Twitter vs Threads: Musk minaccia una causa per plagio

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È ufficialmente aperta la battaglia di Twitter contro Threads… O meglio, è aperta fra i due social, ma non lo è a livello legare. Non ancora, almeno, in quanto Twitter per ora si è limitata a inviare una comunicazione a Meta minacciandola di citarla in giudizio per plagio, facendo riferimento alla piattaforma Threads, che in effetti sembra avere molto in comune (ma che noi in Italia non abbiamo ancora avuto il piacere di provare). Tra l’altro, il CEO di Twitter, che sappiamo essere non sicuramente una persona che passa inosservata, ha persino insultato Zuckerberg sfidandolo a una gara a “chi ce l’ha più lungo“.

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Threads è un’applicazione che mira a facilitare la condivisione di idee e tendenze attraverso testi, in modo simile a ciò che avviene su Twitter. Attualmente, l’app è disponibile solo negli Stati Uniti su dispositivi Apple e Google, mentre in Europa non è ancora stata resa disponibile su nessuna piattaforma. Anche se è possibile visualizzare i profili degli utenti che condividono il loro account tramite la versione web, non è possibile interagire con essi o creare un account. Tuttavia, concentriamoci sul social network stesso, senza fornire una recensione, ma piuttosto fornendo alcune informazioni.

Vincenzo Cosenza, esperto di social media e ideatore dell’Osservatorio sul Metaverso, ha affermato che il nuovo social di Meta è «il tentativo di Zuckerberg di sostituire Twitter nella sua funzione di notiziario in tempo reale, approfittando delle difficoltà attuali frutto delle scelte scellerate di Musk e dell’insoddisfazione dei suoi utenti». Ma quale sarà la differenza con Twitter? Perché bisognerebbe scegliere Threads? Principalmente per l’elenco dei contatti che si, un certo senso, ereditano da Facebook e Instagram, quindi partire già con un cospicuo numero di followers. Ma questo potrebbe essere anche un contro.

Mark Zuckerberg invece l’ha presentato come un «luogo in cui le community si riuniscono per discutere di tutto, dagli argomenti che ti interessano oggi a ciò che sarà di tendenza domaniQualunque cosa ti interessi, puoi seguire e connetterti direttamente con i tuoi creatori preferiti e altri che amano le stesse cose o creare un tuo fedele seguito per condividere le tue idee, opinioni e creatività con il mondo». Insomma, una sorta di safe space. Sarà davvero così, però?

Inizia la battaglia fra Twitter e Threads

Pensavamo che la situazione non sarebbe degenerata perché Elon Musk sembrava relativamente calmo, almeno rispetto ai suoi standard… E invece non è così. Alex Spiro, avvocato personale di Musk oltre che socio dello studio legale Quinn Emanuel, ha inviato una «minaccia di azione legale» a Meta, accusando la società e soprattutto il social Threads di «bracconaggio» di ex dipendenti e di appropriazione illegale di segreti commerciali e proprietà intellettuale.

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Hanno affermato: «Twitter intende far valere rigorosamente i suoi diritti di proprietà intellettuale e chiede che Meta prenda provvedimenti immediati per smettere di utilizzare i segreti commerciali di Twitter o altre informazioni altamente riservate». Secondo l’avvocato, quindi, Meta avrebbe assunto diversi ex dipendenti di Twitter, e considerando in quanti sono stati licenziati da Elon Musk da quando è entrato al comando del social, ha molto senso.

Secondo l’accusa, poi, gli sviluppatori ex Twitter e ora Threads, avrebbero utilizzato delle informazioni riservate e, violando leggi statali e federali e patti di non concorrenza nei confronti dell’ex datore di lavoro, per lavorare a Threads, «con l’intento specifico di utilizzare segreti commerciali di Twitter e altre proprietà intellettuali al fine di accelerare lo sviluppo dell’app concorrente di Meta». In più, secondo Spiro, Meta avrebbe anche fatto “data scraping” con informazioni estratte da Twitter per sviluppare e migliorare l’applicazione.

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Ovviamente Threads si è difeso, dicendo tramite il direttore delle comunicazioni di Meta, Andy Stone, che nessuno degli ingegneri che si occupa di sviluppo in Threads è un ex dipendente di Twitter. Elon Musk ha invece twittato: «La concorrenza va bene, il barare no», e in più ci sono i tweet ormai virali di ieri e dell’altro ieri, in cui prima Musk chiama cornuto Zuckerberg, e poi quello in cui propone un contest per chi ha il pene più lungo.

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