Artemide, la dea serial killer dell’antica Grecia – Una Tazza D’horror #36

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La mitologia greca ancora oggi appassiona il genere umano, e vive vivido il ricordo delle storie e della tradizione dell’antica Grecia. In questo episodio di “Una Tazza D’horror” torniamo a raccontarvi di omicidi e violenza, ma illustrandovi alcune delle leggende che circondano la sanguinaria figura di Artemide.

Diana per Roma, viene dipinta come la dea della caccia, identificata dai suoi fedeli con la Luna. Nasce dall’unione di Zeus con la titanide Latona, sull’isola di Delo, assieme al fratello Apollo. Protettrice delle foreste e degli animali selvatici, Artemide è una dea distruttiva, dalle tante sfaccettature nella mitologia. Volenterosa di rimanere vergine a vita, chiederà aiuto al padre, il quale acconsentirà di buon grado: il distacco sentimentale ed empatico della dea, però, la renderà il sicario perfetto a disposizione delle altre divinità. Sarà artefice di numerosi omicidi, ma la stessa passione l’accumuna al resto degli dei dell’Olimpo, giudici e burattinai della vita dei mortali.

Artemide, la dea serial killer dell’antica Grecia

Arianna

La storia che ha reso il nome di Arianna, principessa di Creta, celebre è una delle più conosciute e rivisitate leggende dell’antica Grecia. La madre di Arianna, Pasifae, non è altro che colei che ha dato alla luce il famoso Minotauro, reso prigioniero nel labirinto costruito da Dedalo, per difendere l’isola di Creta dalla sua violenza e dalla funesta immagine, oltre che per nascondere il più possibile l’adulterio commesso dalla donna per volere divino con un toro. Infatti, Poseidone voleva punire il re di Creta, Minosse, e questo fu solo il risultato della malefatta ordinata dal dio del mare.

L’aitante e giovane Teseo ne fu invece la conseguenza: l’eroe salpò da Atene sulla nave che avrebbe condotto i sacrifici per il mostruoso uomo con la testa di toro al labirinto, con l’intento di porre fine alla sua vita e salvare le future vittime richieste da questo terribile accordo tra le città della Grecia. Riuscì nella missione, ma la vita gli fu salva solo grazie al filo rosso di Arianna medesima, così come ci racconta il loro mito.

La principessa si era innamorata follemente dell’eroe, il quale con l’inganno aveva approfittato del suo aiuto per riuscire nell’impresa, abbandonandola poi sull’isola di Nasso, dopo averla fatta addormentare. Al suo risveglio Arianna vide la nave di Teseo ormai lontana, ma anche il carro di Dioniso, trainato da delle pantere.

La disperazione di Arianna, sofferente per l’abbandono dell’uomo amato, spinse il dio dell’ebrezza a volerla in moglie, in una delle tante versioni del mito. Dioniso, però, si accorse presto che quell’amore non era ricambiato, in quanto la giovane era ancora innamorata di Teseo. La gelosia del dio lo spinse a chiedere l’intervento di Artemide. Sarà lei ad uccidere Arianna per conto di Dioniso, trafiggendole il cuore con una delle sue frecce.

Pompeo Girolamo Batoni, Bacco e Arianna

Coronide

Sarà sempre Artemide il sicario di questa storia. Coronide non ha colpe – come sempre d’altronde – se non quella di essere stata oggetto del desiderio del dio del Sole.

Apollo, infatti, rimasto invaghito della giovane fanciulla, decise di violentarla sulle sponde del lago Boibeis, lasciandole suo figlio nel grembo. Coronide compirà l’errore, però, di innamorarsi di uno straniero, Ischi, concedendosi a lui. La giovane in verità non era mai rimasta sola: Apollo l’aveva sempre seguita attraverso un corvo, il quale aveva il compito di vegliare sulla fanciulla. Il corvo, giunto al cospetto del dio, riferirà la notizia, e l’ira di Apollo tramuterà le candide piume del volatile in nero pece.

Apollo, così, deciderà di chiamare la sorella gemella, Artemide, per raggiungere la sua vecchia amante e ucciderla. La dea scoccherà la freccia che toglierà il respiro a Coronide per volere di Apollo.

Sarà salvato invece il figlio non ancora nato dalla violenza commessa. Ermes, il messaggero degli dei, estrarrà dal ventre della donna ormai morta il bambino, che porterà il nome di Asclepio, ma che troverà la morte sempre per il volere di un dio capriccioso, il grandissimo Zeus.

artemide-serial-killer
Orazio Gentileschi, Diana Cacciatrice

Le figlie di Niobe

Il massacro compiuto dalla dea venne accompagnato questa volta dal gemello Apollo. Niobe si vantò di essere più feconda di Latona, la madre di Artemide e Apollo, e venne punita per la sua superbia con la morte di tutta la sua prole: Latona commissionò ai figli l’omicidio dei sei figli maschi per mano del dio del Sole, e delle sei figlie femmine per mano della dea della Luna.

Jacques-Louis David, Apollo e Diana attaccano i figlio di Niobe

Orione

Vi sono diverse interpretazione della morte di Orione avvenuta per mano della dea della caccia. Alcune parlano di un inganno teso dallo stesso Apollo, contrario all’amore della sorella per il cacciatore, altre invece di un tentativo di violenza di Orione e della difesa di lei.

Altre, invece, ci mostrano l’immagine capricciosa della divinità a cui siamo abituati: Orione era diventato abile nel tiro con l’arco, più della dea medesima, la quale non poteva tollerare un tale smacco, in quanto il cacciatore stava catturando un numero maggiore di prede rispetto alle sue. Artemide decise così di tendergli un agguato, uccidendo lui e successivamente anche i suoi cani, colpevoli di aver pianto con i loro guaiti la morte del padrone.

Ancora, un altro mito ci racconta di Artemide, gelosa di Orione, tanto da fargli trovare la morte per mezzo di una delle sue frecce, dopo che Eos, la dea dell’alba, lo avrebbe rapito e portato nella sua isola.

Daniel Seiter, Diana presso il cadavere di Orione

Adone

La morte di Adone, amante della meravigliosa Afrodite, fu un gesto di ripicca nei confronti della dea dell’amore e della bellezza. Infatti, Artemide volle spargere il suo sangue solo per vendicarsi di quando Afrodite portò alla morte Ippolito, un giovane che ignorando il culto della bellissima dea, si era attirato su di sé anche le sue ire. Trattandosi di uno dei protetteti della dea della caccia per le sue doti di cacciatore e per il suo desiderio di seguire una vita casta, l’unica vendetta possibile prevedeva di agire contro il mortale Adone, non potendo toccare direttamente l’altra divinità.

Prassitele, Diana di Versailles

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