito ha avuto dei dubbi. Ha detto che le sorelle «litigavano spesso con la mamma per la questione del bed and breakfast». D’altronde, dalle intercettazione dopo 18 giorni dalla scomparsa sentiamo le due gioire per l’eredità: «Novecento euro, troppo figo, soltanto con quelli paghiamo l’anticipo per un’auto nuova e forse ci sta anche una vacanza».

Insomma, la povera alla povera Laura Ziliani è stata tolta la vita proprio dalle donne a cui lei l’aveva data. Alla donne che lei aveva amato e probabilmente ha amato fino all’ultimo respiro.

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