
Il BDSM nelle community LGBT+
Alcune parole in quest'articolo saranno censurate non per una decisione di Cup of Green Tea e del suo staff ma perché al signor Google non piacciono.
Nell’era della liberazione s3ssual3, la gente appartenente alla community LGBT+ (Lesbiche, Gay, Bisessuale, Transgender) si trova ancora in lotta ancora per ottenere l’accettazione, nonostante già all’interno della community stessa ci sia una specie di cultura repressa, ovvero quelli che vengono definiti “gli eccentrici“.
Meglio conosciuti come i praticanti di BDSM, essi raccolgono critiche da tutti i lati, vedendo alcuni di loro addirittura costretti a nascondere, o ancor peggio reprimere i loro lato più p3rv3rso, in quanto agli occhi della community l’omosessualità, sebbene sia un qualcosa di alternativo, non differisce poi molto dal “vanilla” (per vanilla si intende un qualcosa di standard o comunque di ordinario, in questo caso il rapporto uomo/donna tradizionale) o comunque dal s3sso privo di perv3rs1one.
Comunità LGBT e BDSM

Il punto focale di tale dibattito diventa quindi questo: “Essere p3rv3rsi, all’interno di un contesto in cui la s3ssual1tà é già alternativa di per sé, é normale?”
Per molti la p3rv3rs1one, e quindi la pratica di attività relative al BDSM, viene ritenuta un orientamento s3ssu4le valido tanto quanto l’appartenenza alla community LGBT, in quanto non si tratta di nient’altro che di persone oneste con se stesse, consapevoli dei propri desideri e quindi capaci di trarre beneficio e piacere dalle pratiche BDSM-related.
Etichettare qualcuno come “diverso” all’interno di una community già definita “diversa” a sua volta dalle masse, equivale esattamente alla tanto disprezzata omofobia che i membri della community stessa non perdono mai occasione di sottolineare.

Bproud ha intervistato Chiara, aka Alithia Maltese, donna bisessuale, insegnante di shibari ed educatrice di s3ssual1tà alternativa che ha condotto in un breve ma intenso viaggio nel BDSM visto anche dal punto di vista LGBT+.
Ha iniziato a frequentare l’ambiente LGBTQ+ e in seguito ha fondato il primo aperitivo dedicato ai giovani della scena BDSM piemontese. Si occupa di formazione organizzando a livello nazionale incontri su consenso, poliamore e laboratori sulla comunicazione non verbale, utilizzando come strumento principale le corde.
Secondo la sua opinione chi pratica il BDSM ha come obiettivo comune la ricerca del piacere e durante la sessione di gioco è possibile portare avanti questa ricerca con i mezzi più disparati. Ed è in uno spazio in cui possono sperimentare, mettere in atto fantasie. Possono esplorare i desideri e condividerli con la persona con cui ci si gioca. Si può provare vergogna, piangere, rilassarci, godere, avere paura, lasciare il controllo in totale libertà, senza preoccuparsi del giudizio di chi è lì con loro in quel momento.

Il BDSM può sovrapporsi a bisessualità e pansessualità, e può anche creare connessioni e relazioni al di fuori dei confini dell’eterosessualità, dell’omosessualità e dell’asessualità. In effetti, il kink non è necessariamente s3ssu4le: succede che non vengano coinvolti i genit4l1 e/o che non vi sia eccit4zi0n3 s3ssu4le: così come può accadere che un uomo gay e una donna lesbica si bacino perché baciare non è “s3ssu4le” per tutti, così può capitare di trovare in una relazione due persone di orientamento s3ssu4le non compatibile. Esistono molte persone asessuali e che praticano BDSM, senza che entri in gioco l’attrazione s3ssu4le.
Le similitudini tra l’esperienza dei kinkster e quella delle identità “arcobaleno” sono molte come ad esempio:
stigma, patologizzazione, discriminazioni, perfino ostacoli alla custodia dei propriə figli.
Parlando dei pride l’immagine di due uomini con un tanga di pelle è lo stratagemma preferito degli omofobi per dire “voi dareste dei bambini da allevare a questa gente?”. Mostrare una s3ssual1tà sovversiva al Pride ha ben poco a che fare con un ecc1t4m3nt0 s3ssu4le lì e in quel momento, serve invece a esprimere la propria personalità ed identità perché si trovano al di fuori delle norme s3ssual1/relazionali. È per questo che il Pride ha sempre messo a disagio alcune persone, è una caratteristica della manifestazione: se dovessero fare un Pride che non mette a disagio nessuno, non si farebbe alcun Pride.

La p3rv3rs1one non è altro che una via da seguire, capace di superare tutte le distinzioni tra s3ssual1tà diverse.