Non ci fa perdere le speranze Alessandro Zan, il padre del DDL Zan che è stato bloccato per 6 mesi. A correggerci dicendo che non è stato affossato come tutti stiamo scorrettamente affermando, è proprio lui. «Quando si parla di affossamento del DDL Zan si sta utilizzando un termine sbagliato», ha detto in una diretta su Instagram che si può ancora vedere sul suo profilo. «Perché la cosiddetta tagliola non ha affossato la legge, l’ha fermata, bloccata per sei mesi. Se la legislatura continuerà fino al 2023, da aprile noi avremo circa un anno per tentare comunque di approvare una legge contro i crimini d’odio», ha sottolineato ancora.
154 voti favorevoli alla tagliola sul DDL Zan. 131 i contrari. 2 gli astenuti. Il voto è ovviamente stato segreto ma sin dal principio abbiamo saputo chi è che lo ha bloccato, perché sono coloro che hanno festeggiato e urlato come se fossero a uno stadio, perché sono le stesse persone che scrivono i post omofobici, che se avessero un figlio gay lo metterebbero in un forno (non sono parole mie, ma di Giovanni De Paoli, consigliere regionale Lega Liguria), che considerano i gay «vittime di aberrazioni della natura» (Luca Lepore e Massimiliano Bastioni, consiglieri regionali leghisti), e potrei continuare ancora.
L’iter del DDL Zan è bloccato per sei mesi, adesso i senatori potranno tornare a parlare di coseimportanti, come se la vita e la serenità dei cittadini italiani LGBT non fosse importante, per almeno sei mesi (fino ad aprile), e poi dovrà essere nuovamente discusso. Poi ovviamente ci vorranno altri mesi per farlo tornare nuovamente in Aula (e sappiamo quanto tempo ci abbia messo quest’anno il DDL Zan,ostaggio del leghista Ostellari). Insomma, in questi mesi continueremo a fare la conta delle vittime, ma questa volta daremo un volto ai colpevoli che non sono solo gli omofobi, ma anche quei partiti che preferiscono proteggere i voti che le persone.
Matteo Salvini, uno dei più grandi esponenti della campagna di disinformazione contro il DDL Zan, ha affermato: «punita l’arroganza di Letta. Ha rifiutato ogni dialogo ogni proposta di cambiamento arrivata dalle famiglie, dalle associazioni, dal Papa e da esponenti del mondo lgbt e femminista. Risultato? Ddl Zan bocciato, mesi e anni di discussioni», ma non comprende un paio di cose. In primis, da quando è tornata la teocrazia? Il Papa non decide sull’Italia, quante volte bisogna ripeterglielo prima che lo comprenda? Poi, certo che ci sono femministe e persone LGBT contrarie al DDL Zan, ma perché non prende in considerazione anche quelle pro?
Eppure, eppure il primo partito d’Italia, forse non si rende conto di quanta sia l’omofobia che loro non hanno neanche tentato di fermare. Proprio ieri vi abbiamo raccontato la storia di Mirko Galati, un 21enne che si trovava nella Gay Street di Roma e che è stato minacciato e chiamato frxcio con un coltello. E se non si fossero limitati alla minaccia? Gli hanno urlato «ti tagliamo la gola, fr*** di mer**, ti tagliamo un orecchio, ti spacchiamo», e nessuno era lì a proteggerlo. Nessuna legge a dargli giustizia.
Non è finita per il DDL Zan
A Today.it, Alessandro Zan sottolinea che «l’importante è non rinunciare all’identità di genere. L’articolo 1 contiene solo delle definizioni, ma il concetto che serve al giudice per prendere decisioni è racchiuso negli articoli 2 e 3. Se ci mettiamo intorno al tavolo a ragionare sull’ipotesi di eliminare gli articoli 1 e 4, si aprirebbe una possibilità, ma ci vuole la volontà politica. Basta chiacchiere. Prima la buona volontà e poi si può tornare a parlare di Ddl Zan» e questo nonostante il grande sconforto iniziale, prima che tutta Italia decidesse di scendere in piazza.
Zan sottolinea però che bisogna entrare nel vivo delle regole del Senato: «C’è da vedere bene se la legge potrà rientrare in Commissione fra 5 mesi oppure se dovremo presentare un testo nuovo», perché «regolamenti vanno interpretati. Il problema è che l’onorevole Andrea Ostellari non è sicuramente un amico del Ddl Zan, per cui è chiaro che non abbiamo un Presidente di Commissione in grado di agevolare i lavori». Soprattutto, però, per non fallire ancora una volta, bisogna lavorare insieme.
Il deputato del PD afferma che «il Pd da solo non riusce ad approvare la legge, nemmeno con il solo Movimento 5 Stelle. Se si vuole aprire uno spiraglio, è chiaro che Italia Viva e Forza Italia devono volerlo. Quando sono stato incaricato da Letta di interloquire con tutto il centrodestra, questo non si è presentato, l’unico partito ad essere presente era Italia Viva. Il messaggio del centrodestra era evidente: non c’era alcuna voglia di interloquire e non c’era altra volontà, se non quella di affossare la legge».
Non siamo ovviamente stupiti di questo. Dietro il “non vogliono parlare“, “non vogliono discutere“, “non ci vengono incontro“, c’era sempre l’omofobia che rappresenta quei partiti che hanno deciso di votare NO (avete sentito l’ultima di Simone Pillon?): «Non è vero che abbiamo imposto tutto o niente. Noi abbiamo teso la mano per mediare. Di fronte a quanto accaduto, risponderanno al Paese per quello che hanno fatto», ha detto Zan. Ma è già nata un’idea per non commettere gli stessi errori, e il deputato lo spiega su Instagram.
Quello di cui si tratta è un «discorso partecipativo che coinvolga tutti voi», perché ovviamente tutti ci siamo accorti di come l’Italia volesse e voglia anche oggi il DDL Zan, per cui perché non coinvolgere anche i cittadini? Dal 19 gennaio 2022, ci saranno delle iniziative dal basso per «costruire un percorso» che possa portare a un «rilancio dell’iniziativa politica» per approvare il DDL Zan. Da febbraio, invece, ci saranno sei appuntamenti in alcune città italiana, in cui «tutti voi potrete intervenire».
Spiega che, in qualche modo, «creeremo un movimento dal basso che più forte sarà e più avrà un impatto sulle istituzioni e sul senato. Così quando ripartiremo con la battaglia avremo più forza, per provare a convincere una parte di quei senatori che hanno votato contro a cambiare orientamento». Conclude: «Abbiamo un anno a disposizione, dobbiamo provare a portare a casa il risultato». E ci riusciremo. Lo faremo per tutte le vittime.
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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