Giulia Donato è la prima vittima di femminicidio del 2023

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Non è passata neanche una settimana dall’inizio del 2023 e già dobbiamo parlare di femminicidio. Giulia Donato aveva 23 anni, era di Genova ed è stata uccisa dal suo ragazzo, il 32enne Andrea Incorvaia che poi, non contento, si è persino suicidato con la stessa pistola con sui ha ucciso il futuro e la vita della giovane ragazza. Egoismo allo stato puro, quello degli uomini che uccidono la propria partner affinché non possa avere un futuro con nessun altro e poi, pur di non pagare per quel che hanno fatto, si uccidono a loro volta. Tra l’altro, la loro era una relazione tanto tossica al punto che la 23enne non poteva parlare neanche con le sue amiche.

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Giulia Donato, prima vittima di femminicidio del 2023

Il 16 dicembre scorso abbiamo parlato di una storia simile, di un femminicidio in cui Giovanna Bonsignore, 44enne, è stata uccisa dal suo ex marito, il 41enne Salvatore Patinella, che poi si è suicidato. Ma è stato solo uno degli ultimi casi dei tanti che ci sono stati nel 2022. Mi viene in mente la storia di Alessandra Matteuzzi, una donna che aveva denunciato il suo assassino, e che poi è stata anche umiliata online dopo la sua morte. Ma penso anche alla giovane Saman Abbas, che sarà stata uccisa lo scorso anno, ma i cui resti son stati trovati solo qualche mese fa.

Ogni anno siamo quasi costrette a leggere quelle numerosissime frasi sui social nei giorni dedicati alla violenza sullle donne: “le donne non si toccano neanche con un petalo di rosa“, “prima di picchiare una donna, pensate che è una figlia, una sorella e una madre“, come se non fossimo in primis delle persone, per non parlare di quelli che invece piagnucolano perché “non esiste una giornata contro la violenza sugli uomini”, come se il problema della violenza sugli uomini fosse alla pari di quella sulle donne, e occhio che non è una gara a chi soffre di più, ma al momento una delle due violenze è sistematica, l’altra invece no.

Tutti gli altri giorni dell’anno, invece, quello che leggiamo sono articoli con scritto: “lo aveva denunciato“, “donna uccisa“, “donna picchiata“, “donna assalita“, “donna perseguitata“, “foto private inviate nella chat del calcetto“, ma non solo! Perché poi negli articoli si sottolinea anche come lui l’amasse troppo, o fosse geloso, o in altri ancora viene descritto come “una bestia”, “un mostro”, e in qualche modo questo porta a pensare: non era un uomo. E invece quell’assassino, quel carnefice, era proprio un uomo, un essere umano come chiunque altro. Una persona che ha deciso di uccidere un’altra persona, che non era di sua proprietà.

Giulia Donato è la prima vittima di femminicidio nel 2023

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Il tatuaggio di Giulia Donato, dedicato alla figlia morta

Il suo nome oggi è conosciuto perché è la prima vittima di femminicidio nel 2023, ma Giulia Donato era più di questo. Era una donna di 23 anni, una ex maestra d’asilo che ha dovuto sopportare la peggiore delle perdite, quella delle propria figlia (avuta da una relazione precedente) a un solo mese di vita. Era una figlia, era un’amica, ed è stata ridotta a essere solo un numero, il primo numero di speriamo una non troppo lunga serie come gli scorsi anni. Un numero in una lista di vittime.

Lui, Andrea Incorvaia, era una guardia giurata, e infatti ha ucciso la fidanzata con l’arma che possedeva legalmente e che utilizzava per lavoro. A quanto pare, aveva anche intrapreso un percorso terapeutico per uno stato depressivo (che non giustifica in alcun modo il fatto che abbia ucciso Giulia Donato, ma che avrebbe potuto giustificare il toglierli un’arma con cui avrebbe potuto ferire o, come abbiamo visto, uccidere se stesso o altre persone). I due stavano insieme da circa un anno, ma sembrerebbe che il rapporto fosse complicato già da mesi.

«La separazione matrimoniale o di convivenza è una fase particolarmente critica che spesso genera crisi di identità, soprattutto negli uomini, che possono facilmente sfociare in episodi di violenza nei confronti della donna. In questi casi, le forze di pubblica sicurezza possono fare poco perché possono intervenire solo quando vi è una segnalazione, un esposto o una denuncia, in mancanza delle quali raramente procedono ad un ritiro cautelativo delle armi.

Il possesso di un’arma non è un fattore secondario o marginale un’arma in casa, soprattutto nel caso di omicidi familiari e femminicidi, non rappresenta un mero strumento per eseguire un assassinio, ma costituisce un fattore psicologico di particolare pregnanza nell’ideazione e nella progettazione dell’azione delittuosa».

Giorgio Beretta di OPAL ha detto a Today
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Giulia Donato, prima vittima di femminicidio del 2023

Secondo gli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Francesca Rombolà, l’omicidio sarebbe avvenuto nella tarda mattina del 5 gennaio (nessuno dei vicini ha sentito i colpi da sparo). Lei era a letto perché influenzata, e così lui le avrebbe sparato un solo colpo a distanza per poi rivolgere l’arma contro se stesso e uccidersi. A fare la macabra scoperta, nel tardo pomeriggio, la sorella di Andrea Incorvia, preoccupata perché non sentiva il fratello dalla sera prima e sapeva che i due litigavano spesso e si stavano lasciando. Il pm ha disposto l’autopsia che verrà eseguita sabato dal medico legale Francesca Drommi. 

Secondo quanto dicono le amiche di Giulia Donato, lei «parlava poco di questa storia, era una relazione strana», e lui cercava di comandarla a bacchetta: ad esempio, non le era concesso parlare con le stesse amiche. Di questo atteggiamento ne parla sulle pagine del Secolo XIX un’amica storica di Giulia, Micaela Cadenasso, che ha spiegato come l’atteggiamento del 32enne verso la fidanzata fosse diventato morboso:

«Se lei parlava con noi, anche solo via messaggio, lui la controllava e lei doveva tagliare la conversazione. Di più: pur di controllarla 24 ore su 24 l’ha messa a lavorare con lui. Le ha fatto anche la proposta di matrimonio e noi tutte abbiamo detto a Giulia di non accettare, che quella non era la persona adatta a lei. ‘Rifiuta’ le abbiamo detto, tutte».

Sui social si inseguono messaggi di incredulità e disperazione postati dalle amiche della ragazza. Alyson Bruschi, ad esempio, scrive: «Non ci voglio credere, non riesco a realizzarlo, non riesco a farmene pace… voglio ricordarti nei nostri momenti più belli, dove ridevamo, scherzavamo e ci facevamo sempre un aperitivo, i nostri pomeriggi più lunghi pieni di amore tra noi amiche, nei momenti bui c’eravamo e nei momenti belli urlavamo dalla felicità facendo sempre le nostre figuracce. Non riesco veramente a farmene pace, spero che sia un brutto sogno».

Non ci voglio credere, non riesco a realizzarlo, non riesco a farmene pace.. voglio ricordarti nei nostri momenti più…

Pubblicato da Alyson Bruschi su Mercoledì 4 gennaio 2023

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