L’Europa è in tempi di guerra, ma non dobbiamo dimenticarci dei paesi che ogni giorno, da anni, lottano per la libertà. Di Paesi come la Palestina, di cui si parla solo ogni tanto, quando qualcuno si ricorda di quello che Israele ha fatto e sta facendo tutt’ora, di quando i morti sono troppi e quindi perché non fare un post sui social o un veloce articolo? E anche quando succede qualcosa, le notizie sono davvero poche, tanto che per scrivere quest’articolo stiamo avendo persino delle difficoltà. Ma è giusto parlarne, è giusto dare voce anche alla guerra causata da quelli che hanno condannato le azioni russe in Ucraina.
Per conoscere le origini del conflitto Israelo-Palestinese, vi riporto a un nostro vecchio articolo, in cui, con l’aiuto di alcuni esperti di storia e geopolitica, e insieme ai video e alle immagini dei giorni contemporanei, cerchiamo di raccontare quello che una popolazione sta passando da tanto, troppo, tempo. Per la Palestina ci sono state delle persone che si sono schierate. C’è stata Bella Hadid, che è lei stessa palestinese, ma anche Emma Watson, che è persino stata attaccata e accusata di antisemitismo per la sua presa di posizione dall’ex ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, Danny Danon. Tuttavia, sono sempre pochi.
Nella giornata di ieri vi abbiamo parlato anche di questo, del razzismo da parte dei media, di come le guerre in paesi che non siano in Europa sia normale, di come esistano dei profughi di serie A e di serie B. Di come ogni giorno delle persone scappino dalla guerra, ma non facciano tanto scalpore mediatico o breccia nel cuore delle persone in quanto non sono, per citare il Vice Procuratore Capo dell’Ucraina, David Sakvarelidze, «persone europee con occhi blu e capelli biondi».
Prima di parlare della Palestina, però, voglio fare una premessa. In questo articolo non vogliamo attaccare l’Ucraina o gli ucraini, tantomeno dire che esistono guerre più importanti di altre (anzi, tutto il contrario! Tutte le guerre sono sbagliate). Vogliamo solo evidenziare un altro grave problema, ovvero quello che ogni giorno vive la Palestina a causa di Israele, sotto gli occhi degli Stati occidentali che, però, in alcun modo scendono a manifestare o fanno qualcosa per evitare che persone, bambini, donne e uomini, muoiano.
In questi giorni, online, siamo tutti concentrati sull’Ucraina. Abbiamo persino letto le parole dell’Israele (che noi non abbiamo riportato nelle nostre dirette proprio per l’assurdità e per l’incoerenza che hanno dimostrato) che condannano la violenza, quando nel frattempo ragazzini palestinesi a Gerusalemme venivano picchiati dalle forze dell’ordine, e altri venivano uccisi. In questi giorni abbiamo visto tantissime persone denunciare le vicende in Ucraina, i media concentrati solo su quello, ma per la Palestina c’è stato solo un post strappalacrime su Instagram e un articolo veloce, da leggere fra una pausa e l’altra. E così non va bene.
Palestina: la guerra di cui non si parla
«L’attacco russo all’Ucraina è una violazione dell’ordine mondiale e Israele lo condanna. Israele ha conosciuto molte guerre. La guerra non è lo strumento per risolvere i conflitti», ha detto il Ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid. Ha anche espresso il sostegno del governo «per l’integrità territoriale e la sovranità ucraina». Il premier invece: «Come tutti, preghiamo per la pace e la calma in Ucraina e speriamo ancora che il dialogo porti a una risoluzione. Questi sono momenti difficili e tragici, i nostri cuori sono con i civili che, senza colpa, si ritrovano in questa situazione».
Non una vera e propria condanna alla Russia, in quanto, come fa notare il Washington Post, «proprio sabato la Russia ha esplicitamente affermato che continuerà a coordinarsi con Israele per quanto riguarda la Siria», tuttavia Israele condanna la guerra. La guerra, le morti innocenti, parla di momenti “difficili e tragici” che coinvolgono dei “civili senza colpa“. Dicono che sono dalla parte dell'”integrità territoriale e la sovranità ucraina“, ma intanto stanno cercando di fare un genocidio di persone che vivono in Palestina. Di bambini, donne, uomini, civili innocenti. Solo che questi fanno loro comodo. E lo fanno nel silenzio mondiale.
Lunedì scorso la polizia israeliana ha attaccato dei palestinesi che si sono radunati a Bab al-Amoud, conosciuta in tutto il mondo come Porta di Damasco, una delle porte della città vecchia di Gerusalemme. Non stavano facendo niente di male, non attaccavano nessuno, non facevano del male a nessuno. Stavano solo festeggiando la festa musulmana di al-Isra wa-l-Miraj. Tuttavia gli israeliano hanno dispiegato le truppe armate sul luogo e nell’area circostante, attaccando tutti i cittadini della Palestina presenti sul luogo.
È stata lanciata una granata stordente (da parte di un soldato d’Israele), e decine di persone sono rimaste ferite, almeno 31, 4 di questi sono finiti in ospedale. Sul posto c’erano anche dei neonati, e infatti un neonato di sei mesi e un bambina con bisogni speciali sono stati feriti, colpiti in faccia con la granata stordente lanciata dagli israeliani.
Ma non solo. Ieri le forze armate israeliane hanno ucciso due palestinesi durante un raid nel campo profughi (a proposito di profughi di serie A e profughi di serie B) di Jenin, in Cisgiordania. Secondo quanto riporta Reuters, i testimoni avrebbero visto le forze israeliane entrare nel campo sotto coperture con lo scopo di arrestare un uomo ricercato per «attività terroristiche». Il Ministero della Sanità ha confermato che due giovani palestinesi sono stati uccisi nel corso degli scontri: Abdullah al-Husari, 22 anni, e Shadi Najm, 18 anni. Almeno altri tre sarebbero rimasti feriti.
Giovani Palestinesi su Instagram riporta che «i nomi di entrambi risultavano in una lista trapelata qualche tempo fa dei ricercati politici dell’ANP, segnalati per il loro coinvolgimento in azioni di resistenza contro le forze sioniste. Il susseguirsi degli eventi porta quasi a dedurre che, dato il fallimento dell’ANP nel “neutralizzarli”, l’entità sionista abbia deciso di terminare il lavoro da sola.
Nel frattempo proseguono indisturbati le uccisioni perpetrate dall’esercito sionista contro chi porta avanti la resistenza palestinese». Aggiungono che «un’ulteriore drammatica notizia riporta l’uccisione del giovane palestinese Ammar Abu Afifah, anche lui poco più ventenne, del campo profughi di Aroub (Khalil), ucciso a colpi di arma da fuoco dalle forze dell’occupazione israeliana all’ingresso del villaggio di Beit Fajjar a Betlemme».
A questo, aggiungiamo anche le condizioni nelle prigioni di Israele, dove si trovano anche dei bambini della Palestina. Le autorità portano avanti da ormai decenni abusi e violenze nei confronti dei palestinesi, lo scorso novembre, l’UNRWA, l’agenzia dell’ONU, ha dovuto chiedere di sospendere l’utilizzo di munizioni reali nei confronti di civili e bambini palestinesi, invocando il diritto alla vita. In più, se sei palestinese hai la probabilità del 90% di essere condannato (non come il cosiddetto truffatore di Tinder, israeliano, che ha scontato solo 5 mesi di carcere). Che stato democratico fa questo?
Ma soprattutto, con che coraggio Israele si schiera contro la guerra in Ucraina, se poi si comporta esattamente come i russi, invadendo la Palestina?
Non ho sentito condanne internazionali o #sanzioni per la morte di Mohamed Shehaded ragazzo palestinese di 14 anni, colpito a sangue freddo dalle forze d'occupazione israeliane e lasciato morire dissanguato in strada.#IsraeliCrimes #IsraeliTerrorism #Palestina pic.twitter.com/z1ZahtQANG
— Mariano De Carlo (@MarianoDeCarlo1) February 23, 2022
L'ex calciatore egiziano Mohamed Aboutrika, "La decisione di sospendere i club e le squadre russe da tutte le competizioni deve essere accompagnata dal divieto di quelle affiliate a Israele, che da anni uccide bambini e donne in Palestina. State usando doppi standard" pic.twitter.com/dfNx8lSAL4
— vincenzo piccolo (@Pek76Vincenzo) March 1, 2022
Sanzioni a Israele per l'invasione della Palestina ne abbiamo ? pic.twitter.com/AvFq6wx50Q
— Confindustria 💵 ᵖᵃʳᵒᵈʸ (@confundustria) February 25, 2022
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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