Oggi, 9 ottobre, Liliana Segre, senatrice a vita e una delle ultime testimoni in vita dell’orrore della Shoah e dei totalitarismi fascisti e nazisti, ha parlato per l’ultima volta della tragedia che lei e migliaia di persone hanno vissuto durante la seconda guerra mondiale. Tra i tanti ricordi indelebili nella propria memoria, la senatrice ha anche spronato i giovani a essere forti.
Ha parlato alle scuole della Cittadella della Pace, nel borgo di Rondine in provincia di Arezzo, dove questa mattina è stata inaugurata l’Arena di Janine, uno spazio libero e uguale per tutto che sarà un po’ come l’eredità di Liliana Segre, delle sue memorie e dell’orrore che lei e tante altre persone, tra cui adolescenti e bambini, hanno dovuto vivere. Un posto per ricordare l’orrore dei totalitarismi.
Janine era un’amica della giovane Liliana, francese ed ebrea anche lei, compagna di prigionia della donna e che, durante un lavoro, si era ferita in maniera molto grave a una mano e perciò ritenuta difettosa dai nazisti che la condannarono a morte durante la selezione. Segre non riuscì a salutarla, timorosa di girarsi un’ultima volta per vederla morire, per cui ha voluto restituirle una dignità con il ricordo che ogni bambino avrà di lei.
Di lei, la donna ricorda che era «una ragazza francese, dolce, gentile, con cui lavoravo nella fabbrica di armi e alla quale un giorno la macchina taglio due falangi di una mano». Durante la selezione, poi, fu spedita alle camere al gas e Liliana ricorda che
«io che ero appena passata quel giorno non mi voltai. Per dire ti voglio bene o anche solo il suo nome. Fui orribile. E da quel giorno non ci fu mai più un tempo in cui non mi ricordai di Janine.
Avevo perso ogni dignità. Ogni senso di quella persona che speravo di diventare. Ero solo la prigioniera che si era salvata e non le importava di niente altro. A chi mi chiede se ho perdonato rispondo di no. Non ho perdonato. Ma sono diventata donna libera e di pace».
È proprio in onore della sua amica che Liliana Segre avevano annunciato lo scorso 29 gennaio di voler pronunciare il suo ultimo discorso proprio all’inaugurazione di questo giardino, per la sua amica e per l’eredità che vuole lasciare a tutti i giovani. Come frase nel parchetto, è incisa quella della senatrice: «Ho scelto la vita e sono diventata libera».
Le parole di Liliana Segre
Parole forti, senza nessuna censura, parole che dovrebbero essere ascoltati da tutti gli italiani che oggi si ritengono fascisti, che pensano che lvi abbia fatto anche cose buone. Perché lvi è stato la causa della morte di migliaia di persone, di bambini, di adolescenti, di uomini e di donne che avevano un futuro davanti e tanti sogni e, inneggiando al ritorno del dvce, si calpesta la memoria di quelle vite.
Liliana Segre non ha avuto paura di parlare, di esprimere la propria opinione e di rendere concredi i suoi orribili ricordi di quel campo e di quegli anni dove ha perso la sua famiglia, come non ha mai fatto in tutta la sua vita. Dopo che sopravvivi ad Auschwitz, d’altronde non devi temere più nulla.
Il ricordo di Auschwitz: «ero solo il numero 75190»
«Auschwitz? Quando poi studiai Dante, anni dopo, mi resi conto che eravamo delle dannate condannate a delle pene. Entrando lì pensai di essere impazzita.
Il campo di sterminio funzionava alla perfezione, da anni, non c’era il minimo errore. Cominciammo a capire che dovevamo cominciare a dimenticare il proprio nome, che nella tradizione ebraica ha un significato. Mi venne tatuato un numero sul braccio e dopo tanti anni si legge ancora bene, 75190. E dovemmo subito impararlo in tedesco.»
Quelle di Liliana Segre sono parole crude che ti entrano dentro. Delle persone che perdono il proprio nome, forse una delle poche certezze che si ha nella vita. I nazisti, i fascisti, non ritenevano gli ebrei, persone come loro, all’altezza di avere un nome. Erano dei numeri, come degli oggetti, degli oggetti che loro vedevano come difettati solo per la religione in cui credevano.
«Sono stata clandestina e richiedente asilo. So cosa vuol dire essere respinti. Si può essere respinti in tanti modi», dice ancora. «I bulli presi da soli hanno paura. Quelli che ho incontrato io si sentivanoforti e invincibili, giovani nazisti ariani. Non erano della razza umana. Mi chiedono sempre se io ho perdonato e io rispondo di no. Non ho mai perdonato, non ci riesco».
«Non ho mai perdonato, come non ho dimenticato, certe cose non sono mai riuscita a perdonarle. A 13 anni ero una ragazzina e mi dettero qualche anno in più, così fui scelta con altre 30 ragazze italiane ebree. Tutte le altre andarono alle camere a gas e così successe con gli uomini. Scesi dal treno vidi mio padre lo salutai e non lo vidi mai più,
La paura di morire per un passo falso o un’occhiata, ti fa diventare quello che i tuoi aguzzini vogliono che tu sia: che tu diventi disumana, egoista. Dopo il distacco da mio padre il terrore di diventare amico di qualcuno e poi perderlo mi faceva preferire la solitudine, io avevo paura di perdere ancora qualcosa».
Le leggi razziali: «un giorno sono diventata l’altra»
«Un giorno di settembre del 1938 sono diventata l’altra. So che quando le mie amiche parlano di me aggiungono sempre “la mia amica ebrea”. E quel giorno a 8 anni non sono più potuta andare a scuola. Ero a tavola con mio papa e i nonni e mi dissero che ero stata espulsa.
Chiesi perché, ricordo gli sguardi dei miei, mi risposero perché siamo ebrei, ci sono delle nuove leggi e gli ebrei non possono fare più una serie di cose. Se qualcuno legge a fondo le leggi razziali fasciste, una delle cose più crudeli è stato far sentire invisibili i bambini. Molti miei compagni non si accorsero che il mio banco era vuoto».
La senatrice Liliana Segre ricorda anche di quando ha quasi ucciso un nazista: «ma non lo feci. Capii che io non ero come il mio assassino. Da allora sono diventata donna libera e di pace con cui ho convissuto fino ad adesso». «Quando si toglie l’umanità alle persone bisogna astrarsi e togliersi da lì col pensiero se si vuole vivere. Scegliere sempre la vita. Io sono viva per caso. Perché tutte sceglievano la vita, poche quelle che si sono suicidate anche se era facilissimo».
Parole che, purtroppo, sembrano oggi fin troppo attuali. Perché, fortunatamente, i campi di concentramento non esistono più, ma le discriminazioni per la propria religione, per il colore della pelle, per le scelte del singolo individuo esistono tutt’ora. Il razzismo, esiste ancora oggi. In Italia esiste un partito che si dichiara neofascista e ha tutta la libertà del mondo. Degli italiani, oggi, nel 2020, si dichiarano fascisti.
Per alcune persone, anche per alcuni cattolici, va bene che delle persone muoiano in mare, va bene che un uomo picchi la propria donna o la stupri per avere il suo rispetto e questo perché lei avrà fatto per forza qualcosa per meritarselo. I campi di concentramento non esistono più, ma le discriminazioni e l’ignoranza sono ancora all’ordine del giorno.
Il messaggio ai giovani
«Ragazzi non date la colpa ad altri dei vostri insuccessi e della vostra debolezza, perché siete fortissimi. Gli adolescenti sono i più forti di tutti, hanno la forza della vita. La vita può essere una marcia molto difficile che va trasformata nella marcia della vita. Io l’ho visto».
Dice Liliana Segre, rivolgendosi ai giovani che hanno ancora una vita davanti e che possono ancora cambiare e migliorare il proprio futuro e quello del mondo intero. E ce lo hanno dimostrato tante volte, gli adolescenti, che possono avere una mentalità superiore a quella dei propri nonni o genitori (con le dovute eccezioni).
«Ragazzi in un tempo in cui un miliardo e mezzo di persone ha fame e vuole venire in un mondo occidentale pazzo e schiavo del consumismo, ragazzi non buttate mai via la roba da mangiare. Ve lo dice chi ha brucato in un letamaio, perché l’ha provato.
Non scegliete dentro il frigo quello che vi piace ma guardate quello che sta per scadere, prendete quello prima che scada. Non chiedete “voglio questo, voglio quello”. Ma com’è la fame? Porta via il cervello».
Anche in questo caso Liliana Segre non censura i suoi ricordi, non vieta a nessuno la realtà di quello che Auschwitz è stato. Con tante persone che muoiono di fame ogni giorno, l’egoismo non può essere accettato. Se si può, bisogna aiutare e non consumare, non inquinare, non gettare.
La sua decisione di non parlare più
Le parole di Liliana Segre sono sempre state un perfetto promemoria per gli adulti e una grande ispirazione per i più giovani, per cercare di essere un adulto migliore di quelli che ci hanno portato alla crisi, che hanno riportato il razzismo e l’omofobia nelle strade. Ma, purtroppo, ha preso la decisione di non esporsi più.
«Pensavo ieri sera che molto raramente ho raccontato che avevamo incontrato un cavallo morto nella marcia forzata e alcuni di noi avevano iniziato a mangiare la carne cruda del cavallo. Anch’io lo feci, amavo molto i cavalli, ma questo cavallo morto era molto importante.
Eravamo molto peggio noi del cavallo, eravamo morte dentro ma volevamo vivere. Questa marcia della morte cui ha fatto incontrare letamai e cavalli morti, mai persone. Nessuno ha aperto una finestra».
Ha poi passato il proprio testimone ai giovani che l’ascoltavano: «Coltivare la memoria è un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare. Siete farfalle che volano sopra i fili spinati.»
Gli altri interventi
Ci sono stati diversi interventi dopo le parole di Liliana Segre, tra cui quello del Presidente della Republicca Mattarella:
«La Costituzione è stata scritta avendo davanti agli occhi le tragiche vicende che hanno coinvolto anche Liliana Segre da ragazza ed è stata approvata con la ferma determinazione di non permettere che i mostri del totalitarismo che avevano devastato l’Europa potessero ancora avvelenare l’Italia, il nostro continente.
Mai più privazione della libertà, guerre di aggressione, mai più negazione dei diritti umani, mai più razzismo, odio, intolleranza. questa era la comune volontà dei padri costituenti. Merito loro se la nostra Repubblica è fondata su principi di grande valore: democrazia, libertà, uguaglianza, centralità della persona umana, pace e giustizia tra le nazioni.»
Anche il Presidente del Consiglio Conte ha espresso il suo pensiero sulle parole di Liliana Segre:
«Io sono venuto qui non per parlare, ma per ascoltare l’ultima testimonianza pubblica della senatrice Segre.
Una testimonianza di eventi così tragici che ha la funzione di interrogare le coscienze, di sollecitarci a scacciare via l’indifferenza e anche le ambiguità, di sollecitarci ad assumere posizioni chiare e scelte nette. Io offro la garanzia mia personale e dell’intero governo che questa testimonianza non finisce oggi ma si manterrà viva.»
Oltre a Lucia Azzolina, ministro dell’Istruzione, che commossa ringrazia la senatrice e assicura che il suo messaggio sarà ricordato in tutto il mondo e nelle scuole, anche Laura Boldrini si esprime con un tweet su Twitter (dove #LilianaSegre è in tendenza da questa mattina), con una foto insieme a Liliana Segre.
Grazie #LilianaSegre. Ci consegni oggi il testimone della Memoria.
Perché l’orrore che hai conosciuto con la Shoah non torni mai più, dobbiamo difendere i valori della Costituzione antifascista e lottare per i diritti di tutte e di tutti. pic.twitter.com/KgQzz1rgav
— laura boldrini (@lauraboldrini) October 9, 2020
Ti ringraziamo, Liliana Segre, per averci ricordato degli orrori di cui l’umanità si è macchiata, ma per averlo fatto senza rabbia e rancore, con il solo obiettivo di poter rendere il futuro un posto migliore e uguale per tutti.
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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