Graduatorie Censis: aumenta la dispersione universitaria

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Sono state pubblicate nella giornata di ieri le graduatorie Censis delle università, e quello che ne emerge è che nell’anno accademico 2021/2022 abbiamo raggiunto la percentuale maggiore di abbandono degli immatricolati entro il loro primo anno di università, nonostante i dati provvisori degli anni 2021/2022 e 2022/2023 registrino anche una maggiore immatricolazione rispetto agli anni precedenti, dove invece c’era stato un brusco calo. Ma c’è ancora tanto lavoro da fare.

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Facciamo giusto qualche cenno sia al Centro Studi Investimenti Sociali che alle classifiche che principalmente sono più guardate dai futuri studenti, ovvero quelle riguardanti le classifiche delle università (e, in questo caso, è davvero eclatante come il sud sia tanto più indietro rispetto al nord). Il Censis è un istituto di ricerca socio-economica fondato nel 1964 e che da quindi più di cinquant’anni svolge «una costante e articolata attività di ricerca, consulenza e assistenza tecnica in campo socio-economico». «L’annuale Rapporto sulla situazione sociale del Paese, redatto dal Censis sin dal 1967, viene considerato il più qualificato e completo strumento di interpretazione della realtà italiana».

Nei ranking sono divisi i mega atenei, i grandi atenei, i medi atenei e, infine, i piccoli atenei. Ci sono poi le classifiche degli atenei non statali, quelle dei Politecnici e poi anche le singole graduatorie in base alle facoltà di interesse. I gruppi sono stati individuati mediante il seguente criterio:

  • fino a 10.000 iscritti: PICCOLI ATENEI
  • da 10.000 a 20.000 iscritti: MEDI ATENEI
  • da 20.000 a 40.000 iscritti: GRANDI ATENEI
  • oltre 40.000 iscritti: MEGA ATENEI
  • POLITECNICI

L’Università di Bologna regna nei mega atenei statali, seguita da Padova e Roma – La Sapienza; nei grandi atenei invece la top 3 è composta da Pavia, da Perugia e poi, finalmente, un’università del sud: l’Università della Calabria. I medi atenei invece vedono al top l’Università di Trento, poi Siena e Udine. Infine, per i piccoli, abbiamo in primis Camerino, e poi l’Università della Tuscia e quella di Macerata.

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Classifiche Censis per i politecnici

Le graduatorie possono essere esaminate nel dettaglio nella sezione dedicata del sito web del Censis (www.censis.it), dove si possono interrogare in funzione dei personali obiettivi e percorsi di studio. Sul sito sono consultabili anche le classifiche della didattica delle lauree
triennali, magistrali a ciclo unico e delle lauree magistrali biennali (rispettivamente raggruppate in 15, 7 e 15 gruppi disciplinari) ed è disponibile la metodologia utilizzata per la classificazione.

Graduatorie Censis: sempre più studenti fanno la rinuncia

Massimiliano Valerii, direttore del Censis, ha rilasciato un’interessante intervista a La Repubblica, evidenziando sia l’importanza di frequentare l’università, ma anche dando dei consigli agli atenei per evitare la dispersione universitaria, già dal primo anno di immatricolazione. Perché è evidente che se uno studente fa una rinuncia agli studi ancor prima che possa aver cominciato effettivamente a vivere l’università, qualcosa non va nell’ateneo. Programmi di studio vecchi, noiosi e spesso anche inutili per il corso di studi (non per la cultura personale, ma quella poche volte ti fa trovare lavoro), docenti disumani che insultano e spaventano gli studenti, zero empatia in generale.

«Ai giovani che si chiedono “ma a che serve oggi andare all’università? Ne vale la pena?”, io rispondo: studiare serve a distinguere il vero dal falso e ad evitare di cadere nelle trappole della propaganda, come quella di guerra, o della manipolazione, come quella dell’intelligenza artificiale»: così inizia l’intervista, e poi si spiega dicendo che se in passato possedere una laurea «significava automaticamente scalare i gradini della scala sociale, avere un lavoro che definiva il tuo posto nel mondo e un salario proporzionato», adesso non è più così. «Oggi il 33% dei laureati è sottoinquadrato».

Sulla dispersione universitaria, gli Atenei dovrebbero attrezzarsi «con urgenza per accompagnare gli studenti durante tutto il loro percorso di studio e diventando quanto più inclusivi possibile. Bisogna valorizzare il merito a prescindere dalle condizioni sociali di provenienza e garantire tutta la possibilità di istruirsi perché lo studio resta il principale strumento di emancipazione, altrimenti si blocca la mobilità sociale, si perpetua lo status quo, si difendono i privilegi».

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Infine, si nomina la manifestazione degli studenti in tenda, che tanto è stata criticata da chi ha avuto sempre tutto pagato dai propri genitori, dalla casa in centro alle semplici tasse universitarie. «E la principale e persistente iniquità strutturale che condiziona l’accesso all’istruzione universitaria. Bisogna impiegare i fondi del Pnrr a disposizione e non solo per abbattere le barriere di accesso, aumentare il numero di alloggi negli studentati, offrire più borse di studio. Altrimenti si tradisce il senso stesso e la missione dell’istruzione».

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