
#8 ā Riviviamo i classici della nostra adolescenza: Hunger Games
Bentornati nella rubrica settimanaleĀ Riviviamo i classici della nostra adolescenza con protagonista la saga di Hunger Games. Abbiamo parlato, nel primo articolo, della metafora dietro la storia di Capitol e dei personaggi, poi abbiamo conosciuto i personaggi principali e i secondari e tutte le caratteristiche e metafore che si trovano dietro. Oggi, invece, parleremo di quello che la saga di Suzanne Collins ci ha insegnato, come abbiamo fatto anche con quella di Stephenie Meyer.
Anche per questa saga, come in quella di Twilight sebbene in questa lo si pensi in un modo nettamente superiore, potrebbe sembrare che la storia giri intorno alla scelta di Katniss: sceglierà il dolce e innocente Peeta o il combattente e coraggioso Gale? Tuttavia, come per la vampira, non è così, ma non è neanche una scelta quella che deve fare Catnip. Per cui, chi crede che Hunger Games ruoti intorno a una scelta, è probabilmente un giovane adolescente.
Quindi, qual ĆØ la morale deiĀ Giochi della Fame (decisamente meglio in inglese)? La vedremo insieme a breve. Ma prima vi ricordo che questo ĆØ l’ultimo articolo dedicato a questa saga della nostra infanzia, per cui potete giĆ iniziare a votare le vostre serie, libri o film preferiti per aiutarmi a scegliere di cosa parlare giĆ nella prossima settimana. Per farlo, guardare le storie su Instagram, scrivetemi su Twitter o rispondete al sondaggio sul canale Telegram.
Hunger Games: Katniss Everdeen ĆØ un’eroina?
In realtà , apparentemente, non ci sembra che quella di Hunger Games sia una vera e propria morale da seguire, in particolare prendendo in considerazione il personaggio principale: Katniss Everdeen. à una ragazza che, da quando il padre è morto in un tragico incidente, si è sempre dovuta prendere cura non solo della sua sorellina più piccola ma anche di sua madre.
Questo ci fa pensare che lei sia unaĀ ragazza forte, unaĀ riot grrl, ma ĆØ cosƬ? In realtĆ , Katniss ĆØ il personaggio più debole di tutti i film e libri della saga, e questo perchĆ©, se non fosse stato per l’assurda sfortuna di sua sorella il cui nome era presente letteralmente una sola volta, lei avrebbe continuato a condurre normalmente la sua vita.
Sarebbe andata a caccia, si sarebbe presa cura di sua sorella nutrendo rancore per la madre, probabilmente prima o poi si sarebbe sposata con il suo migliore amico oppure qualsiasi persona di cui credeva di aver bisogno in quel momento (perché è questo che fa Katniss, è una sorta di approfittratrice). Non avrebbe mai innescato quella rivoluzione che poi ha portato alla libertà .
Ma anche durante i giochi, a cui, esclusi i primi distretti, nessuno vuole partecipare ma a cui si continua ogni anno a partecipare, laĀ ragazza di fuoco non fa altro che cercare di salvarsi, senza provare a vincere davvero. Lei non vuole uccidere, e questo le fa onore, agisce molto perĀ convenienza e possiamo anche capire il perchĆ©. Lei vuole tornare da sua sorella, ĆØ l’unico motivo per cui continua a giocare.
Non ha mai voluto innescare una rivoluzione, non ha mai voluto essere il volto della rivoluzione, probabilmente non pensava neanche che, minacciando Capitol di non avere neanche un vincitore, avrebbe portato le persone nei distretti e ribellarsi. Lei voleva solo salvare se stessa e Peeta. Ma possiamo comprenderlo. Tuttavia, ĆØ pur sempre un personaggio debole.

Spesso si dice “combatti come Katniss”, uno dei motti femministi che sprona le ragazzine a essere come dei personaggi dei film forti e non come le inette principesse della Disney. Ma Katniss non ĆØ forte. Pur essendo un’eroina, lei non prende mai una scelta, si fa sempre influenzare o fa quello che deve per salvare la sorellina, se stessa o Peeta. Lei “sta al gioco”.
Anche il piano per fare la rivoluzione contro Capitol nell’ultimo capitolo tra i film, non ĆØ una sua scelta. Lei ĆØ completamente ignara di essere laĀ ghiandaia imitatrice, viene letteralmenteĀ rapita mentre Peeta, non indispensabile, viene lasciato a Capitol City e alla sua sorte. La sua ĆØ una sete di vendetta contro Snow e una sete di desiderio per salvare Peeta.
La morale di Hunger Games
Ma quindi Hunger Games non ci lascia niente? Ć solo un film basato su metafore attuali come gli influencer o più antiche come il Darwinismo sociale (all’interno dei giochi, vince il più forte)? No, assolutamente no. In qualche modo, questa saga, insegna aĀ sopravvivere.
Devi adattarti all’ambiente in cui vivi, che sia Capitol City o che sia il distretto 12, per riuscire a vivere, anche se questo ti porterĆ ad andare contro alle persone a cui vuoi bene (Katniss volta completamente le spalle a Gale dopo che sua sorella e tanti altri innocenti muoiono a causa di uno degli aerei della Coin).
Haymitch vuole vendere gli sfortunati innamorati del Distretto 12, e questo perché ogni persona ha un suo prezzo. Nel momento in cui ci iscriviamo su un social, in cui diventiamo qualcuno, in cui svendiamo la nostra immagine, accettiamo qualsiasi cookie, smettiamo di essere una persona e diveniamo solo il prodotto (vi ricorda qualcosa?).

Ma ci insegna anche che non c’ĆØ mai un giusto o un sbagliato, che in ogni caso chiunque sia al potere cerca di approfittarsi delle emozioni dei più deboli. Possiamo quasi paragonarli alla destra e alla sinistra politica odierni (ovviamente prendete questo esempio con le pinze).
Snow ĆØ la destra, pensa a far divertire, ai più ricchi, mentre i più poveri devono lavorare per loro e per la loro richezza. La Coin ĆØ invece la sinistra. All’inizio abbiamo rispetto verso colei che ĆØ riuscita a sopravvivere e che ha organizzato un piano per destabilizzare Snow, ma poi, quando anche lei ĆØ al poter, ci rendiamo conto che non ĆØ molto diversa dal Presidente.
Per questo Hunger Games ci insegna a non fidarci delle apparenze ma di scavare a fondo e di informarci per bene delle persone che vogliamo al potere. Chiaramente, nella vita reale, non possiamo risolverlaĀ alla Katniss, che uccide la Coin, ma possiamo fare qualche manifestazione in piazza o almeno imparare dai nostri errori.
Quello che ci rimane della saga di Hunger Games ĆØ che niente ĆØ come sembra e che bisogna lottare per il proprio futuro, anche a costo di sacrificare i propri valori e la propria integritĆ .
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Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull'italiano standard e neostandard, "paladina delle cause perse" e studentessa di Didattica dell'Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche. Instagram: @murderskitty