Draghi preoccupato per i diritti umani, chiama Erdogan

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Abbiamo parlato più volte di quanto tragica sia la situazione in Turchia. Proprio di recente, infatti, lo stato governato da Erdogan è stato al centro delle attenzioni e con delle manifestazioni in piazza a causa della decisione di ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul, il trattato che protegge le donne dalla violenza domestica e, considerando quanti femminicidi ci sono in Turchia, non è stata considerata una scelta molto apprezzata. Per questo, il nostro Mario Draghi lo ha contattato per indagare ed esporre i suoi dubbi.

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Fonte: twitter

Ripetiamo, per chi non lo sapesse ancora, cos’è la Convenzione di Istanbul: «Questo nuovo trattato del Consiglio d’Europa è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza, e di prevenire, perseguire ed eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica. La Convenzione istituisce anche un meccanismo di controllo specifico (“GREVIO”) al fine di garantire l’effettiva attuazione delle sue disposizioni dalle Parti».

Le motivazioni che il vice presidente Fuat Oktay ha dato via Twitter per giustificare questa decisione sono state: «Vogliamo portare avanti la nostra lotta per portare la dignità e il rispetto verso le donne turche al livello che meritano nella società, preservando il nostro tessuto sociale e tradizionale. Per questo scopo sublime, non è necessario cercare il rimedio all’esterno, imitando gli altri. La soluzione è nelle nostre tradizione e nei nostri costumi, nella nostra essenza». Eppure sei donne sono state uccise dal marito o dal fidanzato nelle ultime 24 ore, solo in Turchia. Siamo sicuri che il governo le tuteli?

Vediamo, ora, quello si sono detti il Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi e il premier turco Recep Tayyip Erdogan. Da quel che è stato rivelato da Palazzo Chigi è che i due si sono concentrati soprattutto sui rapporti tra Unione Europea e Turchia, argomento che sarà anche al centro delle discussioni del prossimo consiglio dell’Unione. Ovviamente, quello su cui Draghi si è soffermato, è sul perché abbia deciso di lasciare la Convenzione sebbene la Turchia fosse stata tra i primi firmatari nel 2011.

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Fonte: twitter

Erdogan e Draghi: il rapporto tra l’Ue e la Turchia

«Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha avuto oggi una articolata conversazione telefonica con il Presidente della Repubblica di Turchia, Recep Tayyip Erdoğan. Il colloquio si è concentrato sui rapporti UE-Turchia all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Europeo, sulla situazione nel Mediterraneo Orientale e in Libia, nonché sulle sfide globali e sulle priorità della Presidenza italiana del G20. Sono stati inoltre discussi i rapporti bilaterali e le relazioni in ambito multilaterale ed è stata espressa preoccupazione per la situazione dei diritti umani in Turchia.»

Sito ufficiale del governo italiano

Quello di cui hanno parlato i due presidenti, quindi, è stato principalmente il rapporto tra l’Unione Europea e la Turchia. Erdogan ha detto a Mario Draghi che il rafforzamento della partnership fra i due stati contribuirebbe molto alla stabilità e alla prosperità della regione e che Ankara vuole mantenere vivo il terzo Intergovernmental Summit Turchia-Italia. Ha anch aggiunto che la Turchia vuole aumentare gli scambi bilaterali a 30 miliardi di dollari.

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Fonte: twitter

È stato trattato anche il tema dei migranti, infatti Erdogan ha anche affermato che la «Turchia e l’Italia sono “purtroppo” state abbandonate durante la crisi migratoria e che è necessario dividere i migranti e i rifugiati». Apparentemente l’accordo UE-Turchia sui migranti, al suo quinto anno, «deve essere aggiornamento e costituisce la base per gli sviluppi positivi relativi ai legami tra Turchia e UE». (fonte)

Insomma, hanno trattato diversi argomenti, dobbiamo solo sperare che quello sui diritti umani, quello più importante, sia stato toccato con il giusto rilievo e con l’importanza che merita. Ricordiamo che anche Giuseppe Conte aveva chiamato Erdogan, nel 2019, tuttavia non era servito a molto. Questa volta qualcosa cambierà?

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