Non è di certo una novità che in Italia l’educazione sessuale sia ai minimi storici. I ragazzini si trovano nella situazione di dover trovare informazioni riguardo alla sfera sessuale su internet, e spesso possono essere informazioni false. A dimostrare però le conseguenze, sono i dati raccolti nel 2022 dall‘Osservatorio Giovani e Sessualità secondo cui solo il 54% sceglie di utilizzare i preservativi, mentre dati dell’Atlas italiano sull’accesso alla contraccezione dimostrano come l’Italia sia al 26° posto in classifica sui 45 Paesi dell’Europa geografica presi in esame dallo studio sul prezzo dei preservativi.
Di educazione sessuale si è parlato molto durante il periodo del DDL Zan, in quanto la destra ha ridotto l’educazione sessuale in un «parlare di sesso, di coito e penetrazione a bimbi delle scuole elementari» (cit. Matteo Salvini), e ci siamo resi conto che in Italia il sesso in Italia è ancora un tabù e i ragazzi, invece di essere istruiti da professionisti, si trovano a dover leggere pagine magari vecchie anni o ancora peggio dei video su Youtube, TikTok o Instagram. Ma l’educazione sessuale dovrebbe essere alla base dell’educazione, per evitare non solo gravidanze indesiderate, ma anche malattie sessualmente trasmissibili.
«L’educazione sessuale è qualcosa di più un trasferimento di informazioni di tipo medico-sanitario essendo strettamente connessa con l’educazione all’affettività e alle relazioni, al rispetto dei diritti umani e della parità tra i sessi», utilizzando «un approccio olistico, basato sul concetto di affettività e sessualità come area del potenziale umano, che aiuta a far maturare nei bambini e negli adolescenti le competenze che li renderanno capaci di determinare autonomamente la propria sessualità e le proprie relazioni nelle varie fasi dello sviluppo», leggiamo sul sito del ministero della Salute.
Tuttavia, nonostante questa bella definizione, in pochi in Italia riescono a informarsi per bene e tramite le scuole, e di certo la situazione non cambierà ora che abbiamo, pensate un po’ un governo di estrema destra che ha già iniziato a lavorare sulla 194 e che è convinto che l’educazione sessuale sia alla pari della pornografia (vedi: la definizione di Matteo Salvini di educazione sessuale). Comunque, magari ci sbagliamo, e ci daranno davvero il miglior governo della storia, magari anche progressista e con delle riforme scolastiche da metterci i brividi. Per adesso, però, possiamo solo sperare e leggere dati allarmanti.
Il rapporto degli italiani con i preservativi
Secondo i dati raccolti nel 2022 dall’Osservatorio Giovani e Sessualità promosso da Durex, il 46% dei giovani tra gli 11 e i 24 anni non utilizza i preservativi durante un rapporto sessuale in quanto c’è la convinzione che «riduca il piacere». E pensate che, nonostante questo, è comunque il contraccettivo più utilizzato, e questo può solo portare a gravidanze indesiderate e alla diffusione di malattie sessualmente trasmissibili, tant’è che ci sono 4mila casi di infezioni ogni anno.
Crescendo, il 40% dei ragazzi fra i 19 e i 24 anni ha dichiarato di aver già avuto dei rapporti, e il 14% di loro ha detto di non aver usato alcun contraccettivo nell’ultimo rapporto sessuale. Quelli che proprio non li hanno utilizzati sono i più piccoli fra gli 11 e i 14 anni, probabilmente anche a causa della poca educazione sessuale che hanno ricevuto a un’età così tenera. Sempre fra chi ha avuto rapporti, il 29 per cento dichiara di essere ricorso alla pillola del giorno dopo. Tra questi, il 18 per cento afferma di averne fatto uso una volta sola.
Il problema, però, non è solo questo. Mentre in paesi come Francia sono distribuiti pillola e contraccettivi a lungo termine gratuitamente, e in Irlanda la contraccezione diviene più accessibile per le donne fra i 17 e i 25 anni, in Italia ci sono diversi tipi di contraccettivi disponibili, ma costano troppo e quindi si finisce per rinunciarvi. Secondo il report La salute riproduttiva della donna, aggiornato l’ultima volta nel 2017 dall’Istat, «un aspetto rilevante della salute riproduttiva è dato dall’opportunità di poter regolare la propria fecondità, anche attraverso l’uso di contraccezione».
A ciò si aggiunge che «una confezione di preservativi può costare sino a 15 euro, mentre il diaframma costa circa 40 euro, ma è ormai difficile da acquistare, come è difficile trovare chi possa spiegarne l’inserimento e il corretto utilizzo», leggiamo nei dati di AIDOS in cui emerge che il 77% delle ragazze e dei ragazzi usa il preservativo, il 26% il coito interrotto, l’11% il calcolo dei giorni fertili e il 10% non usa alcun metodo (i dati, ricordo, sono del 2017, adesso abbiamo visto che son cambiati).
Giulia, 25 anni, laureata in Lettere Classiche, “paladina delle cause perse” e studentessa di Filologia Italiana. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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