Forse non ne avrete mai sentito parlare ma ci sono grandi possibilità che lo abbiate fatto oppure subito: il phubbing consiste nello snobbare un eventuale interlocutore tramite il proprio smartphone. In poche parole, è lo stare costantemente con il capo piegato sul proprio cellulare ignorando il resto del mondo che ci circonda, a prescindere che siano persone che conosciamo e con cui magari siamo usciti che persone che cercano di avere una conversazione con noi.
Da dove deriva il termine? È l’unione di due parole inglesi, ovverophone, che vuol dire telefono, esnubbing, che significa, per l’appunto, snobbare. Potremmo quindi tradurlo letteralmente consnobbare tramite il cellulare. Il termine è stato utilizzato sia in studi ufficiali che è stato inserito nel Merriam-Webster Dictionary con la definizione di «atto di snobbare qualcuno in un contesto sociale, guardando il proprio telefono piuttosto che prestargli attenzione».
Parafrasando, quindi, se siete quel tipo di persona che ha sempre il cellulare in mano e cerca di nonperdersinulla, che siano news politiche, gossip o le ultime novità delle serie tv, quel tipo di gente che se ne frega di cosa ha intorno perché si preoccupa solo del proprio smartphone, se preferite conversare con le persone online sebbene abbiate della compagnia proprio davanti a voi, allora soffrite di phubbing.
Ma non preoccupatevi, non siete solo voi, è unproblema molto comune di cui sonoaffetti anche i vip e che i social hanno solo contribuito a rendere piùnormale. Anche il solo «ma hai visto che ha postato x?» per poi spostare la propria attenzione su quello che avviene sui profili social di qualcun altro, che sia una persona famosa o un un amico o anche un ragazzo che non ha le simpatie dei presenti, potrebbe essere phubbing.
La ricerca
Che il phubbing sia ormai uno dei fenomeni piùpopolari non ci dovrebbe sorprendere nell’era dei social, in cui tutti devono stare al passo non solo con le mode ma anche con i trend. Non puoi perderti un gossip. Un esempio è il video di Angela da Mondello, che è stato annunciato due giorni prima dell’uscita ma che è stato subito sulla bocca di tutti, sebbene molte pagine, in particolare leamanti del trash, hanno preferito non postarlo per rispetto delle vittime da Covid-19.
Il fenomeno, tuttavia, è stato analizzato da uno studio pubblicato dalla rivista Journal of Applied Social Psychology, che ha confermato come il phubbing tenda a peggiorare la comunicazione e la relazione fra le persone. Con la partecipazione di 153 studenti universitari, suddivisi in tre gruppi:
- chi non praticava alcun phubbing;
- chi lo praticava mediamente;
- chi lo praticava in modo eccessivo.
La conclusione è stata una e senza ombra di dubbio: più il fenomeno aumentava, più diminuiva la qualità della relazione e della conversazione con le altre persone presenti. Lo studio ha quindi dimostrato che il phubbing può essere descritto come una forma di «esclusione sociale» e che, quando lo si subisce, capace di «minacciare alcuni bisogni umani fondamentali, come l’appartenenza, l’autostima, il senso di realizzazione e il controllo».
La campagna “Stop Phubbing”
Visti questi risultati e vivendo questo fenomeno molto spesso, nel 2012 dal Macquarie Dictionary è stato ideata una campagna intitolata “Stop Phubbing“, coinvolgendo numerosi studiosi, linguisti e utenti per trovare un termine adatto riconosciuto poi in Phubbing. La campagna consisteva nell’individuare, tramite i social, chi sono i cosiddettiphubber, vip inclusi.
Se foste curiosi di chi sono questi vip che anche in compagnia dei fan utilizzano il cellulare, sono Jay Z, Victoria Beckham e anche Elton John.
Questa campagna, comunque, è servita anche per dare la definizione al fenomeno sempre più popolare, dal 2012 al 2020, in cui è davveroestremo. D’altronde, più crescono i social, i followers, più si desidera di stare sempre al passo. Anche fra i blogger, c’è la necessità di essere sempre aggiornati per non perdere neanche una notizia. Altri ancora, invece, lo utilizzano semplicemente per imbarazzo, perché ormai si è più abituati a parlare tramite uno schermo che faccia a faccia.
Dei dati raccolti durante questa campagna è risultato che un inglese su tre ammetteva di aver praticato il phubbing, nelle seguenti percentuali:
- rispondendo a una telefonata mentre si era in compagnia di altri (27%);
- controllando le notifiche sui social network (16%);
- entrambe le precedenti non preoccupandosi del luogo in cui ci si trovava (63%);
- preferire essere biasimati per un comportamento del genere piuttosto che non rispondere (37%).
E voi, praticate, avete praticato o avete subito il phubbing? Ritenete che ormai sia una cosa normale o che dovremmo cercare di fare, nuovamente, più attenzione a ciò che ci circonda?
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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