Sara Pedri è sparita nel nulla il 4 marzo 2021. Da quel giorno non si sa più nulla della ginecologa che si è trovata a vivere una situazione di disagio nell’ospedale in cui lavorava. I genitori e i parenti, purtroppo, sono convinti che la figlia si sia suicidata, poiché la vedevano triste e infelice proprio a causa del suo lavoro, che tanto aveva amato. Sara Pedri ha, o aveva, 32 anni, quando i cani molecolari hanno fiutato un cadavere nel fondo delle acque del fiume Santa Giustina.
Non si ha la certezza che il corpo fiutato sia proprio quello di Sara Pedri, in fin dei conti sul fondale del lago potrebbero esserci innumerevoli corpi di persone che si cercano da anni e che hanno deciso di togliersi la vita. Le acque del lago sono molto poco visibili a causa di un denso strato melmoso, per cui le perlustrazioni potrebbero impiegare diverso tempo e risultare molto complesse. Ma perché si pensa che proprio Sara Pedri potrebbe essere nel lago?
Quello che ha portato i cani molecolari vicino al lago Santa Giustina è stato il ritrovamento della macchina di Sara Pedri nel parcheggio di un vecchio albergo. Nell’auto erano stati trovati i suoi documenti e il cellulare. Quando i cani hanno annusato i vestiti della giovane ginecologa vittima di mobbing, hanno portato gli agenti in prossimità di un dirupo alto una cinquantina di metri, ed è stato proprio questo a far pensare che la ragazza si fosse suicidata. Proprio quel dirupo è stato il luogo in cui tantissime persone hanno deciso di suicidarsi.
Tra l’altro, tra le sei persone suicidatasi negli ultimi sette mesi, il corpo di una di queste non è ancora stato recuperato, per questo motivo non si è certi che il corpo fiutato dai cani molecolari sia proprio quello di Sara Pedri, ma potrebbe essere dell’altra persona scomparsa o ancora di altri individui di cui non si sta neanche cercando il cadavere. Intanto, il primario di ginecologia e ostetricia dell’ospedale Santa Chiara di Trento Saverio Tateo, è tornato in servizio dopo il periodo di ferie che si era preso il giorno dopo l’avvio dei lavori della commissione d’inchiesta interna.
La storia di Sara Pedri
Sara Pedri è una ginecologa di 32 anni sparita da Cles (Trentino) il 4 marzo di quest’anno. Non appena è scomparsa i genitori hanno denunciato la situazione di mobbing a cui loro figlia era sottoposta da quando lavorava nel reparto di ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento. Il mobbing, per chi non lo sapesse, è una serie di comportamenti aggressivi subiti da un lavoratore da parte di altri colleghi oppure superiori.
Mobbing: Sistematica persecuzione esercitata sul posto di lavoro da colleghi o superiori nei confronti di un individuo, consistente per lo più in piccoli atti quotidiani di emarginazione sociale, violenza psicologica o sabotaggio professionale, ma che può spingersi fino all’aggressione fisica.
Definizione dell’Oxford Languages
Non appena i genitori di Sara Pedri hanno fatto esplodere questa bomba, più ginecologhe hanno denunciato la situazione nell’ospedale in cui lavorano o hanno lavorato per poi fuggire non appena possibile. Al momento sono cinque le ginecologhe che hanno scritto all’Azienda sanitaria trentina, all’Ordine dei medici e all’assessora provinciale alla salute Stefania Segnana sottolineando «l’incompatibilità ambientale» del primario del reparto, che è appena tornato dalle ferie.
Il Corriere del Trentino infatti fa sapere che le cinque donne si sono rivolte agli avvocati Andrea de Bertolini e Andrea Manca, in modo da iniziare un’azione legale: «L’intenzione delle nostre assistite non era certo quella di screditare l’Azienda sanitaria, il loro datore di lavoro, verso il quale hanno sempre avuto rispetto e garantito massimo impegno e dedizione, ma di dichiarare la condizione di sofferenza e prostrazione», hanno detto gli avvocati.
Il deputato Paolo Parentela ha invece affermato: «La dottoressa Pedri sarebbe stata colpita sulle mani e addirittura schiaffeggiata con uno strumento utilizzato per i cesarei. Inoltre, sarebbe stata spintonata ed aggredita verbalmente, finanche percossa durante un parto cesareo davanti ad una paziente. Questi comportamenti avrebbero anche, secondo le notizie disponibili, una matrice razzista pare legata alla formazione della professionista all’università di Catanzaro. Il governo deve quindi fare chiarezza immediata, anche per rispetto dei familiari di Sara».
Ci auguriamo che Sara Pedri possa ottenere la pace e la giustizia che merita e che il suo sia solo l’ultimo caso di mobbing in quell’ospedale. Ci auguriamo che il suo caso sia quello che faccia fermare tutte le persone cattive che hanno dimenticato cosa significhi essere dei medici.
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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