Quel monologo del film di Barbie… e le Olimpiadi 2024

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Lo ricordate quel monologo nel film di Barbie in cui una delle protagoniste diceva che le donne non erano mai abbastanza? Se qualcuno avesse dei dubbi sulla veridicità di quelle parole, accenda la televisione e guardi le Olimpiadi, o segua i commenti sui social, per vedere come delle olimpioniche, che siano vincitrici di medaglia o no, si trovano ad aver critiche sulla loro acconciatura, su quanto il loro fisico sia poco “femminile” o addirittura se vincono, sono “accusate” di essere biologicamente uomini, come se una donna non potesse essere forte. Come se una donna non potesse vincere ottenendo dei risultati fenomenali.

Il monologo di America Ferrera, che nel film interpreta una madre abbastanza triste perché vede la figlia adolescente allontanarsi sempre di più da lei e da tutti i ricordi e le abitudini che avevano e quindi finisce per rifugiarsi nel suo gioco preferito ha commosso tutte. Non sono riuscita a leggerlo o ad ascoltarlo senza piangere e mi sono sentita senza fiato. Mi sono sentita rappresentata. Perché nessuno parla di questo. La Marvel sta introducendo delle supereroine femminili solo negli ultimi anni, e nessuno (nessuno!) sa quanto questo sia importante per noi. Per me è per sempre la scena di Captain Marvel in cui realizza tutto il suo potere e vediamo tutta la sua vita.

Nessuno come le donne può comprendere la verità e l’importanza del monologo di America Ferrera. Eppure… Eppure il monologo non era per le donne. Noi tutte quelle cose le sappiamo già senza che ce le venga a dire un film. Noi sappiamo cosa significa essere una donna e doversi trovare a combattere contro se stessa e persino contro le altre, fingere di essere qualcuno che non si è per accontentare una società che ha deciso come dobbiamo essere: educate, non rumorose, sempre impeccabili, intelligenti e soprattutto sempre grate. Dobbiamo essere sempre grate per tutto quello che abbiamo, anche se lo abbiamo guadagnato con sudore.

Il monologo era per i Ken e gli Allan in sala, o meglio era per i ragazzi che poi avrebbero un po’ scelto se dover essere dei Ken oppure degli Allan. Il monologo era per i giornalisti che criticano a una delle più brave ginnaste di quest’epoca, l’acconciatura dei capelli. Il monologo era per le giornaliste che davanti a una ragazza di 19 anni che arriva quarta alle Olimpiadi, si aspettano rabbia e lacrime di tristezza, e non soddisfazione per lo splendido risultato raggiunto. Il monologo era per chi accusa qualsiasi donna forte, di essere un uomo. E quindi adesso lo riportiamo anche qui, in maniera integrale, perché non c’è modo migliore di spiegarlo, che leggerlo:

È letteralmente impossibile essere una donna. Sei così bella e così intelligente e mi sciocca davvero che tu pensi di non essere abbastanza brava. Ad esempio, dovremmo sempre essere straordinarie, ma in qualche modo facciamo sempre qualcosa di sbagliato.

Devi essere magra, ma non troppo. E non puoi mai dire di voler perdere peso. Devi dire che vuoi essere sana, ma devi anche essere magra. Devi avere soldi, ma non puoi chiederli perché è volgare. Devi essere il capo, ma non essere cattiva. Devi essere una leader, ma non puoi schiacciare le idee degli altri. Essere una madre dovrebbe essere divertente, ma non parlare solo dei tuoi figli. Dovresti essere una donna in carriera, ma dovresti anche prenderti cura degli altri. Devi rispondere del cattivo comportamento degli uomini, il che è assurdo, ma se lo fai notare, vieni accusata di essere una che si lamenta.

Dovresti rimanere bella per gli uomini, ma non così bella da tentarli troppo o da minacciare le altre donne, perché dovresti far parte della sorellanza. Ma distinguiti sempre e sii sempre grata. Senza dimenticare mai che il sistema è truccato. Quindi, trova un modo per farlo notare, ma essendone sempre grata. Non devi mai invecchiare, mai essere maleducata, mai metterti in mostra, mai essere egoista, mai cadere, mai fallire, mai mostrare paura, mai uscire dalle righe. È troppo difficile! È troppo contraddittorio e nessuno ti dà una medaglia o ti ringrazia! E poi si scopre che non solo stai sbagliando tutto, ma che è anche colpa tua.

Sono così stanca di vedere me stessa e ogni altra donna che si distrugge per piacere alla gente. E se tutto questo vale anche per una bambola che rappresenta le donne, allora non so nemmeno io cosa dire.

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Le Olimpiadi del sessismo

Iniziamo da colei che è considerata la migliore ginnasta del momento, la ginnasta che ha conquistato più medaglie della storia ai Campionati del Mondo, avendo vinto 30 medaglie (di cui 23 d’oro), nonché la più medagliata di sempre fra Mondiali e Olimpiadi, avendo vinto un totale di 39 medaglie, più di qualsiasi uomo o donna prima di lei. Cosa potrai mai dire a Simone Biles? È atletica, è un fenomeno nel suo sport, parla persino dell’importanza della salute mentale… Eppure deve essere criticata per i suoi capelli, per la sua acconciatura, come se fosse un’influencer qualsiasi e non una delle più grandi ginnaste di tutti i tempi. Sarebbe successo lo stesso se non fosse stata una donna?

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Simone Biles fa una storia sui commenti ricevuti per le acconciature durante le Olimpiadi

Passiamo a Benedetta Pilato, l’orgoglio della nostra generazione e oserei dire d’Italia. La nuotatrice non ha vinto una medaglia, è arrivata quarta e ha pianto di gioia per essere arrivata quarta, perché arriva tu ad essere il quarto tempo alle Olimpiadi a soli 19 anni, dopo aver partecipato al primo mondiale a 14 anni. E dopo la sua gara alle Olimpiadi, ha pianto… ma di gioia, perché ha ottenuto un ottimo risultato nonostante la giovane età e nonostante le sue avversarie fossero brave, allenate e forti. Ma non si è limitata a questo.

Benedetta Pilato, dopo essersi subita le critiche di giornaliste poco serie e soprattutto empatiche che si aspettavano di vederla delusa perché non ha preso una medaglia e tre persone sono state più veloci di lei, ha parlato per tutti noi, per la generazione che deve subire la fretta della società, che si pretende che si adegui a dei tempi che sono stati scelti da qualcun altro, e se non riesce a stare al ritmo, si sente sbagliata. Ha deciso di non stare in silenzio e accettare le critiche da chi in quella vasca non c’era, lanciando un bel messaggio a tutta la generazione:

Spero di aver smosso un po’ questa generazione: l’episodio che è successo a me succede in tanti altri ambiti, nel lavoro, a scuola, all’Università. Ci dicono che siamo svogliati, che non vai bene se non finisci la laurea in tempo, ma ognuno ha i suoi tempi. Ho sentito tanti giovani in questi giorni che si sono sentiti colpiti personalmente, questa è la mia vittoria più bella.

Chiariamo, io non sono una che si accontenta, a nessuno piace perdere, ma se arrivo quarta non posso che fare i complimenti alle prime tre, non è che posso chiedere di rifare la gara o l’intervista. E poi ognuno ha diritto di gioire per quello che vuole. Io sono contenta perché ho capito quanto valgo.

Benedetta Pilato commenta l’intervista dopo la sua gara alle Olimpiadi

Ci sono poi i casi di donne in queste Olimpiadi ritenute “mascoline” o addirittura “transgender”. Parliamo della tanto discussa Imane Khelif, di Katie Ledecky e di Ilona Maher. Due, la pugile e la nuotatrice, “accusate” di essere transgender perché “troppo forti”, perché vincono troppo o perché la loro avversaria si lamenta di un pugno in faccia “troppo forte” ricevuto durante un incontro di pugilato. La giocatrice di rugby, invece, è accusata di avere il corpo mascolino. Non è “delicata” come ci si aspetta che una donna sia. E quindi le si chiede se è un uomo o se prende steroidi, perché una donna può essere solo in un modo. Può essere solo innocente, può solo dover essere protetta dagli uomini.

E infine… Infine parliamo di come si parla delle donne delle Olimpiadi. Possiamo solo iniziare con “L’amica di Diletta Leotta, la francese, la psicologa e la mamma”, che altro non sono che le vincitrici dell’oro olimpico Rossella Fiamingo, Alberta Santuccio, Giulia Rizzi e Mara Navarria. E poi i cognomi di tutte le atlete dimenticate: loro vengono chiamate con il loro nome – questo se va bene, per il duo vincitore dell’oro al tennis Sara Errani e Jasmine Paolini, alcuni giornali si sono limitati a scrivere “le ragazze d’oro“. Le ragazze, due ragazze qualsiasi. Simone Biles è “la regina che ha imparato a perdonarsi“, Thomas Ceccon invece è “il fenomeno” delle Olimpiadi.

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Sara Errani e Jasmine Paolini alle Olimpiadi

Questo in realtà è un problema di cui abbiamo già parlato e va al di là delle Olimpiadi (Come le donne vengono costantemente sminuite dai giornali), ma non sarà mai abbastanza. Non sarà mai abbastanza perché non importa le scoperte che facciamo, quante lauree possediamo, quante azioni buone compiano, quanti ori o medaglie vinciamo: finché nel mondo non ci si renderà conto del sessismo dilagante, continueremo a essere chiamate con il nostro nome, senza il titolo, come se fossimo delle amiche, oppure diranno che siamo delle mamme e racconteranno dei nostro hobby, o ancora saremo le “fidanzate/mogli/amiche di”. Qualsiasi cosa faremo, non sarà mai abbastanza.

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