Utero in affitto is the new teoria gender: come la destra inventa pretesti per essere omofobo

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Ai tempi del DDL Zan era la temibile teoria gender di cui non conoscevano neanche la definizione (tratto da una storia vera), adesso invece c’è l’utero in affitto, che tra l’altro secondo i dati condivisi dal Corriere della Sera, è praticamente da 250 coppie all’anno, di cui il 90% di chi la chiede è una coppia eterosessuale. La destra cerca sempre delle scuse per giustificare la propria omofobia latente, con il sostegno di associazioni ultra-cattoliche che è evidente abbiano una certa importanza nel tirare i fili di certi politici. Ma il Roma Pride si farà, e a sfilare saranno tantissime persone che vengono da tante parti d’Italia.

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Quando il DDL Zan è stato bocciato in Senato con gli imbarazzanti applausi e i sorrisi di senatori che si definiscono anche umani e dicono di avere a cuore i bambini, le scuse son state tante: è liberticida, esiste già una legge, “fuori i bambini dalla politica” e anche “sono contro l’utero in affitto“. Tutte delle scuse, tutte delle giustificazioni per non dire che semplicemente non si considerano le persone omosessuali degne degli stessi diritti delle persone eterosessuali. E quindi, ricordiamolo.

È liberticida: no. Il DDL Zan non è liberticida. L’articolo 4 dello stesso (ancora una volta, prima di criticare sarebbe utile informarsi, anche per evitare di fare figuracce) recita: «Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime ri­conducibili al pluralismo delle idee o alla li­bertà delle scelte, purché non idonee a de­terminare il concreto pericolo del compi­ mento di atti discriminatori o violenti». Potete comunque trovare il testo completo e leggerlo con i vostri occhi qui.

Esiste già una legge: no, non esiste già una legge. L’articolo 61 del codice penale che in genere viene citato come legge già esistente prevede che un giudice possa applicare le aggravanti presenti nell’art. 61 del codice penale se una persona viene picchiata per il proprio orientamento sessuale o per la sua identità di genere o per la sua disabilità, tuttavia non è obbligato a farlo. Quindi una persona potrebbe essere più tutelata. Non penso questo sia normale.

Fuori i bambini dalla politica. Il DDL Zan prevede la strategia Nazionale attivata dall’UNAR, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del dipartimento per le Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri, che è già presente con interventi anti-discriminatori nei campi dell’educazione e dell’istruzione, come anche in quelli del lavoro e delle carceri. Il loro nome è corso di educazione al rispetto. Quindi, cara destra, non si tratta di educazione gender, ma solo di educazione a rispetto di chi ama una persona delle stesso sesso, di chi ha un colore di pelle diverso dal tuo o, ancora, di chi non si identifica nel sesso in cui nasce.

Non voglio far approvare il DDL Zan perché sono contro l’utero in affittoLetteralmente il DDL Zan è una legge che lotta contro la discriminazione e la violenza omotransfobica, quindi l’utero in affitto non c’entra nulla con questa proposta di legge. In più sottolineiamo anche che in Italia la «gestazione per altri», conosciuta in altri termine con «utero in affitto», è illegale. Quelle della destra che quindi usano l’utero in affitto come scusa per andare contro il DDL Zan, sono quindi delle fake news.

Roma Pride sì o Roma Pride no, questo è il dilemma…

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Tra fine maggio e inizio giugno, la Regione Lazio ha dato il patrocinio al Coordinamento Roma Pride per poter svolgere la parata dell’orgoglio LGBTQIA+ nella capitale. Poi, però, hanno cambiato idea dopo che il presidente del Mieli e del Coordinamento Roma Pride, Mario Colamarino, ha pubblicizzato sui social il documento politico della parata.

A Gay.it racconta che dopo la condivisione, «abbiamo notato che sui social quelli di Pro Vita (movimento anti-abortista e anti-LGBTQIA+ di matrice ultra-cattolica ndr) inveivano contro quel patrocinio concesso dalla Regione Lazio e sottolineavano la presenza nel nostro documento politico di quello che loro chiamano utero in affitto». Il passaggio a cui si fa riferimento è il seguente:

Vogliamo una riforma del diritto di famiglia che preveda matrimonio egualitario, riconoscimento dellə figliə alla nascita da parte di entrambi i genitori e la trascrizione degli atti di nascita formati all’estero. Vogliamo il riconoscimento del certificato europeo di filiazione, perché la libertà di circolazione dellə nostrə figliə e delle nostre famiglie non può essere compressa da un governo illiberale e reazionario.

Vogliamo gli stessi diritti che sono riservati alle coppie cis-etero in termini di accesso alle adozioni e alla procreazione medicalmente assistita, mettendo fine a un’assurda discriminazione.

Vogliamo una legge che introduca e disciplini anche in Italia una gestazione per altri (GPA) etica e solidale, che si basi sul pieno rispetto di tutte le persone coinvolte, sulla scorta delle più avanzate esperienze internazionali e in un’ottica di piena e autentica autodeterminazione.

Vogliamo che siano garantiti gli stessi diritti e le stesse tutele (giuridiche, assistenziali, socio-sanitarie, burocratiche, amministrative ecc.) di cui godono le famiglie cis-etero, a tutti i tipi di famiglia, a prescindere dalla loro specifica formazione. 

Quella di Colamarino ovviamente è un’intuizione, un’ipotesi, ma non sempre si può parlare di coincidenza soprattutto se riguarda Pro Vita & Famiglia. E quindi la Regione decide di negare il patrocinio al Pride, come se il documento politico non fosse già presente online: «La sensazione è che tutto sia stato trattato con superficialità, come se non avessero valutato il nostro documento politico prima di dare il patrocinio, e poi si siano spaventati quando qualcuno al posto loro, quelli di Pro Vita, ne hanno evidenziato alcuni passaggi e rivendicazioni forti».

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Il Presidente sottolinea anche di non aver «mai avuto contatti diretti con il Presidente Rocca, né con il suo team, il nostro Documento Politico è pubblico ed era una loro responsabilità leggerlo, prima di concedere il patrocinio, per poi ritirarlo perché sono impavidi e si fanno dettare l’agenda da Pro Vita».

Anche Vladimir Luxuria esprime la sua opinione a riguardo: «Non mi sorprende. È la stessa situazione che si è creata con il Pride di Milano, la giunta comunale di sinistra si è scontrata con la regione di destra e anche il quel caso è stato negato il patrocinio. Ma quello che mi dà fastidio non è tanto il mancato patrocinio: il Pride si farà lo stesso e sarà un successo come sempre».

Soprattutto, nella sua intervista, sottolinea la differenza fra gestazione per altri e utero in affitto: «L’utero in affitto è quando una donna si sente obbligata per ragioni economiche o povertà a mettere al mondo un bambino per qualcun altro che paga. In realtà riguarda più le coppie eterosessuali. […] Qui si parla di gestazione per altri, dove non c’è un compenso economico o lo sfruttamento di una donna in condizioni indigenti. Ma è una donna che, autodeterminandosi, decide la felicità altrui».

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