A Sanremo ci sono canzoni leggere, con un bel ritmo e una melodia orecchiabile che ti resta in testa. Ma ci sono anche delle canzoni che, oltre a essere belle e cantante con l’anima, hanno anche un grande significato, e raccontano una storia che coinvolge tante persone. È il caso di “Vivo” di Levante, che, come ha spiegato lei stessa, è il «racconto di una rinascita dopo un momento buio, che per me è stato il post parto. Oscillando tra stati d’animo costantemente opposti di gioia e scoramento, ho desiderato ritrovare un equilibrio». La depressione post-parto è un problema che coinvolge tantissime donne, ma di cui ancora oggi si parla troppo poco.
Secondi i dati condivisi sul sito del Ministero della salute, degli studi «epidemiologici condotti in nazioni e culture diverse evidenziano che la depressione post partum colpisce, con diversi livelli di gravità, dal 7 al 12% delle neomamme ed esordisce generalmente tra la 6ª e la 12ª settimana dopo la nascita del figlio, con episodi che durano tipicamente da 2 a 6 mesi. La donna si sente triste senza motivo, irritabile, facile al pianto, non all’altezza nei confronti degli impegni che la attendono». In più, il 70-80% delle donne sperimenta anche il «cosiddetto “baby blues” che consiste in una certa instabilità emotiva che colpisce la donna immediatamente dopo il parto e nei giorni ad esso successivi».
La depressione postpartum, se non riconosciuta e trattata, può interferire con la capacità di una donna di formare relazioni comportamentali ed emotive e di attaccamento con il proprio bambino, prevenendo così effetti negativi a lungo termine sullo sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo del bambino. Nonostante l’elevata frequenza di contatti con gli operatori sanitari (ostetriche, infermiere, infermiere per l’infanzia, pediatri) prima e dopo il parto, la malattia è raramente diagnosticata e curata, e per questo è tanto importante che Levante abbia deciso di parlarne proprio al Festival di Sanremo.
Alessandra Bellasio, ostetrica e divulgatrice sanitaria su unimamma.it, intervistata da Luce! ha commentato: «Approfittiamo del faro acceso da Levante affinché le mamme che stanno attraversando una depressione post partum possano riconoscersi e chiedere aiuto. È un’occasione per sensibilizzare la società e per ammettere la nocività dell’incompleta narrazione della maternità felice e perfetta, spesso descritta solo come un momento di gioia assoluta e incondizionata». Per cui, grazie, Levante.
Le parole di Levante sulla depressione post-parto
Vivo è il racconto di Levante che rinasce dopo un momento molto buio, per lei riconosciuto nel post-parto: «La luce della bellezza di aver messo al mondo una vita, la tristezza di non riconoscermi più, l’impazzimento degli ormoni e il desiderio di riappropriarmi del corpo», ha spiegato la 35enne che lo scorso anno è diventata madre di Alma Futura, avuta dal compagno, l’avvocato siciliano Pietro Palumbo e che a breve (il 13 febbraio) compirà il suo primo anno di vita.
Al centro del brano, dice Levante, «c’è l’ambizione di riprendere possesso della propria vita, in un elenco serrato di sensazioni e desideri, che raggiunge il culmine in un grido liberatorio carico di tensione vitale». «Riappropriarsi di mente e corpo, avere la sensazione di poterli ancora amare, nonostante la trasformazione repentina, e gioirne, significa potersi sentire ancora magicamente vivi. La porterò in spiaggia ma la terrò lontana dai riflettori», ha aggiunto, dicendo che la piccola è con lei a Sanremo, ma non la terrà sotto i riflettori.
Passando al testo della canzone, ci sono alcuni versi che ci fanno comprendere di come la canzone sia davvero scritta tre settimane dopo il parto: «Ero a casa, dentro la mia tristezza. Mi ricordo che ero in vestaglia e che avevo poco tempo per scrivere. Quello che dico in ‘Vivo’ è un desiderio, un elenco di desideri. Io volevo uscire dal mio buio», ha detto Levante a Vanity Fair. A Grazia dice di essersi sentita «bloccata in un ruolo speciale, quello di madre, ma non mi bastava. Volevo sentirmi utile per me stessa».
“Vivo” ha un'attitudine quasi elettronica, ma è un brano nato nella malinconia di un pianoforte scordato. La produzione è a tratti cupa e al tempo stesso esplosiva, qualcuno l’ha definita una cavalcata… ed è vero, è una corsa verso qualcosa, una corsa verso la vita.#sanremo2023
— Levante (@levantecanta) February 8, 2023
Giulia, 26 anni, laureata in Filologia Italiana con una tesi sull’italiano standard e neostandard, “paladina delle cause perse” e studentessa di Didattica dell’Italiano Lingua non materna. Presidente di ESN Perugia e volontaria di Univox. Amo scrivere, leggere, guardare serie tv e anime, i gatti e seguire le giuste polemiche.
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