Giulia Tramontano è stata uccisa insieme al figlio: il killer è il fidanzato

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L’epilogo che non volevamo, ma che purtroppo tutte si aspettavano. Giulia Tramontano è stata uccisa dal fidanzato 30enne. Era incinta di sette mesi, aveva scoperto il tradimento e poi di lei si erano perse le tracce. I giornali parlavano di allontanamento volontario, nessuno pensava a un ennesimo femminicidio. Beh, nessuno tranne qualsiasi donna che non vive nel mondo delle favole. Perché una donna incinta non scappa da casa senza far sapere niente a nessuno. Perché di uomini che uccidono donne invece di lasciarle libere, ce ne sono stati troppi.

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Giulia Tramontano aveva 29 anni, incinta da sette mesi. Era fidanzata con Alessandro Impagnatiello, trentenne e barista, che aveva denunciato, domenica scorsa, la scomparsa. Vigili del fuoco, elicotteri, cani molecolari, scientifica, militari e protezione civile si sono subito mobilitati per cercare la donna in un’area che comprendeva il canale Villoresi, un campo da baseball e aree boschive distanti circa un chilometro e mezzo dall’abitazione dove la ragazza abita con il compagno. Il suo corpo è stato trovato a Senago, sotto indicazione dello stesso fidanzato che ne ha confessato l’omicidio.

Abbiamo passato ore e ore intere a leggere commenti con scritto che Giulia Tramontano si era allontanata da sola e addirittura che si era meritata il tradimento perché lui è belloccio. Avete presente i soliti commenti di uomini di mezza età che fanno costantemente le vittime e sentono quindi il bisogno di colpevolizzare qualsiasi donna? Adesso probabilmente diranno che comunque la colpa è di Giulia, magari uscirà fuori che lei, scoperto il tradimento, non voleva far vedere al fidanzato il figlio che avrebbero avuto insieme. Un modo per far passare lui come innocente e lei come cattiva, lo troveranno.

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Intanto però, tra un victim blaming e l’altro, una donna è stata uccisa. Un altro femminicidio è stato consumato, e in questo caso la vittima non è solo la donna, ma anche il bambino che portava in grembo. «Uccidere la propria compagna incinta di sette mesi è abominevole, non basterebbero i termini più spregevoli per descrivere un’atrocità simile. E il fatto che nessuno aveva creduto alla fuga di Giulia Tramontano ci fa riflettere su quanto il femminicidio sia normalizzato», scrive un utente su Twitter.

Il femminicidio di Giulia Tramontano

Alessandro Impagnatiello ha confessato dopo giorni in cui si contraddiceva, e ha indicato ai Carabinieri doveva aveva nascosto il corpo senza vita di Giulia e del bambino che portava in grembo. Secondo quanto riporta l’Ansa, l’assassino l’avrebbe uccisa a coltellate dopo una lite, tentando poi di bruciare, senza riuscirci, il suo corpo. Adesso è indagato per omicidio volontario aggravato, ma anche di occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale. Prima che confessasse, comunque, erano state già trovate delle tracce, probabilmente di sangue, all’interno dell’auto dell’uomo.

Sulla scala del suo condominio, con il Luminol, i carabinieri della sezione investigazioni scientifiche hanno trovato le tracce del corpo della vittima, in quanto, a differenza del resto della casa, l’uomo che avrebbe dovuto amare Giulia Tramontano, non ha potuto lavare bene i gradini esterni all’appartamento. Ha ammesso il femminicidio davanti alla pm Alessia Menegazzo, all’aggiunta Maria Letizia Mannella e ai carabinieri del Nucleo investigativo, negli uffici della stazione di Senago, dopo una giornata intera di accertamenti e interrogatori. Ha detto anche di non aver avuto complici.

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Dalle indagini della procura di Milano e dei carabinieri emerge anche che Impagnatiello abbia più volte screditato Giulia Tramontano parlando con l’amante, una donna americana con cui si vedeva da più mesi e che lavorava insieme a lui. Sembrerebbe anche che fosse stata quest’amante a chiedere al 30enne di incontrare la sua fidanzata, di cui neanche lei inizialmente sapeva l’esistenza (Impagnatiello aveva una doppia vita). Dalla denuncia del 30enne, presentata domenica, sarebbero emerse, poi, anche tutta una serie di incongruenze, come un luogo con un indirizzo inesistente dove sarebbe andata, a suo dire, la fidanzata.

La storia di Giulia Tramontano è la storia di un’ennesimo femminicidio, di cui oggi tutti parlano. Ci racconteranno chi era Giulia, parleranno con i suoi familiari, probabilmente ci racconteranno anche la vita dell’uomo che avrebbe dovuto amarla ma che l’ha tradita, le ha mentito, l’ha uccisa e ha anche cercato di bruciare il suo corpo. Poi, la settimana prossima, forse due, tutto tornerà alla normalità. Tutto in silenzio, fino al prossimo femminicidio. Giulia Tramontana e il suo bambino sono stati uccisi, diventeranno delle scarpette rosse di “non una di meno“. Ma, ogni volta, una in meno di noi c’è. Giustizia per Giulia, e per tutte le donne vittime degli uomini.

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