Oggi è la festa del papà, ma non tutti i papà sono tutelati, oppure rispettati. In questo articolo faremo una particolare attenzione per i genitori LGBT, per il semplice fatto che al momento sono quelli attaccati dallo stesso governo che dice di voler proteggere i bambini, ma in realtà viviamo in una società che chiama “mammo” un padre che si prende cura della casa e della famiglia, in una società si meraviglia che un padre voglia passare del tempo con i propri figli, con una mentalità ferma al secolo scorso (e ancor prima), dove il padre lavorava e la madre stava sempre a casa.
La società è piena di stereotipi, e dovremmo tutelare i padri e gli uomini così come facciamo con le donne, d’altronde il femminismo è proprio l’uguaglianza (e questo in genere lo si dimentica, parlo di quegli estremisti che criticano il femminismo) fra i due sessi. Ancora oggi ci sono tantissime frasi sessiste e normalizzate dette agli uomini, e spesso sono proprio gli altri uomini a pronunciarle, ma anche a livello di diritti o possibilità, quando parliamo di famiglia e figli, è anche l’uomo che viene discriminato (magari non gli viene chiesto se ha intenzione di avere figli a un colloquio di lavoro, ma non ha un congedo di paternità obbligatorio.
E non solo. In genere, durante un divorzio con figli, si crede che sia la madre a dover avere il diritto di stare con i figli, ma anche un padre può essere un buon genitore. Non è il sesso della persona a definire chi è un buon genitore oppure no. Se poi il matrimonio va bene ma la donna lavora più dell’uomo, guadagna di più, o l’uomo semplicemente non lavora, il padre diventa automaticamente un “mammo“. No: esiste già una parola per un uomo che si occupa di casa e famiglia, e quella parola è padre. A proposito di ciò, sarebbe utile cominciare anche a mettere dei fasciatoi anche nei bagni pubblici degli uomini.
Parlando dei sentimenti, poi, non è vero che un padre deve mostrarsi sempre forte e virile davanti ai propri figli. Frasi come “gli uomini non piangono” non dovrebbero essere più pronunciate, ma dovremmo capire che gli uomini, le donne, i no-binary, sono tutti uguali, senza alcuna differenza e, soprattutto, il genere di una persona non incide sul suo carattere, sulla sua personalità, sui suoi hobby o sulle sue passioni. Così come non incide neanche l’orientamento sessuale. E questo il governo dovrebbe capirlo. L’unica cosa che rende famiglia delle persone, è l’amore.
La manifestazione a Milano per riconoscere tutti i papà e le mamme
Più di diecimila persona hanno alzato le penne al cielo a Milano, delle penne che i sindaci avrebbero potuto usare per firmare il riconoscimento di figli di due mamme o due papà, ma che non possono più fare a causa della scelta del governo di non riconoscere più i bambini di due persone dello stesso sesso. Insieme a loro, anche palloncini rosa, bandiere arcobaleno e ovviamente le note di “Bella ciao”, con cartelli che la destra conosce molto bene perché sono loro stessi a utilizzarli contro la temibile “ideologia gender“: «Giù le mani dai nostri figli e dalle nostre figlie».
Perché i primi a poter soffrire di questa situazione, sono proprio gli stessi bambini che pensano di proteggere, ma a cui semplicemente tolgono dei genitori. La segretaria del PD Elly Schlein, presente in piazza, ha affermato che la società «si rende conto che contro questi bambini e bambine crudelmente si sono scagliati coloro che oggi governano il Paese, ma sono bimbi come tutti e vanno già nelle nostre scuole, stanno crescendo nelle nostre comunità. Non c’è alcuna ragione di negare il loro riconoscimento, il loro diritto all’esistenza in questa comunità». Alla fine della manifestazione ha poi attaccato la scelta del governo:
«Meloni deve smettere di discriminare le figli e i figli di queste meravigliose famiglie che insieme a tante altre oggi hanno popolato questa piazza per chiedere di essere in Europa, di essere nel futuro. Stiamo parlando di diritti calpestati, quando sono già riconosciuti dalla nostra costituzione, stiamo parlando di bambine e bambini che crescono nelle nostre comunità, che vanno nelle nostre scuole, non è più tollerabile, queste famiglie sono stanche di essere discriminate.
Come Partito Democratico siamo qui accanto a loro non solo con i nostri corpi, ma anche con un’importante proposta di legge a cui si è lavorato, insieme ad Alessandro Zan e alle associazioni Famiglie Arcobaleno e Rete Lenford, e vogliamo portarla avanti. Sappiamo che sarà difficile con questa maggioranza, ma non perdiamo la speranza di poterli convincere che la società più sicura è la società più inclusiva, quella che non discrimina nessuno. Si stanno scagliando in modo ideologico contro un regolamento europeo che dice una cosa banale e cioè che se sei riconosciuto figlia o figlio in un paese europeo, devi esserlo anche in un altro.
Ci sono fake news, questo regolamento non incide sul diritto di famiglia che resta di competenza nazionale, ma è un regolamento che vuole evitare la discriminazione transfrontaliera, come già hanno stabilito le corti europee».
Conclude poi: «Una giornata di bellissima partecipazione qui in piazza della Scala: moltissime persone che rivendicano i propri diritti negati e noi siamo al loro fianco per contrastare ogni forma di discriminazione che colpisce tutte le famiglie, tutti i figli. Ci stiamo già muovendo per portare avanti anche in parlamento quelle aspettative che sono emerse anche oggi dalla piazza», con lo scopo di «poter vedere riconosciuto per legge il diritto delle famiglie omogenitoriali e dei loro figli e figlie, con una legge che è stata preparata e scritta assieme alle associazioni, alle famiglie arcobaleno. Saremo al loro fianco in piazza come in Parlamento. Perché è lì che dobbiamo passare avanti la lotta giusta».
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala è sulla stessa onda: «Il governo sta umiliando chi la pensa in maniera diversa. Sono dalla vostra parte come sempre solo stato. Ora io sono felice di questo momento perché abbiamo un grande problema e il vuoto normativo va colmato. Questo governo sta facendo di tutto per prendersi tutto e umiliare chi non la pensa come loro. Se il Parlamento riprende il dialogo sui temi del riconoscimento delle coppie omosessuali», ma prima d’allora non può fare nulla, perché «se io registro e la Procura impugna la registrazione dopo un mese io cosa dico alle famiglie?».
A rispondere è l’omofoba ministra della Famiglia e delle Pari Opportunità, Eugenia Roccella: «Le manifestazioni vanno benissimo, ma vorremmo vedere qualcuno manifestare anche contro il mercato transnazionale dell’utero in affitto e dei bambini. Mi piacerebbe che a sinistra, tra persone così sensibili ai diritti, ci fosse qualcuno disposto a difendere dallo sfruttamento le donne che per motivi di bisogno e di povertà sono disposte persino a portare avanti una gravidanza e cedere il figlio». Replica il segretario di +Europa Riccardo Magi, sottolineando come dicendo di voler tutelare le donne non si accorge che «le considera prive di volontà e incapaci di decidere».
Conclude: «Potrebbe trattarsi di un’ossessione personale se non accadesse che da ministro utilizza questi argomenti per cancellare i diritti di bambine e di bambini e delle loro famiglie che vogliono solamente essere considerate come tutte le altre. Ed è un’offesa a tutte le donne, che la stessa Roccella considera incubatrici e non individui liberi che sanno decidere sul proprio corpo». Lo scontro continua ma personalmente ci rifiutiamo di scrivere la risposta di Eugenia Roccella, in quanto cattiva e irrispettosa. Non tutte le famiglie LGBT ricorrono all’utero in affitto. Molte adottano i figli che gli eterosessuali abbandonano o non possono tenere.
Migliaia di penne levate verso il cielo di #Milano, simbolo delle firme sui registri che non possono essere più apposte.
— Simone Alliva (@SimoneAlliva) March 18, 2023
Il flashmob al presidio per il riconoscimento delle famiglie omogenitoriali organizzato da #famiglieArcobaleno, I Sentinelli e CIG Arcigay Milano#lgbt pic.twitter.com/jzbnbBLEDk
Mia nipote, la sua compagna e il loro fantastico bambino alla manifestazione delle #famigliearcobaleno, oggi a Milano.
— LaLuvi (@LaLuvi2) March 18, 2023
Non so se sono più orgogliosa di loro o più incazzata perché non hanno diritti che altrove sono la normalità #lgbtq #famiglieomogenitoriali pic.twitter.com/1S2Nrw31I2
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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