Coco Chanel: tra nazismo ed emancipazione femminile

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Cinquant’anni fa moriva Coco Chanel, stilista ancora oggi tanto amata e tanto apprezzata, che tanto ha lasciato al mondo della moda, e non solo. Le sue citazioni si trovano insieme a foto di ragazze su Instagram, attuali oggi come anche nel secolo scorso. Tuttavia, oggi non parleremo di quello che Coco ha fatto nel mondo della moda, ma parleremo di quello che ha fatto per le donne, e anche della sua controversia che la vede come una spia nazista. Insomma, parleremo dei suoi ideali.

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Fonte: wikipedia

Non pensate che il successo di Coco Chanel sia dovuto al suo talento per la moda. Il principale motivo per cui Coco è riuscita ad avere successo è perché ha vissuto quel periodo e ha compreso di cosa la donna avesse bisogno. Coco Chanel ha letteralmente creato la donna emancipata. In ogni caso, prima di parlare di quello che ha lasciato, dobbiamo contestualizzare in che epoca ci troviamo. Oggi diamo per scontata la possibilità di poter uscire di casa senza reggiseno, con abiti comodi con cui ci sentiamo a nostro agio, ma un tempo non era così.

Un tempo esistevano i corsetti e una donna doveva per forza indossarli. Doveva camminare dritta, pancia in dentro e petto in fuori, stretta in quel tubino che a malapena ti permetteva di respirare. Ma, lo sappiamo benissimo, gli inizi del Novecento sono gli inizi della consapevolezza delle donne di essere qualcuno e di poter essere indipendenti, emancipate. Per questo motivo, la donna deve liberarsi dall’oppressione del corpetto che non le permette di muoversi al meglio, e poi può anche liberarsi di tutte le etichette e le regole che quel corsetto porta con sé.

«Fino a quel momento avevamo vestito donne inutili, oziose, donne a cui le cameriere dovevano infilare le maniche; invece, avevo ormai una clientela di donne attive; una donna attiva ha bisogno di sentirsi a suo agio nel proprio vestito. Bisogna potersi  rimboccare le maniche».
Coco Chanel è nata nel 1883 e nel 1901, all’età di 18 anni, ha iniziato a lavorare, a istruirsi, per divenire la donna nel settore della moda, colei che lavora per le donne perché lei comprende come farle sentire al meglio, ma restando sempre alla moda. Pensate che disse di Christian Dior: «come sono ridicole queste donne, che indossano abiti fatti da un uomo che non conosce le donne, non ne ha mai avuta una e sogna invece di esserlo».

Coco Chanel: l’emancipazione femminile

Coco Chanel è considerata come la signora della moda senza alcuna rivale, questo perché ha continuato sempre a leggere i tempi e ciò che le donne desideravano in quel determinato momento storico. Vivendo lei nei primi anni del Novecento, ha vissuto nella propria mente quella vocina che, in particolare dopo la Prima Guerra Mondiale, si faceva largo nella mente della donna, dicendo: «tu vali quanto l’uomo, tu sei importante quanto un uomo, tu puoi lavorare come e quanto un uomo».

Questa consapevolezza faceva quindi nascere un nuovo tipo di donna, quella che Chanel chiama la donna attiva ma che noi possiamo chiamare, in francese, garçonne, ovvero una donna emancipata, indipendente e anticonformista. È proprio per le garçonne che Coco comincia a disegnare dei vestiti senza corpetti, senza accessori ingombranti e fastidiosi. Rivoluzionò completamente la moda femminile, ma lo fece per il bene delle donne.

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Fonte: pinterest

Gli abiti divennero lineari, comodi, essenziali. Celebre è la sua citazione: «Prima di uscire, guardati allo specchio e levati qualcosa». Le gonne divennero più corte, in modo da poter camminare e muoversi meglio, il punto vita divenne più basso, più umano, ma soprattutto introdusse un indumento che prima era prettamente maschile ma che Coco Chanel rese comunque eleganti e femminili: i pantaloni. Insieme a questi, nel 1954 pensò anche al tailleur, ovvero giacca maschile con gonna dritta oppure con i pantaloni.

Gli abiti di Coco Chanel non erano solo una moda, ma un vero e proprio stile di vita che la donna doveva seguire. Se sceglievi di prendere in mano la tua vita, allora dovevi vestire Chanel. Oltre agli abiti, ha rivoluzionato anche l’abbronzatura, che in genere era accostata alle contadine che lavoravano sotto al sole, mentre il pallore era per le nobili la cui pelle non era mai stata esposta al sole. Coco Chanel disse no e decise che l’abbronzatura era sinonimo di bellezza.

Nonostante questo, nonostante i suoi abiti per il nuovo tipo di donna femminista, nonostante abbia lavorato per le donne garçonne, nonostante abbia letteralmente fatto indossare un abito maschile alle donne, nonostante lo sdoganamento di alcuni concetti a favore delle donne, Coco Chanel non si è mai voluta definire una femminista, sebbene, dall’emancipazione ai suoi pensieri che oggi possiamo leggere nelle sue citazioni, sembrasse davvero una partecipante attiva del movimento.

Coco Chanel e il rapporto con il nazismo

Sono ormai anni, decenni, che si parla del rapporto di Coco Chanel con il nazismo. Coco era nazista? Non lo sappiamo con certezza e non ci permetteremmo assolutamente di rovinare il bel nome della donna che ha rivoluzionato il modo di vestire delle donne, tuttavia non si può di certo negare che abbia avuto dei rapporti con dei nazisti e che, addirittura, sia stata una spia con il nome in codice Westminster, come il nome del suo amante, il Duca di Westminster.

Apparentemente sembrerebbe che il suo rapporto con il nazismo sarebbe iniziato nel 1940, ma prima di ciò facciamo una breve digressione. Torniamo al 1924, quando Chanel vende il suo profumo, Chanel No.5, a due fratelli ebrei, Pierre e Paul Wertheimer, con l’accordo di ricevere sempre il 10% delle vendite. Tuttavia, quando il profumo diviene il più venduto al mondo, Chanel vuole indietro il suo successo. Se conosciamo per bene la storia, possiamo anche solo immaginare cosa sia saltato nella mente di Coco non appena sono uscite le leggi naziste.

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Fonte: pinterest

Gli ebrei non potevano possedere delle proprietà, per cui lei si sarebbe potuta riprendere il suo profumo. Questo però fu impossibile perché i fratelli ebrei nel 1940 riuscirono a fuggire in America e intanto avevano affidato il loro oro all’amico tedesco e cristiano Felix Amiot, che durante la guerra ha anche aiutato i tedeschi con gli aerei militari in cambio della sua proprietà. Il piano di Coco Chanel di riprendersi il suo profumo fallisce ancora prima di poter essere avviato.

Sembrerebbe che la Chanel fosse un’omofoba con idee molto conservatrici e che, forse anche in seguito ai due fratelli ebrei che avevano acquistato la sua proprietà, odiasse fortemente gli ebrei. Le sue idee non si placarono minimamente durante la storia, dal 1923 al 1933, con il Duca di Westminster, anzi, divennero solo più intense. In ogni caso, nel 1939, con l’inizio della guerra, chiuse tutti i suoi negozi escluso uno, lasciando a casa 4000 dipendenti, forse (notizie non sicure) per punirli in seguito a uno sciopero.

Quando Coco torna a Parigi, si trasferì al Ritz Hotel, conosciuto come il quartier generale dell’aviazione tedesca e in cui inizio una relazione amorosa con un ufficiale della Gestapo, il barone Hans Gunther von Dincklage, che la fece entrare nell’alta aristocrazia nazista e addirittura la rese una spia grazie al rapporto che aveva con Winston Churchill.

Nel 1943, infatti, con il nome in codice che abbiamo presentato prima, fu inviata a Madrid per informare Churchill, tramite gli ufficiali britannici presenti in Spagna, di alcuni importanti esponenti nazisti delle SS che avevano intenzione di collaborare o arrendersi. A assoldarla fu Schellenberg, che poi fu processato a Norimberga e condannato a sei anni di carcere, ma fu rilasciato nel ’51 per motivi di salute. Chanel gli pagò spese mediche, vitalizio e funerale.

Da una biografia pubblicata nel 2011, Sleeping With the Enemy, scritta dallo storico Hal Vaughan, risulterebbe anche che Coco Chanel fu presentata al barone e agente tedesco Louis de Vaufreland da Dincklage (fu anche interrogato dall’intelligence britannica in seguito al suo rapporto, ma il primo ministro, con cui era amica, fece cadere ogni incriminazione) e che l’agente l’avesse convinta a essere una spia nazione in cambio della liberazione del nipote, che era imprigionato in Germania dal 1944.

 

Insomma, da una parte abbiamo una donna che ha rivoluzionato lo stile ma soprattutto lo stile di vita delle donne del suo tempo, dall’altro lato abbiamo la stessa donna conservatrice e che ha collaborato ed è stata amante con dei nazisti. D’altronde, però, lei stessa affermava «Vestiti male e ricorderanno il vestito; vestiti in modo impeccabile e ricorderanno la donna».

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