Parliamo di dismorfismo, disforia e disforia di genere

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Dismorfismo, disforia e disforia di genere. Ognuno di questi termini vuole indicare qualcosa di diverso tra loro, ma spesso nella banalità colloquiale queste parole vengono sfumate, travisate, da chi ancora non ne conosce realmente il significato.

Parliamo di dismorfismo, disforia e disforia di genere

Dismorfismo

Il dismorfismo corporeo viene classificato come un disturbo mentale, associato in rete più comunemente all’inglese “body dysmorphia”, che comporta una percezione dell’aspetto fisica dell’individuo falsata, in quanto non rispecchia la realtà effettiva. Si parla quindi di uno stato di preoccupazione più o meno invalidante indirizzata all’immagine di sé stessi.

Una persona affetta da questo disturbo tenderà a focalizzarsi sui propri difetti – su ciò che riconosce come tali – e a riscontrare cambiamenti impercettibili, invisibili quindi ad occhi estranei o addirittura non realmente presenti. Sono infatti le esperienze e le informazioni fornite dall’individuo a permettere di riscontrare il dismorfismo.

Il dismorfismo corporeo si dimostra essere estenuante nella misura in cui costringe chi lo subisce a pensare costantemente o per buona parte della giornata al suo aspetto esteriore. Queste persone possono agire in modo differente, ad esempio controllandosi frequentemente allo specchio o evitandolo in ogni modo possibile. Chiedendo loro di comunicare tale disagio descriveranno le parti del corpo che percepiscono in modo falsato come “brutte” ed evidenzieranno particolari che reputano non attraenti o discordanti dall’immagine che vorrebbero di sé.

L’arcano risiede proprio nel non riuscire a descrivere queste parti, in verità, come sono realmente. Le altre persone riescono solo a notare una lieve versione di ciò che invece percepisce il soggetto preso in causa, stressato non solo dal disagio che questa immagine traviata gli arreca, ma anche dal fatto che spesso sia tacciato come una vittima designata alla ricerca di attenzioni.

Il disturbo si circoscrive principalmente a elementi del volto, ma anche al resto del corpo. In seguito alla focalizzazione su uno o più elementi, si arriva alla manifestazione di un comportamento ripetitivo volto a mascheramento dell’aspetto disagevole. Può colpire chiunque.

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Fonte: Focus Junior

Si sente spesso nel mondo dell’online discutere di “body dysmorphia” a partire dalle esperienze di chi ha sperimentato cambiamenti drastici del proprio aspetto fisico, e ora ha raggiunto una fase di stabilizzazione che la mente non riconosce, portando l’individuo a percepire il proprio corpo in modo diverso ogni giorno. Non sempre questi casi però sono classificabili come disturbo da dismorfismo corporeo, attenzione.

Un percorso di psicoterapia e dei farmaci specifici possono fornire un supporto a chi naviga gli effetti di questo disturbo.

Il dismorfismo può diventare una condizione invalidante al punto di compromettere il normale svolgimento della propria vita quotidiana. Si evita il contatto con gli altri, si sceglie di nascondersi tra le pareti di casa, per non parlare della possibilità di sviluppare depressione o istinti suicidi: l’80% delle persone affette da questo disturbo ha avuto almeno una volta pensieri suicidi.

Disforia

La disforia è invece un disturbo dell’umore, il quale generalmente è affine ad altre condizioni patologiche, purché i sintomi non siano in realtà scatenati dall’assunzione di sostanze o dalla loro astinenza. In associazione con altri disturbi si verifica negli stati misti caratterizzati da un’alternanza tra episodi maniacali ed episodi depressivi. Si possono sperimentare irritabilità e forte frustrazione, le quali possono evolvere in comportamenti aggressivi.

Si tratta quindi di un disagio non indifferente, che condiziona gravosamente le relazioni sociali. I cambiamenti dell’umore sono improvvisi e la polarità identifica la capacità di riprendersi da questi episodi. Una persona che sperimenta delle alterazioni di tipo patologico dell’umore potrebbe apparire svogliata nel compiere azioni quotidiane, ma anche verso le proprie passioni.

La disforia è causata da fattori biologici e sociali, ma anche la genetica può influire. La psicoterapia è il supporto migliore su cui poter contare.

Fonte: New Africa – Shutterstock

Disforia di genere

Quando la persona diventa cosciente del fatto che la sua identità di genere non rispecchia il suo sesso biologico, entrano in gioco delicati meccanismi. La disforia di genere viene riconosciuta anche dal Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), ma appunto come “disforia”, sottolineando la natura di questa condizione.

Infatti, la disforia di genere si manifesta attraverso un forte disagio che la discordanza tra genere e sesso arreca. Nel momento in cui questa discordanza influenza negativamente il benessere del soggetto si può parlare di disforia di genere. Viene anche associata all’incongruenza di genere che indica soltanto la condizione di discordanza, non la reazione della persona.

Il disagio si sperimenta specialmente con il rifiuto del proprio corpo, stati di irritabilità e ansia, fino alla comparsa anche di pensieri suicidi. L’immagine riflessa allo specchio è tutto fuorché ciò che si vorrebbe essere, ciò ci si sente di essere naturalmente. Si parla anche in questo caso di fattori biologici, psicologici e ambientali come cause scatenanti.

Fonte: Shutterstock

La terapia ormonale, gli interventi di transizione e ancora la psicoterapia possono alleviare la disforia di genere. Ma è anche la società a dover cambiare.

Non si potrà mai veramente comprendere il disagio provato da una persona che non si riconosce nel corpo in cui è nata se non si è sperimentata la medesima sensazione. Si può però far cadere lo stigma che infesta le menti più tradizionaliste, educando le nuove generazioni al rispetto degli esseri umani in quanto tali.

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