Mentre l’Europa sembra vedere una luce in fondo al tunnel della pandemia di Covid la situazione diventa sempre più drammatica in India.
Secondo i dati ufficiali il tasso di positività è schizzato al 22,7%, nonostante solo il mese scorso si trovasse al 10,3%.
L’India ha ultimamente oltrepassato la quota di 250.000 morti per Covid su 1,3 miliardi di abitanti, solo nelle ultime 72 ore l’India ha registrato più di 400mila casi per il quinto giorno consecutivo.
La situazione è dunque molto delicata: per capirne la gravità considerate che per l’Oms la pandemia è sotto controllo se il tasso di positività è inferiore alla soglia massima del 5%.
Gli ospedali e i laboratori indiani sono allo stremo, tanti i posti occupati nelle terapie intensive e pochi tamponi, lunghe file d’attesa sia per effettuare il test sia per riceverne i risultati, che possono arrivare anche dopo parecchi giorni, il che impedisce dunque di monitorare correttamente l’evoluzione dell’epidemia.
La pressione sulle strutture sanitarie non è l’unica causa del collasso sanitario dell’India. Siamo a conoscenza del fatto che le condizioni igienico-sanitarie non sono idonee al benessere di gran parte della popolazione del paese, ma negli ultimi giorni è emersa una nuova scioccante notizia, leggiamone di più nel paragrafo successivo.
Orrore in India: i cadaveri nel Gange
La macabra scoperta nel poverissimo stato del Bihar a nord dell’India: decine e decine di cadaveri sono stati ritrovati nelle acque del Gange, il fiume sacro per gli induisti. Il più lungo fiume dell’India pullula di corpi esanimi, alcuni di essi galleggiano altri si adagiano sulle sponde del fiume.
Un funzionario del distretto rurale di Buxar ha parlato della presenza di una quarantina di corpi, ma secondo diversi media locali sarebbero oltre un centinaio. Si pensa si tratti di vite spezzate a causa del Covid, probabilmente membri di famiglie indigenti che non hanno potuto permettersi cure adeguate e la cremazione dei corpi poiché i forni crematori erano al completo.
Il Gange trascina nelle sue acque i corpi di numerose vittime di Covid, i quali non hanno potuto ricevere una degna sepoltura o una degna cerimonia funebre poiché le loro famiglie non hanno potuto nemmeno pagare la cremazione, dato l’aumento del prezzo da 2000 a 15000 rupie (equivalente di circa 200 $).
Questa spaventosa vicenda è un primo segnale del dilagare della pandemia, che ormai sembra essere diffusa anche nelle zone al di fuori delle principali città dell’India, sommergendo le già scarse strutture sanitarie, i crematori e i cimiteri delle zone rurali.
Secondo le statistiche ufficiali ogni giorno in India muoiono di Covid migliaia di persone, ma si tratta di un numero che gli esperti ritengono sottostimato, proprio in riferimento ai dati provenienti dai crematori. Si ritiene che le vittime «invisibili» siano in drammatico aumento proprio per l’estendersi della nuova ondata anche nelle zone più retrograde.
Questo scenario funesto si è concretizzato in India. Purtroppo, la situazione Covid è stata gestita in modo sconsiderato dalle forze dell’ordine locali, le quali hanno permesso di svolgere enormi assembramenti con migliaia di fedeli e l’organizzazione di grandi eventi di propaganda politica in favore del primo ministro Narendra Modi.
Narendra Modi e la gestione della pandemia
Le immagini sono sconvolgenti: cremazioni a perdita d’occhio, giorno e notte per coloro che possono provvedere all’esorbitante aumento dei prezzi, pazienti abbandonati sulle barelle, carenza di erogatori di ossigeno. L’India precipita e sta chiedendo aiuto.
La risposta iniziale è stata titubante, ma Unione europea, Regno Unito e alcune aziende private e la indiane si sono attivate per cercare di inviare agli ospedali indiani i farmaci e il materiale necessario per sostenere un’epidemia di proporzioni spropositate.
Il primo ministro Narendra Modi ha ammesso che la crisi sta sgretolando la nazione, ed è probabile che egli annunci un nuovo lockdown nazionale simile a quello imposto durante la prima ondata, lo scorso anno.
Al momento è ancora presto per valutare il costo reale in termini di vite umane, poiché le cifre sono probabilmente sottostimate a causa delle dimensioni del paese e delle forti disuguaglianze nell’accesso alle cure.
Il sistema sanitario indiano sta crollando dinanzi alla pressione causata dalla pandemia: il 26 aprile l’India registrava più di 2700 morti, e il tragico bilancio non sembra indietreggiare nemmeno di un millimetro. Ad oggi milioni di famiglie sono in attesa di fronte agli ospedali sovraffollati, gli obitori pieni di cittadini in lutto per la perdita dei propri cari.
Eppure, alla stregua di altri capi politici, il premier indiano ha sminuito la gravità di questa pandemia senza agire in alcun modo per combatterla.
Secondo il suo ministro della sanità, l’India era entrata nella “fase finale” della pandemia. Il risultato? Di fronte a un carico insostenibile di nuovi positivi e alla carenza di vaccini, l’India ha smesso di esportare dosi e le sta importando dalla Russia e ogni giorno lotta per ottenere i dispositivi di prima necessità, tra cui l’ossigeno per uso medico.
Anche il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, il britannico Boris Johnson, l’ungherese Viktor Orbán e il filippino Rodrigo Duterte avevano sostenuto tale tesi, ma purtroppo il Covid non li ha perdonati. Considerate le stime drammatiche destinate a salire, e le immagini dei roghi ininterrotti possiamo dire che lo stesso destino è toccato a Modi, che forse ha mostrato un eccesso di fiducia in sé che presto si è trasformato in arroganza.
Il 20 gennaio Modi aveva partecipato in videoconferenza al forum Davos, in cui aveva sottolineato il “regalo” che l’India aveva fatto al mondo sconfiggendo la pandemia.
Secondo Modi l’India aveva sviluppato un’infrastruttura medica specifica contro il Covid e avrebbe “salvato vite” in tutto il mondo producendo i vaccini.
Solo la storia ci dirà se esiste una correlazione tra l’esplosione di nuovi casi positivi e le decisioni imprudenti di Modi, ma i dati attuali non promettono nulla di buono e dimostrano che il sistema sanitario indiano è alle strette.
I dati attuali: Covid in India e variante indiana in Italia
Ad oggi i dati relativi all’epidemia di Covid in India sono ancora più funesti: 24 milioni di casi di positività e 260 mila morti ufficiali. La pandemia continua a flagellare il subcontinente indiano, nonostante sembri rallentare nelle città di New Delhi e Mumbay il Covid continua a dilagare nelle zone rurali dell’India, dove il numero di morti per Covid è talmente elevato che sembrerebbe che il numero di vittime in realtà sia da 3 a 5 volte superiore rispetto al numero evidenziato dai dati ufficiali.
L’OMS ha assegnato alla variante indiana lo status di “variant of concern”, ovvero un primo forte segnale di preoccupazione globale al pari delle varianti di Regno Unito, Sudafrica e Brasile. La variante indiana emersa a dicembre ha già raggiunto 30 paesi nel mondo, e i suoi sottotipi I e II sono giunti anche in Italia, dove sono stati accertati sei casi di variante indiana.
Fortunatamente il sottotipo II maggiormente diffuso in Europa non presenta la mutazione tipica della forte contagiosità, riscontrata invece nelle due varianti sudafricana e brasiliana, in grado di fare in modo che il virus resista in parte ai vaccini in fase di somministrazione.