Carriere alias: studenti contro la mozione di Fratelli d’Italia

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La carriera alias è fondamentale per molti studenti transgender e no-binary nelle scuole di tutta Italia, in quanto permette a chi non si riconosce nel sesso biologico con cui è nato, di cambiare nome nel registro scolastico senza la necessità di modificare anche il documento d’identità, che è un processo decisamente più lungo e che spesso può impiegare mesi e anni. Eppure, per quanto Fratelli d’Italia dica di voler proteggere bambini e adolescenti, è evidente che fra i bambini e adolescenti non sono inclusi quelli transgender e no-binary.

La carriera alias, per chi non lo sapesse, è una procedura che consente agli studenti trans di poter cambiare nome e genere a scuola ancor prima dei 18 anni e di un eventuale compimento del percorso giuridico relativo al cambiamento ufficiale di sesso. Diverse università e scuole d’Italia hanno già attivato questo percorso e anche Rete Lenford ha proposto le proprie linee guida invitando i presidi delle scuole ad adottarlo. Questo chiaramente ha scatenato l’omotransfobia di molti esponenti della destra, prendiamo ad esempio Elena Donazzan, esponente di Fratelli d’Italia conosciuta principalmente per aver cantato fascetta nera e per aver bullizzato con omotransfobia Cloe Bianco, che poi si è suicidata.

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Ma perché? Cos’ha di sbagliato la carriera alias? D’altronde, chi non è transgender, continuerà a utilizzare il proprio nome e il proprio cognome, chi è transgender invece avrà la possibilità di farsi chiamare con il nome che coincide con il genere in cui si riconosce. Questo priva qualcuno di qualche diritto? Fa un qualche tipo di propaganda? Manca di rispetto qualcuno? Semplicemente si permette a degli adolescenti di essere felici con se stessi e soprattutto a scuola. E sappiamo che degli studenti felici, studiano meglio. Ma forse l’Italia ci vuole ignoranti. Oppure morti.

«Abbiamo lanciato la più vasta campagna legale contro l’ideologia gender in Italia, notificando circa 150 diffide ad altrettante scuole che hanno approvato la cosiddetta Carriera Alias per “alunni transgender” su pressione del movimento LGBTQIA+, intimandone l’immediato annullamento», ha scritto Jacopo Coghe in un comunicato ufficiale. Il motivo delle difficile è quello di «assegnare un nome diverso a uno studente in base a una mera auto-percezione di genere, per di più priva di una diagnosi di disforia di genere, non solo è una procedura dannosa per la sua sana maturazione psico-fisica, ma è soprattutto in aperto contrasto con le normative vigenti in campo amministrativo, civile e potenzialmente anche penale».

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Studenti manifestano per la carriera alias

Due giorni fa sarebbe dovuta essere presentata la mozione che spinge verso l’abolizione della carriera alias in Lombarda, ovviamente proposta da Fratelli d’Italia. Ma il capogruppo del partito al Pirellone, Christian Garavaglia, ha comunicato che la mozione, proposta dal consigliere regionale di FdI Giacomo Zamperini, era ritirata e rinviata, senza però spiegare i motivi della riesamina. Quest’ultimo aveva affermato che «la carriera alias rappresenta un grave pericolo in quanto cancella il vero significato del concetto di identità lanciando un messaggio sbagliato, secondo il quale ognuno potrebbe autodeterminare il proprio genere».

Nella mozione vi era scritto che «l’implementazione (sic) della ‘carriera alias’ è potenzialmente dannosa per gli stessi studenti che la richiedono in quanto porta a consolidare una percezione soggettiva che, persino laddove sia accompagnata da una vera e propria disforia di genere, è nella quasi totalità dei casi – in particolare nei minorenni – temporanea e risolta spontaneamente nella maggiore età» e che «i recenti inconsueti aumenti nell’identità transgender» potrebbero essere dovuti alle «influenze che i giovani subiscono in società, sia da amici, da internet, le reti sociali e gli altri media».

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ACET, l’Associazione per la Cultura e l’Etica Transgenere ha affermato: «Considerando che in Lombardia ci sono circa un centinaio di persone trans, quasi tutte maggiorenni, che ricorrono alle Carriere Alias, non possiamo che leggere questa mozione come un attacco ideologico e un accanimento politico ai danni delle vite delle giovani persone transgender, non binarie e di genere non conforme, che le priva di un diritto fondamentale: il diritto allo studio». Ma soprattutto: «Essere trans non è una moda; non ci si sveglia la mattina e si decide di essere trans e di cambiare i documenti».

Ritengono che «questo messaggio, che passa in modo velato nella mozione, è altamente disfunzionale e pericoloso. La realtà è che con questa mozione si vuole togliere diritti, non tutelare le persone oggetto della mozione». «Nella mozione si tenta di far passare l’eliminazione delle Carriere Alias come una mossa ‘a tutela’ delle giovani persone transgender, che di fatto verrebbero private di uno strumento che gli permette vivere meglio un ambiente importante quando delicato come quello scolastico».

Anche l’opposizione si è fatta sentire. Ad esempio, la consigliere del Movimento 5 Stelle Paola Pizzighini criticò come si è aspettata la chiusura delle scuole «per portare in Aula una mozione infame che avrebbe mobilitato studenti delle scuole secondarie e delle università, ma se pensate che non esista un’opposizione vi sbagliate», e in effetti gli studenti si sono già cominciati a mobilitare nonostante gli esami e nonostante la scuola sia ufficialmente finita. Questa la nota completa dei deputati e senatori del Movimento 5 Stelle:

«In Lombardia registriamo ancora un modo di fare politica subdolo e vigliacco da parte di Fratelli d’Italia. Alla chetichella, mentre i lombardi sono al mare o in montagna e le scuole ferme, i consiglieri regionali del partito di Giorgia Meloni hanno depositato una mozione che chiede un intervento della giunta Fontana contro la diffusione dei regolamenti scolastici sulla carriera alias. In sostanza si vuole togliere l’opportunità per gli studenti transgender – che quindi non si riconoscono nel genere assegnato alla nascita – di vedere riconosciuta la propria identità di genere presso gli istituti scolastici o le università.

Una porcheria in piena regola, che calpesta l’autonomia scolastica ma soprattutto i diritti di giovani concittadini che magari stanno affrontando un percorso non sempre facile e compreso. Purtroppo Fratelli d’Italia si conferma una forza politica senza pudore quando si parla di diritti civili. Come Movimento 5 Stelle, condanniamo senza riserve questo documento che è l’istantanea perfetta dell’intolleranza e dell’approccio retrivo su certi temi dell’attuale maggioranza di governo».

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La Presidente di CIG Arcigay Milano, Alice Redaelli, commenta: «La scuola è un luogo che tutte le persone, nella loro vita, attraversano; è un periodo importante della vita di ognuno in si cresce e ci si forma e si mettono le basi per i cittadini che saremo domani. La carriera alias è uno strumento che permette alle giovani persone transgender di vivere la scuola in serenità: è comprovato il fatto che riduca l’abbandono scolastico, e le conseguenze psicologiche dannose della discriminazione in caso di assenza di questo strumento burocratico.

Perché accanirsi contro di loro? Pensare alla serenità degli studenti è fondamentale per chiunque abbia realmente a cuore il tema della scuola, tentare di vietare o destituire le carriere alias sembra solo un accanimento ideologico», concludono. La carriera alias può essere utile per far sentire gli studenti più in pace con se stessi, contribuendo quindi anche a migliorare il rendimento scolastico.

Anche l’Unione degli Universitari è stata critica, e la coordinatrice nazionale Camilla Piredda afferma: «Altro che capricci, la carriera alias è un diritto fondamentale che permette di esprimere a pieno la propria autodeterminazione. La carriera alias è infatti funzionale all’inclusione e al diritto allo studio per le persone che ne vogliano godere, in un ambiente non privo di ostilità e discriminazioni come quello universitario. La mozione è sbagliata e ci disgusta».

D’accordo anche Marta Andreoletti, Coordinatrice di UDU Milano: «I consiglieri di Fratelli d’Italia sono disinformati. Vogliamo avvisarli che tutti gli atenei pubblici della Lombardia hanno attivato la carriera alias e non solo l’Università di Milano: sono colpevoli anche Bicocca, Politecnico, Pavia, Brescia, Bergamo e Insubria. A loro ricordiamo che la Regione non ha alcuna competenza sui rapporti civili e ribadiamo come debbano tenere giù le mani dai diritti faticosamente acquisiti».

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