Caro affitti: Milano si conferma la città più costosa per gli studenti

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Il problema degli affitti è uno dei più discussi nell’ultimo anno, da quando tutte le università hanno abbandonato la didattica a distanza (qualcuna ha continuato a erogare dei servizi online ma solo per determinate categorie) e quindi tutti gli studenti hanno dovuto cercare una stanza da affittare che, nel caso di alcune città, ha raggiunto davvero prezzi esorbitanti, e continua ad aumentare ancora e ancora. Ci sono state manifestazioni, ci sono state critiche da parte di chi ha avuto sempre l’università pagata dai genitori, e tutto questo in un loop continuo.

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Quando sono aumentati gli affitti? Principalmente nel post pandemia. Immobiliare Insights ad agosto 2022 ha denunciato tramite un report come in un anno gli affitti siano aumentati dell’11%, con Milano che supera i €600 per singola stanza. «Quest’anno chi cerca una stanza in affitto in una delle principali città italiane farà meglio ad optare per una doppia: infatti, i prezzi delle singole sono aumentati di ben 11 punti percentuali rispetto al 2021 (439 euro) mentre un posto letto in doppia costa il 9% in meno (234 euro)», scrissero.

Nel report si è evidenziato anche come post-Covid c’è stato un 45% in più di richiesta per le singole e 41% in più per le doppie rispetto al 2021. «Lo stock di locazioni disponibili sul mercato si riduce, rimanendo sempre di segno più per le singole (+7%) ma comunque lontano dai volumi degli scorsi anni», leggiamo. E la città con gli affitti più cari è Milano (budget 620 euro), seguita da Roma (budget 463 euro), Padova e Firenze, dove per affittare una singola servono poco più di 450 euro. Sempre sopra i 400 euro Bologna, in quinta posizione con 447 euro.

Il problema è che la situazione non è minimamente migliorata, e non colpisce ovviamente solo gli studenti. Lo staff di Vdnews ha raccontato la storia di Carmelo, un uomo di 71 anni che ha dovuto abbandonare la sua casa in cui ha vissuto per quasi due decenni perché la nuova proprietaria dell’immobile in cui vive ha deciso di mandare via tutti i condomini. «Milano sta mangiando i propri figli, sta mangiando chi l’ha fatta diventare così com’è. Questa non è riqualificazione, questo è deportare i ceti più deboli e far posto a quelli più abbietti, perché chi può permettersi di pagare un affitto qua?», chiese Carmelo.

Ma nessuno gli ha risposto.

Affitti in Italia: Milano si conferma la città più cara

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Milano occupa ancora il primo posto del podio, medaglia d’oro per gli affitti più cari di tutta Italia. Ben €626 per una stanza singola, quindi l’1% in più rispetto allo scorso anno, giusto sei euro in più. A seguire non abbiamo più Roma, bensì Bologna, con €482 di affitto e quindi l’8% in più rispetto al 2022 e soprattutto è passata dal quinto al secondo posto. Abbiamo poi Roma, che è rimasta stabile sui suoi €463 euro. Segue Firenze, con €435, e poi Modena e Bergamo con €412 e €411. Anche a Padova e Verona l’affitto di una stanza è sui €400 circa. A chiudere la classifica ci sono Venezia, con €396, e Brescia, con €385.

Non finisce qui, però, perché nei dati di Immobiliare.it Insights viene evidenziato il problema delle camere doppie. Al primo posto sempre Milano, che non vuole proprio lasciare il suo posto, con un prezzo di €348 a posto letto, mentre al secondo posto c’è Roma con €272. Finalmente (più o meno), poi una città del Sud Italia, Napoli con €258. Seguono Firenze (€255) e Bologna (€249) . Abbiamo poi Padova con €231, seguita da Modena dove un posto letto costa €226. Tra i 220 e i 210 euro, infine, le città di Torino, Verona e Pavia, mentre Venezia, decima per le stanze singole, resta fuori dalla top 10.

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Queste comunque sono le dieci città in cui gli affitti costano di più, ma in realtà anche in quelle rimaste fuori dalla classifica ci sono stati degli aumenti di prezzo. Ad esempio, il capoluogo pugliese, Bari, ha visto un aumento degli affitti del 29% rispetto al 2022. E ancora, a Brescia e Palermo si aumenta del 18%, mentre a Parma e Pescara del 16%. In altre città invece i prezzi diminuiscono: a Padova si scende del -12%, e anche a Firenze e Trento, del -4% e del -2%.

Il problema rimane comunque, e la cosa più triste sono i commenti delle persone. Qualcuno cita addirittura il pezzo di Paolo Pietrangeli che diceva “del resto mia cara, di che si stupisce, anche l’operaio vuole il figlio dottore“, alludendo al fatto che l’università non sia per tutti. Classismo nel 2023. Tutti devono avere il diritto di almeno provare a frequentare l’università, che abbiano un padre dottore o che abbiano un padre contadino. Che vergogna, Italia. Poi lamentiamoci della fuga di cervelli e del fatto che siamo letteralmente un paese per vecchi. Non facciamo figli, se non abbiamo un lavoro che ci permette di vivere dignitosamente.

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