Quando diciamo che nel 2021 non esiste più la censura, che ognuno può scrivere quel che gli pare, esprimere la propria opinione et similia, in realtà non è così. E non stiamo parlando di qualcosa che ha a che fare con il politicamente corretto (perché, ve lo ricordo, se chiamate fr*cio un ragazzo, non è liberta di opinione ma maleducazione), bensì di quello che è successo allo staff di IGN, che il 14 maggio aveva postato un articolo intitolato “Come aiutare i cittadini palestinesi” e che, in due giorni, è stato rimosso dal sito e dai social.
Non pensate che quello di IGN fosse un articolo di parte. Non si spiegava nulla, non ci si schierava da nessuna parte. Non si diceva “forza Palestina” o “abbasso Israele” e cose del genere che, al contrario, sono tranquillamente state fatte da alcuni politici che si sono schierati con Israele. Nell’articolo, che potete leggere qui ovviamente in lingua inglese, viene semplicemente fatto presente che «i civili palestinesi stanno attualmente soffrendo in gran numero a Gerusalemme, Gaza e in Cisgiordania, a causa delle forze israeliane» e noi abbiamo visto benissimo che è esattamente così.
Subito dopo la prima introduzione in cui viene semplicemente fatto presente che ci sono tantissime morti in Palestina, dati confermati anche dal New York Times, hanno cominciato a linkare dei siti in cui le persone che avessero voluto avrebbero potuto donare dei soldi per aiutare. Niente di male, quindi, semplicemente dei siti dove fare delle donazioni per aiutare delle persone che stanno morendo. Qual è, allora il problema? Perché IGN ha deciso di censurare il proprio staff cancellando un articolo in cui si chiedeva solo di fare beneficenza?
In ogni caso, prima di spiegarvi le motivazioni e le risposte in questa storia che coinvolge IGN, una società di giochi e media di intrattenimento con sede a San Francisco, vi facciamo presente che non è la prima volta che si occupa di politica e di situazioni attuali, nonostante non abbia nulla a che fare con questi argomenti. Anche durante il Pride Month o con il Black Lives Matter o addirittura con il Stop AAPI Hate, non hanno avuto paura di far sentire la propria voce e cercare, in qualche modo, di aiutare.
Perché IGN ha censurato il proprio staff
La lettera del personale
Partiamo dall’inizio della storia. Quando il post è stato eliminato dalla piattaforma, la prima cosa che un componente dello staff di IGN ha pensato è che ci fosse stato un bug, ma quando si è reso conto che il post era sparito anche dai social, ha realizzato che qualcosa non andava. Allora lunedì pomeriggio 66 membri dello staff di IGN hanno deciso di pubblicare una lettera in cui denunciano questa censura, indirizzato alla leadership di IGN, a Ziff Davis e a J2 Global.
«Noi, i sottoscritti dipendenti di IGN, siamo sconvolti dalla recente decisione della direzione di sovvertire la nostra autonomia editoriale e rimuovere il nostro post che dirige gli aiuti ai civili palestinesi attualmente colpiti da una crisi umanitaria a Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme», scrivono, con parole forti e senza paura, spiegando che nel loro post originale hanno solo postato delle associazioni in cui poter aiutare dei bambini feriti. «Tutti gli esseri umani meritano l’accesso a questi diritti fondamentali ed è importante che coloro che dispongono di mezzi offrano aiuto in tempi di crisi umanitaria», continuano.
Hanno poi raccontato quel che è successo: la decisione di eliminare l’articolo è stata presa un giorno e mezzo dopo, ed è avvenuta nel weekend, senza alcun avviso agli autori, al personale di IGN e al pubblico sul perché. «La redazione di IGN ha delle linee guida sull’aggiornamento dei contenuti ritenuti necessari, cosa che abbiamo fatto più volte in passato – ma la rimozione all’ingrosso dei pezzi senza pubblicare una dichiarazione esplicativa è espressamente contraria alla nostra consueta politica», aggiungono.
«Finalmente, più di dodici ore dopo che la questione è stata segnalata per la prima volta al team più ampio nel nostro Slack interno, il nostro staff ha ricevuto un’e-mail a tarda notte dalla leadership di IGN (dopo un ragionevole orario di lavoro per il team di IGN Global) con la stessa dichiarazione che doveva essere pubblicata pubblicamente sull’account Twitter di IGN un’ora dopo. Non c’era alcuna indicazione nella email iniziale che sarebbe servita anche come nostra dichiarazione ufficiale sulla questione», continuano, raccontando quindi tutti i fatti, ora per ora.
«Noi, sottoscritti, chiediamo un incontro faccia a faccia che includa i dirigenti di IGN e chiunque alla J2 Global o Ziff Davis abbia preso parte alla decisione, entro la fine della settimana, in cui vorremmo piena trasparenza sul ragionamento e sul processo alla base della rimozione del post. Chiediamo che l’organo di gestione responsabile della decisione accetti pubblicamente tale responsabilità.
Chiediamo che il management riconosca l’autorità editoriale e l’autonomia di IGN per quanto riguarda ciò che pubblica, indipendentemente dal fatto che si tratti di notizie, recensioni, funzionalità, guide, contenuti video o promozione di iniziative che il nostro staff ritiene importanti, come la sensibilizzazione o il sostegno caritativo.
Mentre vogliamo assicurarci che tutte le voci del nostro team — compresa la direzione di IGN — si sentano in grado di soppesare quello che diciamo come sito e come lo diciamo, siamo irremovibili sul fatto che la leadership aziendale non ottenga l’ultima parola nel nostro team — management di IGN incluso — sentitevi in grado di pesare su ciò che diciamo come sito e su come lo diciamo, siamo fermamente convinti che la leadership aziendale non ottiene l’ultima parola nelle decisioni editoriali.»
Infine, si firmano, sottolineando che sono un team di creators che ama quel che fa e che sono orgogliosi del loro lavoro e della libertà che gli viene concessa, sperando che il rapporto che hanno avuto con la società in passato, prima di questo triste avvenimento, possa tornare a essere positivo. Un dipendente di IGN, intanto, ha detto al The Post che questa si chiama censura aziendale, poiché «hanno esercitato un controllo editoriale quando loro non dovrebbero averlo». Ma andiamo avanti.
La risposta
A dare una risposta, proprio qualche ora dopo la denuncia da parte del proprio staff, è stato John Davison, editore del sito: «Nel caso del nostro recente post su come aiutare i civili nel conflitto israelo-palestinese, il nostro istinto filantropico di aiutare i bisognosi non era in linea con il nostro intento di mostrare sostegno per tutte le persone colpite dai tragici eventi. Mettendo in evidenza solo una popolazione, il post erroneamente ha lasciato l’impressione che fossimo politicamente schierati con una parte. Questa non era la nostra intenzione e ci dispiace sinceramente per l’errore».
— IGN (@IGN) May 17, 2021
Tuttavia, dopo l’ultima lettera firmata dai membri dello staff, che apprezzano la donazione a Save The Children ma non apprezzano la censura, tutte le persone coinvolte non hanno voluto esprimersi pubblicamente sulla vicenda.
«Il nostro post non era e non avrebbe dovuto essere controverso. Abbiamo offerto ai lettori le risorse e le informazioni per capire come donare per supportare le vittime della guerra, vittime come i bambini e le persone che vengono colpite dalla violenza. Ci siamo limitati a chiedere alle persone di prendersi cura di coloro le cui case sono andate perdute e che sono affamati o feriti. Non avrebbe dovuto essere controverso».
Dipendente anonimo di IGN
E voi, cosa pensate di tutta questa storia?
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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