Mr. Rain: la lettera di un parroco per la sua “Supereroi”

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Sanremo si è concluso da qualche giorno, ma le canzoni che ci hanno accompagnato per quei pochi ma intensi giorni del festival continuano a far parte della nostra vita. Qualche canzone più di altre. Ad esempio, su TikTok spopola molto il brano di Rosa Chemical, Made in Italy, che parla di un’Italia libera di amare e di essere chi vuole. Ma a colpire gli adulti e addirittura un parroco, è il brano che si è classificato terzo, ovvero “Supereroi” di Mr Rain, più profondo di quando si possa pensare al primo ascolto.

Mr Rain è il nome d’arte di Mattia Balardi, classe 1991, attivo musicalmente dal 2011, quando a 20 anni pubblica l’ep Time2. Due anni dopo partecipa ai provini di X-Factor, ma alla fine decide di non partecipare al talent, e il successo lo raggiunge nel 2015 con “Memories“, primo disco ufficiale con “Carillon“, il primo brano firmato Mr Rain che diviene virale, portandolo a duettare anche con Annalisa in “Un domani“. Riguardo il suo nome d’arte, è ispirato al fatto che ama scrivere mentre piove.

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A Sanremo 2023, la sua prima partecipazione al festival, ha cantato “Supereroi“, una canzone in collaborazione con sette bambini, con una coreografia meraviglia, ma, soprattutto, che parla della salute mentale, che parla dell’andare avanti nonostante le difficoltà e le debolezza, ma soprattutto di come sia importante chiedere aiuto e farsi anche aiutare da altre persone. Perché farsi aiutare non significa essere deboli, non significa fallire, ma semplicemente amare se stessi più di ogni altra cosa:

«Farsi aiutare quando si vivono momenti bui viene spesso visto come un gesto di debolezza: io per esperienza personale posso dire che farsi aiutare è invece un gesto che richiede molta forza e coraggio. Ed è proprio da questa premessa che nasce questa canzone», ha detto Mr Rain in un’intervista. «Mi sono sentito un supereroe, come dico anche nel brano, quando in un momento di difficoltà, dato anche da un percorso cominciato alcuni anni fa, sono riuscito ad accettarmi e a volermi bene. Ho smesso di vergognarmi, di preoccuparmi nel raccontare le mie ansie», ha aggiunto.

«Ci sono ferite che non se ne vanno nemmeno col tempo, più profonde di quello che sembrano. Guariscono sopra la pelle, ma in fondo ti cambiano dentro, ho versato così tante lacrime fino ad odiare me stesso. Ma ogni volta che ho toccato il fondo, tu c’eri lo stesso».

La lettera di un parroco per Mr Rain

«Caro Mr. Rain, ogni anno mi prometto di non guardare Sanremo, ma poi sempre lo guardo, forse perché convinto che in fondo, fra tanta banalità e ideologia dominante, ci possa essere qualcosa di buono. Anche il buon De Andrè cantava che ‘dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior‘. E così, con assoluta meraviglia, già la prima sera vedo scendere dalle scale dell’Ariston 8 bellissimi bambini, di cui due con ‘un’ala soltanto’. Nel frattempo sento questo rapper che non conosco cantare: ‘Siamo angeli con un’ala soltanto e riusciremo a volare solo restando l’uno accanto all’altro’.

In quel momento qualcosa si muove dentro: sento che quella frase mi appartiene, fa parte del mio patrimonio spirituale e cerco di ricordarmi dove l’ho sentita; bastano pochi istanti perché mi ricordi del mio caro Tonino Bello e della sua “Ala di riserva”:

“Voglio ringraziarti Signore, per il dono della vita; ho letto da qualche parte che gli uomini hanno un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati. A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che tu abbia un’ala soltanto… perché io sia tuo compagno di volo. Ma non basta saper volare con Te, tu mi hai dato il compito di abbracciare anche il fratello e aiutarlo a volare…non farmi più passare indifferente vicino al fratello che è rimasto con l’ala, l’unica ala, inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine e si è ormai persuaso di non essere più degno di volare…. soprattutto per questo fratello sfortunato dammi, o Signore, un’ala di riserva”.

E così…mentre ricordo queste parole, vedo che due dei tuoi bambini, scendono le scale e si abbracciano; hanno un’ala soltanto, ma insieme possono volare. Mi commuovo…

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Caro Mattia, so che questo è il tuo vero nome, non so se conosci Tonino Bello, né se sei credente… e perché queste parole si trovano nella tua canzone, ma importa nulla. Voglio solo dirti grazie per aver portato a Sanremo una canzone coraggiosa che parla di fragilità e di fraternità. Grazie perché in una competizione dove tutti gareggiano con le loro ideologie politicamente corrette e i loro monologhi da regime, tu hai avuto il coraggio di cantare insieme all’innocenza dei bambini, l’arte di essere fragili, l’umiltà di chiedere aiuto, la bellezza della fraternità. Quanta verità e quanta speranza ritrovo in ogni parola della tua canzone. Ne ho parlato ai bambini domenica nell’omelia. Ovviamente il mondo predilige altro….

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Non importa se non hai vinto, per me e per molti ha vinto per il coraggio di aver portato sul palco dell’Ariston un grande messaggio di luce e di forza. Si…siamo “supereroi” solo se ci salviamo insieme, se insieme “ci stringiamo le mani”, se insieme “fermiamo il vento come in mezzo agli uragani”; “siamo invincibili vicini” e non da soli. Quanto è vero che “ogni cicatrice dell’altro è anche la nostra” e quanto è vero che “ci sono ferite che non se ne vanno nemmeno col tempo”.

Hai ragione: nessuno “può combattere la guerra da solo”. Le parole e la musica di quanto hai portato a Sanremo mi hanno dato una grande forza: ho ritrovato in esse la bellezza del Vangelo, “la forza nella debolezza”. Mentre sul palcoscenico del mondo si esibiscono violenza e guerre senza ragione, la tua canzone risplende come un bellissimo arcobaleno di speranza. Ciao Mattia! Mr. Rain, la pioggia in quel di Dese … dove anch’io ho abitato, continui ad ispirarti grandi sogni… Salutami il Lago…».

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