Ormai si parla di salute mentale in tutti i settori, dalla scuola, allo sport agonistico e, ovviamente, anche nel mondo degli attori. Uno degli ultimi casi denunciati è quello di Ruby Barker, attrice di Bridgerton che ha interpretato Marina Thompson e che ha affermato di non aver ricevuto alcun supporto da Netflix e da Shondaland, la società di produzione dietro allo show. L’attrice è stata ricoverata in ospedale dove aver terminato il dramma Regency, a causa della sua salute che stava deteriorando durante le riprese. La denuncia di Barker è che la sua cattiva salute è stata «mantenuta al ribasso perché lo spettacolo doveva uscire».
Abbiamo parlato qualche anno fa di Simone Biles, campionessa olimpica di Rio 2016, prima ginnasta in tutta la storia ad aver vinto cinque titoli mondiali individuali e anche la prima ad averne vinti tre di seguito. Spesso pensiamo che essere uno sportivo sia semplice. Crediamo che sia semplice perché dietro c’è la passione per quel che facciamo, per migliorarci per noi stessi e non per gli altri. Ma non sempre è così. Anzi, in nessun olimpico o sportivo c’è dietro solo la passione. La passione è solo la punta dell’iceberg, che nasconde però tanti sacrifici, tante rinunce, allenamenti giornalieri, un controllo maniacale sulla dieta (per alcuni sport più che per altri).
Proprio Simone Biles, che ancora oggi è una delle ginnaste più apprezzate, disse: «Devo fare ciò che è giusto per me e concentrarmi sulla mia salute mentale e non mettere a repentaglio la mia salute e il mio benessere. Ho il peso del mondo sulle spalle. Non è stata una giornata facile o la mia migliore, ma l’ho superata. A volte mi sento davvero come se avessi il peso del mondo sulle spalle. So che lo spazzo via e faccio sembrare che la pressione non mi colpisca, ma dannazione a volte è difficile: le olimpiadi non sono uno scherzo».
In conferenza stampa Simone Biles ha poi rivelato che «ho solo pensato che fosse un po’ meglio fare un passo indietro lavorando sulla mia consapevolezza e sapevo che le ragazze avrebbero fatto un lavoro assolutamente grandioso. Non volevo che la squadra rischiasse la medaglia per una mia cavolata perché loro hanno lavorato davvero troppo duro così ho deciso che spettasse alle ragazze proseguire il resto della gara». Ma Simone Biles non è l’unica. Sono tanti gli attori e gli sporti che ne hanno parlato, e l’ultima è Ruby Barker.
La denuncia di Ruby Barker (Bridgerton) sulla salute mentale
Parlando nel podcast The LOAF dell’Università di Oxford, Ruby Barker, nota per il suo ruolo in Bridgerton, ha affermato: «Nemmeno una persona di Netflix, nemmeno una persona di Shondaland – dal momento che ho avuto due attacchi psicotici da quello show – mi ha contattato o inviato un’e-mail per chiedermi se stessi bene oppure per chiedermi se potessi beneficiare di qualche tipo di assistenza post-vendita o supporto». Ha anche detto che la sua «vita è cambiata drasticamente da un giorno all’altro e tuttavia non c’era ancora alcun sostegno e non c’è ancora alcun sostegno».
Ragionando proprio sull’esperienza da Marina Thompson, un personaggio che, ricordiamolo, ha tentato di indursi a un aborto, ha detto: «È stato un posto davvero tormentoso per me perché il mio personaggio era molto alienato, molto ostracizzato, da solo, in queste orribili circostanze». Ha anche affermato: «È quasi come se avessi questa specie di pistola metaforica e invisibile puntata alla testa per vendere questo spettacolo perché è frizzante e divertente e tutte queste cose. Non voglio uscire allo scoperto e spalare cacca su questo perché altrimenti potrei non lavorare mai più».
Ruby Barker (Marina Thompson Crane) won’t be in season 3 of Bridgerton pic.twitter.com/cfm2pwSQTs
— out of context bridgerton (@NoContxtBton) April 19, 2023
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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